Francia, guerra all’omeopatia

L’Alta autorità francese per la salute dovrà decidere del rimborso statale dei farmaci omeopatici e della loro utilità, mentre sostenitori e detrattori dell’omeopatia s’organizzano.
MARCO MICHIELI
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I dibattiti attorno all’omeopatia suscitano da sempre aspre divisioni tra i sostenitori e i detrattori della pratica. In Francia però lo scontro che si va delineando potrebbe essere decisivo. A giugno l’Alta autorità per la salute dovrà rendere pubblico il proprio parere sul rimborso da parte del sistema sanitario nazionale dei granuli omeopatici. Per farlo dovrà decidere quali sono i benefici dell’omeopatia tali da rendere legittimo il rimborso.

La richiesta era partita qualche mese fa dal ministero della salute, guidato Agnès Buzyn, in seguito all’appello di 124 professionisti della sanità che invitavano il ministero a non rimborsare questi farmaci. La ministra aveva quindi assicurato che avrebbe avviato un dibattito sull’utilità dell’omeopatia. Da qui il ricorso all’Alta autorità che dovrà decidere dell’eterna questione.

L’Alta autorità per la salute non avrà un compito facile. Prima dovrà sentire le parti interessate e poi esaminare il dossier, preparato sulla base della letteratura scientifica e dei dati comunicati dai laboratori. Soprattutto dovrà valutare circa mille e duecento farmaci omeopatici.

Attualmente l’omeopatia è rimborsata fino al trenta per cento (era il sessantacinque per cento fino al 2004) e, a differenza di qualsiasi altro farmaco, non deve dimostrare la sua efficacia per qualificarsi per il rimborso. Questa differenza è permessa da un regime derogatorio in vigore sin dagli anni Sessanta.

Nel frattempo è partita la campagna per cercare di influenzare i decisori. Tra spot, siti web e appelli pubblici lo scontro tra i produttori di omeopatia, gli ordini professionali e le associazioni di pazienti non tralascia alcun strumento di comunicazione.

I sostenitori del rimborso dell’omeopatia sono tra i più organizzati. Hanno lanciato un sito internet con una petizione in linea, numeri di telefono per inviare sms di sostegno, volantini distribuiti in ambito medico. Il loro obiettivo è dimostrare che i francesi sostengono l’omeopatia e vogliono mantenerne il rimborso. Perché è in gioco, secondo loro, la libertà di scelta. Aggiungono poi che in caso di soppressione del rimborso vi potrebbe essere una trasferimento delle persone verso medicinali più costosi per la collettività.

Gli avversari dell’omeopatia non solo sono riusciti ad avviare la procedura ministeriale ma chiedono oggi anche qualche cosa in più. Nel paese infatti una quindicina di facoltà di medicina propone dei diplomi universitari nel settore dell’omeopatia e i critici ne chiedono la chiusura. Un qualche successo l’hanno già ottenuto con la sospensione di un diploma di omeopatia nell’università di Lille.

Le ragioni della contrarietà al rimborso sono state ben spiegate a gennaio dal Collège national des généralistes enseignants (i medici generalisti), che aveva invitato lo stato a non rimborsare i farmaci omeopatici perché i “principi stessi dell’omeopatia sono in contraddizione con le scienze fondamentali, sperimentali e cliniche moderne”.

Secondo Philippe Besset, che tutela la categoria dei medici omeopati, si tratterebbe però di una preoccupazione inesistente:

I farmaci omeopatici vengono somministrati quotidianamente, non siamo dei ciarlatani. Oggi è il solo prodotto che è completamente innocuo. Senza alcun effetto secondario.

Ma Jérémy Descoux, presidente dell’associazione FakeMed, nata dall’appello dei 124 accademici, non è d’accordo:

Non è vero che non vi è alcun rischio. Esiste un legame tra la pratica dell’omeopatia e la sfiducia nei confronti dei vaccini, in particolare del morbillo.

Il settore dell’omeopatia è importante in Francia. Anche se il peso dell’omeopatia tra i farmaci rimborsati è di 129,6 milioni di euro su un totale di 19,9 miliardi nel 2017, il settore in termini di occupazione non è irrilevante: circa tremila e duecento occupati diretti. Uno dei leader mondiali della produzione è Boiron, che ha sede a Lione e detiene un quasi-monopolio del settore.

Anche se le cifre d’affari sono molto lontane da quelle dei giganti dei prodotti farmaceutici generici francesi, Boiron ha guadagnato 618 milioni di euro nel 2017, di cui più della metà in Francia, contro i quasi 34 miliardi di euro del gigante dei generici Sanofi. Ma la presenza di Boiron nelle farmacie francesi è massiccia, assieme alle concorrenti Weleda e Lehning: in Francia la vendita dei farmaci omeopatici costituisce circa il 10 per cento di tutti i farmaci venduti nelle farmacie (contro l’0,3 per cento a livello mondiale).

Boiron sponsorizza poi anche centri di formazione omeopatica e non si comporta diversamente dalle altre aziende farmaceutiche nelle pratiche di vendita. I rappresentanti commerciali visitano gli studi medici e in particolare le ostetriche, che dal 2011 hanno la possibilità di prescrivere farmaci omeopatici.

Ma in Francia l’omeopatia è soprattutto da sempre una pratica di successo tra i medici. Dal 1965, l’anno in cui l’omeopatia è stata iscritta ufficialmente nella farmacopea francese, la sua popolarità non ha cessato di crescere. Se oggi esistono soltanto 3581 medici omeopati, di cui 510 soltanto a Parigi (nel 2018 i medici francesi erano in totale 220.000), circa 120.000 professionisti sanitari – medici e paramedici – hanno prescritto nel 2012 almeno un farmaco omeopatico. Secondo alcune ricerche, il 55 per cento delle medicine convenzionali prescritte è accompagnato da una prescrizione omeopatica.

