I quarant’anni della “Radio Radicale” americana

C-Span è la compagnia privata che trasmette ininterrottamente le dirette sui principali avvenimenti politici degli Stati Uniti. Una storia americana di successo che cozza con la triste vicenda di Radio Radicale.
MARCO MICHIELI
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Quando il 20 maggio scadrà la prima rata della convenzione di Radio Radicale, una data che potrebbe segnare la fine dell’emittente radiofonica, negli Stati Uniti Brian Lamb lascerà definitivamente la presidenza di C-Span, la televisione via cavo privata da lui fondata che da quarant’anni trasmette ininterrottamente e senza moderatore le sedute del Congresso e i maggiori avvenimenti di governo.

Destini diversi per due modelli simili d’informazione di interesse pubblico. Due storie differenti che raccontano anche dei rispettivi paesi di provenienza. Radio Radicale è la radio di un partito politico che ha sfidato il monopolio della Rai e ha poi saputo affermarsi come una delle migliori fonti di informazione giornalistica diretta, fino ad ottenere con la legge 230 del 1990 il riconoscimento di “impresa radiofonica che svolge attività di informazione di interesse generale”. È una radio che è sopravvissuta nel tempo, e con molte difficoltà, grazie al finanziamento pubblico.

Brian Lamb (al centro), con Rob Kennedy e Susan Swain, co-CEO di C-Span

La storia di C-Span invece è una tipica storia americana. È la storia di un’idea e di un’impresa che, seppure con difficoltà iniziali, ha saputo trovare un modello di business remunerativo. Grazie a Lamb per la prima volta nella loro storia i cittadini americani potevano vedere i loro rappresentanti discutere, votare, litigare e talvolta addormentarsi mentre affrontavano le più svariate questioni. Il tutto tramite a una semplice telecamera puntata sulle aule del potere ventiquattro ore su ventiquattro.

Lamb creò C-Span nel 1979 con l’obiettivo di trasmettere in televisione le attività di governo dall’inizio alla fine (“gavel-to-gavel”) e rendere accessibili ai cittadini i dibattiti e i processi di policy-making che li interessavano. Con qualche esperienza politica alle spalle in campo repubblicano, Lamb era fondamentalmente scontento della mancanza di trasparenza del Pentagono durante gli anni della guerra del Vietnam: era convinto che maggiore trasparenza e maggiore informazione fossero fondamentali per la democrazia americana.

La grande idea di Lamb fu però quella di individuare una modalità di finanziamento del tutto particolare. E questa è una differenza non da poco rispetto al modello italiano e profondamente radicato nel contesto statunitense. Conscio infatti che una rete di questo tipo sarebbe stata evitata dalla pubblicità, alla ricerca di programmi con più ascoltatori, Lamb fece affidamento sulle emittenti private via cavo e i sottoscrittori del loro abbonamento. In sostanza le emittenti private via cavo – che compongono anche il consiglio di amministrazione di C-Span e vi esercitano un controllo generale sul bilancio – si autotassano di 6 centesimi per abbonato.

Da allora C-Span continua ad ampliare la propria copertura degli eventi governativi, dando spazio anche a quelli statali: attualmente versioni locali di C-Span coprono anche le attività statali a tutti i livelli in ventitré stati e nel Distretto di Columbia. E con ogni mezzo possibile, grazie all’acquisto di una radio che trasmetteva progressive rock e poi jazz e trasformata nel braccio radiofonico di C-Span. E poi Internet (con la pubblicazione del loro archivio storico video e audio), Facebook, Twitter e da ultimo Instagram.

Una storia di successo che però non nasconde le difficoltà che C-Span ha affrontato nel tempo. Non finanziarie ma di accesso alle aule del potere. Lamb e i suoi non smisero mai di “pungolare” la politica e richiedere sempre maggior spazio. Se inizialmente quindi l’emittente poteva seguire soltanto la sessioni della Camera dei Rappresentanti (il primo intervento trasmesso fu quello del giovane deputato del Tennessee Al Gore), nel 1986 C-Span riuscì a ottenere anche la trasmissione delle sedute del Senato, fino ad allora restio a concedere l’autorizzazione nel timore che la presenza della televisione avesse un effetto negativo sui senatori e sul processo legislativo. E poi nel tempo si sono aggiunti gli hearings delle commissioni, le convention di partito e tutti gli eventi pubblici d’interesse.

