Il vero rischio dell’offensiva del generale Haftar su Tripoli è trasformare la crisi libica – finora fatta di scaramucce e tensioni varie – in una vera guerra. La differenza che c’era tra la Libia e la Siria era proprio questa: da una parte si distruggevano con armi pesanti intere città mentre milioni di persone fuggivano; dall’altra ci si divideva lo spazio tra le milizie stando ben attenti a non elevare mai l’intensità dello scontro oltre un certo limite. Così in LIbia si poteva continuare a vivere mentre in Siria diveniva sempre più impossibile.
Ora Haftar, con il presumibile appoggio saudita, porta in Nord Africa i demoni distruttori del Medio Oriente. Il rischio è di ritrovarsi in un inferno alla siriana. Ovviamente obnubilati dalla questione migratoria, gli europei – italiani in testa – si preoccupano soltanto di possibili nuove ondate di profughi, questa volta libici.
Se accade sarà difficile respingerli perché a Tripoli ci sarà vera guerra. Ma ben prima di questo dovremmo preoccuparci del fatto che, senza alcuna politica né influenza, stiamo lasciando la Libia in preda al conflitto generalizzato che provocherà moltissime vittime. Tutto sarebbe poi molto più difficile: ricostruire il paese e il tessuto unitario della nazione. Sarebbe un danno geopolitico di prima grandezza per la sicurezza e stabilità del Mediterraneo, con la partecipazione di protagonisti estranei alla storia del Mediterraneo occidentale. Questo è il motivo per cui nemmeno a Parigi sono contenti dell’iniziativa di Haftar. Ci sarebbe anche da pensare che una vera guerra crea spazi per qualcosa di più orribile, come genocidi, jihadismo ecc.
Gli errori dei vari soggetti sono sotto gli occhi di tutti: non c’è una parte da sostenere o da rigettare. C’è soprattutto un’iniziativa forte da prendere per evitare la deriva generalizzata. L’Europa sa essere unita in certi casi: si pensi alla Brexit e all’atteggiamento unitario dei 27 che non deflette nemmeno di fronte all’incerto balletto britannico. Certo le situazioni sono molto diverse, ma quell’atteggiamento dimostra che l’Ue può funzionare, se vuole. Occorre rapidamente una svolta unitaria della politica estera europea nei confronti della Libia, che riaffermi il nostro comune interesse a non vedere il paese nord-africano sprofondare nel caos e respinga ogni nociva interferenza esterna.

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