In Italia ormai il sentimento dominante è l’odio, condito di rabbia e frustrazione come fossero olio e aceto per l’insalata. Brucia Notre-Dame e i social si riempiono di commenti di una banalità sconcertante in cui dobbiamo leggere che in fondo sono bruciate solo un mucchio di pietre, e che in altre parti del mondo si lanciano bombe, o arrivano terremoti. E giù con imprecazioni odiose contro chi ha “osato” rammaricarsi più di tanto per una chiesa distrutta. Come se questo implicitamente rendesse giustificabile una guerra o togliesse rilievo a una calamità naturale.
È disarmante e deprimente constatare attraverso queste reazioni popolari sul web il livello di bassezza e superficialità nel quale siamo sprofondati. Il non riuscire a riconoscere il valore simbolico di certi luoghi oltre che la bellezza estetica al di là di quelle che possono essere state delle ricostruzioni o sovrapposizioni nei secoli è molto triste.
Notre-Dame sta a Parigi, come il Big Ben a Londra, o il Duomo a Milano, e si può andare avanti con centinaia di luoghi al mondo. Il più delle volte non è tanto il valore intrinseco del bene a renderlo unico, quanto il simbolo e la storia che lo stesso rappresenta.
I fatti sono questi, ma siccome l’odio e la rabbia devono immediatamente trovare il loro nutrimento in un nuovo bersaglio, ecco che per la fortuna degli “odiatori” di professione arriva in Italia Greta. La campagna diffamatoria e denigratoria verso la ragazzina è già partita e sicuramente li terrà occupati per un po’ di giorni.
Attendiamo con ansia il terzo bersaglio del mese di aprile!