Le polemiche che si stanno sviluppando in città (ma presto non se ne parlerà più e si prenderà atto dei fatti compiuti) a proposito della cosiddetta tassa di sbarco si esercitano su due temi. Il primo riguarda la fattibilità concreta della sua attuazione, con tutti i corollari dei diritti dei veneti, delle esenzioni dei lavoratori stabili o occasionali e così via; il secondo riguarda gli aspetti etici: se sia o no corretto porre dei vincoli di carattere economico all’accesso in una città.
A me sembra che i tre euro per comprare il diritto di entrare a Venezia siano semplicemente il punto di arrivo di una politica che sta trasformando la città in pura merce, per di più una merce di scarsa qualità: del valore di tre euro.
Basta pagare e cadono vincoli, propositi, dichiarazioni: avanti signori, Venezia è in vendita!
È stata venduta la possibilità di alterare la tipologia del Fondaco dei Tedeschi a cui è stato aggiunto un piano; vengono vendute quotidianamente attraverso deroghe le possibilità di aprire nuove strutture di ristorazione a scapito delle residue strutture produttive; vengono venduti i cambi di destinazione d’uso per trasformare appartamenti in strutture ricettive, o intere aree con destinazioni di Piano complesse in compound alberghieri, e così via.
Tutte le grida, con contorno di tornelli, sul controllo del turismo sono sistematicamente contraddette dalle azioni concrete.
“Non si possono più fare alberghi”, a meno di deroghe per interesse pubblico: e infatti non si sono mai licenziati tanti alberghi a Venezia e in terraferma come in questi ultimi anni.
“Bisogna riqualificare Mestre”: e infatti si realizza un quartiere di caserme, pardon, alberghi per turisti low cost e privo di qualsiasi qualità urbana alla stazione di Mestre, che porteranno due milioni di pendolari in più all’anno, mentre la città di terraferma impoverisce e degrada.
“Basta cambi di destinazione d’uso”: e infatti si trasforma l’ex orto botanico, in cui i piani in vigore prevedono residenze servizi e altro in un complesso alberghiero di lusso.
E non si fa nulla, come invece fanno altre città europee (Barcellona, Berlino, Parigi), per limitare la lebbra degli affittacamere, degli appartamenti turistici, dell’AirBnb, che stanno sistematicamente espellendo da Venezia la sua popolazione e impedendo che ne venga di nuova.
Venezia per la sua incomparabile qualità attira masse di visitatori, ma più questi visitatori aumentano più questa qualità cala. Fino a che punto?
Venezia insomma è ridotta a pura merce e come tutte le merci quando l’offerta è abbondante cala di valore.
Oggi si vende l’entrata a Venezia per tre euro; non si vende un servizio, si realizza una rendita, si vende la città come i paesi del terzo mondo vendono le proprie materie prime: la differenza è che questi paesi sono costretti a farlo, per noi si tratta di una scelta.
Quale altra strategia, se non la vendita della città, è in campo oggi per il futuro di Venezia?

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!