La prima seduta della Camera dei Rappresentanti ripresa da C-Span e l’intervento dell’allora deputato del Tennessee Al Gore

C-Span ha una vera e propria storia di richieste ai funzionari governativi per un maggiore accesso. In particolare con la Corte Suprema degli Stati Uniti. Una querelle quella tra C-Span e Corte Suprema che è iniziata nel 1988 quando, con una lettera pubblica all’allora Chief Justice William Rehnquist (repubblicano), C-Span chiese per la prima volta di coprire le circa settantacinque ore all’anno dell’esposizione degli argomenti orali dei giudici. Richiesta che da allora viene reiterata e rifiutata regolarmente da tutti i presidenti della Corte suprema che si sono succeduti. Nonostante C-Span copra già oggi l’esposizione degli argomenti orali nelle corti federali e nelle corti supreme statali.

Battaglie però che hanno consentito a C-Span di raggiungere oltre 95 milioni di case negli Stati Uniti. Inoltre, secondo una ricerca di Hart Research (2013), sono 47 milioni gli adulti che guardano settimanalmente C-Span, ovvero il 24 per cento delle persone con accesso alla televisione via cavo.

Una ricerca più recente di Ipsos Audience (2017) sostiene invece che circa 70 milioni di adulti, ovvero il 36 per cento degli adulti che hanno accesso alla televisione via cavo, guardano C-Span nell’arco di sei mesi: di questi settanta milioni il 28 per cento si identificava come liberale, il 27 per cento conservatore e il 36 per cento moderato.

Un successo riconosciuto anche dalla classe politica americana che per l’anniversario dei quarant’anni della fondazione di C-Span ha in maniera corale lodato l’azione dell’emittente televisiva.

Anche se qualche critica c’è al servizio. Secondo David Graham, The Atlantic, C-Span ha complicato la vita a molti legislatori che, magari non telegenici ma competenti, non riescono a gestire questa sovraesposizione mediatica. Con il rischio di aiutare a selezionare una classe politica più abituata alla comunicazione ma meno preparata.

Secondo alcuni ricercatori, invece, C-Span avrebbe modificato anche il funzionamento stesso delle procedure del Congresso. Mixon, Hobson e Upadhyaya hanno rilevato che, nell’arco temporale compreso tra la fondazione di C-Span e il 1996, la presenza dell’emittente televisiva avrebbe aumentato la durata delle sessioni della Camera tra le 88 e le 250 ore e quelle del Senato tra le 252 e le 431 ore. Il danno da un punto di vista dei costi per i contribuenti sarebbero notevoli: tra i 16 e i 392 milioni di dollari in più per sessione del Congresso. Un allungamento dei tempi che secondo gli autori dipenderebbe dalla necessità dei deputati e dei senatori di usufruire di forme di pubblicità a basso costo che la presenza di C-Span offre.

Il sit-in dei Democratici nell’aula della Camera durante la discussione sulla legislazione sulle armi da fuoco

Al di là delle corrette osservazioni dei critici, C-Span continua a svolgere tuttavia una funzione civica rilevante e ormai irrinunciabile. Per la classe politica, per i giornalisti di altre testate e per i cittadini interessati alla politica. Lamb era solito dire che la funzione di C-Span era quella di essere “contro l’accentramento del potere”, perché

Più di ogni altra cosa, in questa società dobbiamo offrire alle persone l’opportunità di dirci che cosa pensano senza essere etichettate come ottuse, stupide o disinformate.

Spetta poi ai cittadini decidere che cosa fare con le informazioni ricevute perché le opportunità offerte sono enormi:

La tecnologia sta portando via il potere ai pochi. Ci saranno molte più possibilità di scelta, e le persone che fanno cose serie sopravviveranno. Ci saranno però molte più voci, e questo è molto importante.

Ma forse questa è davvero solo un’altra favola americana. E la triste vicenda di Radio Radicale ce lo ricorda ancora una volta.

I quarant’anni della “Radio Radicale” americana ultima modifica: 2019-05-03T11:33:30+02:00 da MARCO MICHIELI
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