Esiste un luogo a Treviso, antico, amato e maltrattato. Da quasi un millennio ospita con straordinaria regolarità eventi, manifestazioni, occasioni di incontro commerciali e ludiche appena fuori la storica cinta muraria e a pochi metri dal corso del fiume Sile. Si tratta del Prato della Fiera, uno spazio di poco più di due ettari circondato di abitazioni, per lo più modeste (ma ci sono anche alcune ville), che gli fanno da cornice.
È un vuoto miracolosamente scampato a lottizzazioni, privatizzazioni e progetti urbanistici e rimasto, almeno sulla carta, un vero e proprio prato. Almeno lo era fino a qualche decennio fa, agli anni Ottanta del Novecento, quando una serie di irrazionali e non coordinati interventi lo hanno reso preda di auto alla ricerca di parcheggi gratis, deteriorandone aspetto e naturalità.
Negli anni si sono succeduti in molti, in forma singola o aggregata, per ricordare la speciale natura di questo luogo, per sottrarlo alla volgarità e restituirlo ad utilizzi consoni e rispettosi della sua natura.
E Fortuna ha voluto che rimanesse la millenaria tradizione delle fiere di San Luca ad ogni ottobre, unico elemento di continuità che ha impedito di pensare a questo luogo per altre stabili funzioni.
Però qualcosa è cambiato negli ultimi anni e più realtà si sono ritrovate per pensare assieme al nuovo destino del Prato, al suo futuro.
Questo è stato possibile anche grazie alla nascita di un’associazione, Prato in Fiera, che ha come unico obiettivo riportare il Prato ad essere un prato sul quale si possa passare del tempo, fare sport, prendere il sole, ascoltare concerti oppure organizzare l’arrivo di una maratona e, ovviamente, come già avviene, andare alle fiere. Questa associazione, partendo dall’organizzazione di una festa annuale che ha aperto il Prato alle persone e ai giochi, ha sensibilizzato l’amministrazione comunale e l’opinione pubblica sulla necessità di avviare un progetto di rigenerazione urbana su questo luogo.
Sono stati quindi organizzati eventi di vario genere: feste, cineforum, conferenze sul Prato; ha contribuito a cambiare l’opinione di migliaia di persone sulla natura e la storia millenaria del Prato, aumentando la consapevolezza sul fatto che, anche se è utilizzato come parcheggio, parcheggio non è. Nei mesi primaverili ed estivi del 2018 l’associazione ha installato al centro del Prato una struttura temporanea denominata Piccolo Circo, al cui interno sono state realizzate numerose iniziative culturali e sono stata coinvolte più di mille persone che sul Prato non avevano mai messo piede. Il Prato è diventato così un palcoscenico naturale, la sede di molteplici iniziative per utilizzi disparati ma sempre rispettosi della sua natura.
Ma anche altre realtà, magari in modo meno diretto e consapevole, stanno contribuendo alla rinascita del Prato. Faccio due esempi.
Da circa due anni esiste un’aggregazione di cittadini promossa inizialmente dall’amministrazione cittadina e ora divenuta autonoma, denominata Fare Fiera, che ha a cuore la vita del quartiere e i suoi abitanti e che ha organizzato varie visite guidate, storiche e naturalistiche, per riscoprire il valore di questo antico spazio pubblico.
Poi, negli ultimissimi tempi, si è aggiunta una novità. A pochi passi dal Prato esiste da più di cent’anni un’osteria, di coloniale memoria, il Makallè. Si trova in fronte al Sile in un posto di grande bellezza, a pochissimi metri dal Prato. Rilevata più di un decennio fa da un consorzio di cooperative ha avuto differenti gestioni e, da più di un anno, era chiusa.

Si tratta dell’unico luogo di ritrovo sul Sile e nei pressi di Treviso. Ai primi giorni di aprile (2019) riaprirà con una gestione cooperativa a cura della Cooperativa Pace e Sviluppo di Treviso, pioniere molti anni fa del commercio equo e solidale e promotrice della Fiera 4 passi, dell’economia solidale e sostenibile. La rinata osteria punterà sulle relazioni di quartiere e valorizzerà quello che le sta vicino, cominciando dal Prato. Incentiverà la mobilità dolce, invitando a raggiungere il luogo in bicicletta, fornendo i ciclisti di una piccola officina di riparazione e dando ospitalità notturna ai viaggiatori. Racconterà le storie dei cibi, storie di giustizia e legalità, genuini e buoni.
Tutto questo sarà in grande sintonia con il Prato e darà a questa zona della città ancor più prestigio e attenzione. Fiera e il suo Prato, anche per la nascita di realtà come questa acquisiscono, in modo quasi naturale, autorevolezza e attenzione. Il Prato, d’altronde, sarà trasformato nella misura in cui, come una volta, se ne riscopre il valore anche economico: una volta serviva per la fienagione, per la contrattazione del bestiame o per ospitare eventi ludici a pagamento. In futuro, ma un futuro prossimo, oltre alla libera e gratuita fruizione, ospiterà iniziative di ogni genere e sarà la piattaforma per associazioni, cooperative e imprese sociali che, del benessere e del rispetto della natura, fanno il loro obiettivo.
In altre parole, partendo da un’associazione e arrivando ad un’osteria, sembra di capire che la tutela del Prato passa dalle alleanze, dai progetti comuni, tra più realtà, ciascuna delle quali ha un piccolo merito ma senza le altre non incide. Sono le alleanze la chiave di lettura per il Prato della Fiera e, sembra un gioco di parole, le alleanze le permette il Prato, inspiegabile facilitatore di sogni e di progetti.

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