I segreti illuminanti di Raqqa

In un recente volume, un ex membro della resistenza siriana al regime di Assad parla dell’Isis e dei suoi rapporti complessi con i servizi segreti dei molti paesi che operano nel teatro della guerra civile siriana.
RICCARDO CRISTIANO
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Raqqa torna a parlarci dei suoi misteri, che ci riguardano in prima persona. Lo fa grazie a Maadab al Hassoun, uno dei primi comandanti della Brigata rivoluzionaria dell’esercito libero siriano, che ha pubblicato il volume “Raqqaa e la rivoluzione“. Le storie importantissime che racconta risalgono al 2013 e lui le racconta dalla Francia dov’è in esilio.

Questo libro è una miniera e andrebbe tradotto dall’arabo in una delle lingue europee perché quel che vi si legge costituisce un brogliaccio di voci, racconti e testimonianze che potrebbero aiutarci a capire quel che ancora non riusciamo a sapere: quante complicità e connivenze si sono nascoste dietro l’Isis? Questo libro non contiene certo tutto quel che c’è da sapere, ma il racconto di questo nemico dell’Isis, che lo ha combattuto, vedendolo da vicino a Raqqa, è una cava indispensabile a ricostruire, vagliare, capire.

Maadab al Hassoun racconta che durante la battaglia tra il suo esercito e l’Isis lui, alla guida di un gruppo, prese la principale prigione controllata dall’Isis, dove arrestò e interrogò l’emiro Abu Ziab. Erano i tempi della famosa battaglia dei tredici giorni, che l’Esercito libero perse, e Raqqa finì nelle mani dell’Isis. Abu Ziab aveva perso contro di lui, ma gli disse “voi non vincerete mai, stanno tutti con noi.” Russi, americani, iraniani, regime siriano, sauditi, qatarini, turchi; questo voleva dire?

L’Esercito libero siriano  aveva coscienza, probabilmente, che gli aiuti promessi arrivavano con il contagocce, se arrivavano, e così le domande di Maabad al Hassun non potevano che farsi più insistenti e il timore del prigioniero di essere giustiziato non poteva che crescere. Così sollecitò Maabad a chiedere a un suo parente cosa sapesse: “chiedi a tuo zio, Aissar, quel che lui ti dirà io lo confermerò”. Maabad andò a trovare il parente, curioso di sapere cosa potesse svelargli. Aissar era vicino ai jihadisti di al-Nusra perché amico personale dell’emiro Abu Ziab. Era stato proprio lui a trovargli in quella situazione drammatica un nuovo lavoro, negli uffici dell’Isis, affondandogli la responsabilità di quello del grano.

Quando si trovò davanti il suo parente in divisa militare Aissar capì immediatamente cosa volesse sapere e gli raccontò di quel giorno che un mercante di granaglie di Aleppo, un vecchio sensale ben noto in tutto il nord della Siria per le capacità di ungere i meccanismi giusti e aggiustare tutte le pratiche, gli andò a chiedere di poter acquistare un significativo quantitativo di grano; nella zona di Aleppo la guerra aveva ridotto la disponibilità di questo prodotto prezioso per tutti, soprattutto però per chi non ce l’ha.

Aissar predispose la pratica e inviò il suo conoscente al palazzo del governatorato, dove si erano insediati quelli dell’Isis, per far firmare il tutto dall’emiro e dal wali. Dopo un po’, prosegue il racconto, il commerciante fece ritorno da Aissar, ma era sconvolto. Gli disse che non aveva più intenzione di concludere quell’affare, ma che prima di tornarsene a casa di corsa voleva raccontargli una cosa per avere un testimone, tante volte lo avessero voluto uccidere. Si trattava di questo: quando era entrato nel palazzo del governatorato lo avevano mandato al primo piano, dall’emiro. Vedendo una porta socchiusa si era convinto che dovesse recarsi lì. E invece quella era la famosa “stanza segreta”, quella dove tutti dicevano che nessuno dovesse mai entrare. O almeno così ritenne, visto che con il cuore in gola raccontò di avervi scorto il generale dei servizi segreti dell’aeronautica militare Adib Nemar Salamah, che conosceva personalmente. Come lo aveva riconosciuto poteva anche essere stato riconosciuto.