Inoltre, secondo un sondaggio Ipsos realizzato per Le Parisien, il 77 per cento dei francesi non solo ha già assunto dell’omeopatia, ma pressoché la stessa cifra ha una buona immagine della pratica. Sempre secondo la stessa indagine il 74 per cento si dichiara contrario all’eliminazione dell’omeopatia dai farmaci rimborsati e l’83 per cento ritiene legittimo che un medico la prescriva accanto alle terapie convenzionali.

La battaglia che stanno conducendo i sostenitori dell’omeopatia è a tutti gli effetti una lotta di sopravvivenza. Se l’Alta autorità per la salute decidesse contro il rimborso statale dei farmaci omeopatici, sarebbe un duro colpo contro l’utilità dei rimedi che i sostenitori dell’omeopatia difendono. Perché il dibattito è sempre attorno all’effetto placebo che l’omeopatia genererebbe.

Ad oggi non esiste una dimostrazione che assicuri l’efficacia dell’omeopatia nei trattamenti dei pazienti. Poiché non esiste un trattamento omeopatico standard, è impossibile realizzare delle comparazione rigorose. Nella comunità scientifica, l’omeopatia non è al centro del dibattito, poiché vi è accordo sul fatto che si tratti soltanto di un effetto placebo. Proprio nel 2015, il National Health and Medical Research Council of Australia era giunto a delle conclusioni dell’inefficacia dell’omeopatia. L’istituzione australiana suggeriva quindi cautela ai pazienti con malattie croniche e serie e invitava a rivolgersi sempre prima ai propri medici. In particolare si suggeriva che l’omeopatia potesse causare enormi danni se avesse sostituito i trattamenti necessari per curare patologie gravi (dal cancro all’Hiv).

Sulla scia dell’Australia, nell’anno successivo gli Stati Uniti obbligavano i produttori di medicinali omeopatici a scrivere sui loro prodotti che non si trattava di medicinali efficaci. E nel 2017, il National Health Service britannico annunciava la fine del rimborso statale per i medicinali omeopatici. Da un punto di vista scientifico, il dibattito è chiuso da tempo, come ha ricordato The European Academy of Sciences, l’organismo che raggruppa le università europee: 

Le rivendicazioni scientifiche dell’omeopatia sono incompatibili con i concetti definiti dalla chimica e dalla fisica.

La Francia vive però un paradosso. L’omeopatia è disponibile e molto spesso consigliata in ogni farmacia, anche la più piccola, e rimborsata dal sistema sanitario. Tuttavia da un punto di vista “istituzionale” la situazione dei medici omeopati è precaria, poiché non godono di uno status preciso negli ospedali o nelle scuole di medicina. I medici che apprendono l’omeopatia lo fanno privatamente. Ma la formazione è aperta soltanto al mondo medico e paramedico. Quindi l’identikit dell’omeopata tipo è quello del medico generalista che ha conseguito un titolo di omeopata in uno dei molti centri di formazione (sono previsti da uno a tre anni di formazione).

Inoltre, anche se sono considerati inefficaci, i farmaci omeopatici devono ottenere il consenso dell’Agenzia nazionale per la sicurezza dei farmaci. E per ottenere quest’approvazione non necessitano di tutti gli studi necessari agli altri farmaci: in sostanza devono essere verificati dallo stato, non devono dimostrare di essere efficaci e possono essere rimborsati. E i medici stessi che praticano l’omeopatia hanno un obbligo di informazione nei confronti dell’ordine professionale di esercitare anche questa pratica (che non è considerata una specializzazione).

Un’ambiguità da parte dello Stato che forse l’Alta autorità saprà dissipare.

E perché tutto questo successo dell’omeopatia in Francia? Difficile da capire ma sono state formulate alcune ipotesi. La prima riguarda gli antibiotici.

Da anni l’omeopatia è vista e utilizzata come una contromisura rispetto all’uso degli antibiotici. Un uso, che è bene ricordarlo, ha il sapore dell’emergenza nazionale in Francia. Da tempo infatti il consumo di antibiotici è particolarmente elevato: i medici francesi prescrivono il doppio degli antibiotici prescritti dai medici tedeschi o inglesi. Il consumo francese totale è superiore del trenta per cento della media europea e superiore al consumo stesso di antibiotici da parte degli americani. E il ministero della salute ricorda che tra il trenta e il cinquanta per cento dei trattamenti antibiotici prescritti sono inutili perché inadatti alle patologie diagnosticate.

Secondo alcuni esperti, le campagne per un uso accorto degli antibiotici hanno probabilmente spinto molte più persone a rivolgersi all’omeopatia. I numeri però degli antibiotici prescritti non diminuiscono, quindi forse non è la ragione principale.

Se tralasciamo le ragioni culturali e filosofiche, l’altra ipotesi è che i pazienti francesi abbiano bisogno di un rapporto diverso col medico e una maggiore personalizzazione delle cure. E visto che per il medico omeopata un malato non è soltanto la sua malattia ma tutto un insieme di aspetti psicologici, fisiologici e identitari legati alle sue origini familiari e sociali, può darsi che qualcuno trovi maggiore supporto e sostegno nelle cure di un medico omeopata piuttosto che nel medico generalista tradizionale.

Francia, guerra all’omeopatia ultima modifica: 2019-04-13T12:23:28+02:00 da MARCO MICHIELI
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