Maabad al Hassoun rimase a dir poco sorpreso da questo racconto e il libro sembra dire che lo sia ancora. Chi non si mostrò sorpreso fu l’emiro Abu Ziab, che gli disse “altro potrò dirti, ma al momento opportuno”. Il racconto però fa capire con tantissimi dettagli il nesso vecchio di anni tra l’emiro di Raqqa, Abu Luqman, che vi ha guidato l’Isis per anni, il suo luogotenente Abdel Rahman al Faysal abu Faysal, emiro della parte orientale della città fino alla caduta del regno nero dell’Isis, e il generale Salamah.

Abu Luqman sarebbe stato tirato fuori dal penitenziario di massima sicurezza di Saydnaya nel 2012 proprio da Salamah, con il quale sarebbe stato in contatto già prima dell’arresto. Oggi, dettaglio molto interessante che sappiamo grazie a un’inchiesta di Amedeo Ricucci della Rai, Abdul Rahman al Faysal Abu Faysal, è vivo e vegeto, a Raqqa, dove vive a casa sua, con qualche breve visita al carcere gestito dai curdi da dove però esce poco dopo di esservi entrato. La protezione della sua tribù è temutissima, ma che uno dei capi dell’Isis oggi viva sereno a casa propria appare sorprendente. Non ad altri evidentemente, ma a chi scrive sì.

Ci sono tante altre storie in questo libro, come quella della ventina di giovani siriani che decisero rapidamente di impegnarsi con la rivoluzione, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012: erano tutti laureati in Russia e chiesero tutti di operare sì, ma in nessun caso nel settore civile, tutti nei gruppi armati. Tra i tanti casi citati spicca quello di Samer Mtiran, un medico divenuto rapidamente comandante della brigata Unità e Liberazione dell’esercito libero siriano. Questa brigata si coordinò con i jihadisti di al-Nusra, e quindi con l’ala di Nusra che confluì nell’Isis, quella dove operava proprio il citato Abu Faysal, amico di Abu Luqman, in rapporti con il generale Salamah. 

Le memorie di al-Hassoun, un personaggio definito degno di fede negli ambienti della resistenza civile siriana, sono corredati da fotografie, come quella del generale Nemar Salamah in un campo di addestramento, di un documento dei servizi sull’infiltrazione dei gruppi armati, ma anche di dubbi, di voci riferite come tali, come quella davvero rilevante riferitagli dal suo parente.

C’è ovviamente molto altro, come la storia dei cinquanta disertori dell’esercito siriano: mandati da Raqqa verso nord, sparirono nel nulla dopo essere giunti a un posto di blocco dell’Isis.

Ora che i giorni militari dell’Isis starebbero finendo questi e altri segreti verranno chiariti? C’è proprio da dubitarne: le storie mai raccontate che collegano tanti servizi segreti, a partire da quelli siriani, e i turbanti neri del sedicente califfato chi ha interesse che emergano? Il perché è ovvio, ma proprio per questo è difficile pensare che non sarebbe importante.

I segreti illuminanti di Raqqa ultima modifica: 2019-02-27T18:16:44+01:00 da RICCARDO CRISTIANO
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1 commento

Sarah 3 Marzo 2019 a 22:18

Quante inesattezze in questo articolo. Parlare del cosiddetto FREE SYRIAN ARMY ”dimenticandosi” di come fosse composto per la maggior parte da membri di Al -Nusra (soprattutto dal 2014 in poi) e dandogli un vestito simile a quello dei partigiani italiani dice moltissimo di come i giornalisti italiani siano mistificatori. Come poi dimenticare che i risultati della guerra in Siria dimostrano in modo indiscutibile che l’ISIS è stata sconfitta dal’esercito siriano, e
nonostante ciò si dipinge Assad come un dittatore che governa contro il popolo che invece, nella stragrande maggioranza, lo adora.

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