ANC verso la vittoria. Ma non è più il partito di Mandela

Si vota in Sud Africa e il risultato è scontato. Vincerà la forza politica forgiatasi nella lotta all’apartheid, ma dei valori d’allora non c’è più traccia. Invece di cambiare modello di sviluppo ha creato una piccola classe di neri ricchi (come i bianchi) e lasciato la maggioranza nera nella situazione di prima.
MARIO GIRO
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Oggi si vota in Sud Africa e il risultato è scontato. Vincerà l’ANC, African National Congress, il congresso nazionale africano, il partito storico di Mandela e della lotta contro l’apartheid. Ma non tutto resta come prima. Dopo dieci anni di presidenza Zuma, il grande partito è al suo punto più basso: scandali a ripetizione e corruzione dilagante nella sua classe dirigente hanno fatto disamorare i sudafricani. Quasi dieci milioni aventi diritto non sono andati a iscriversi per votare: segno che l’astensione effettiva sarà alta e che regna la delusione.

Il Sud Africa è diventato in questi anni un paese di crescenti diseguaglianze: prima erano tra bianchi e neri; oggi tra bianchi e neri ricchi e la maggioranza dei neri, rimasta povera. Le promesse di una nuova era di giustizia e prosperità che l’ANC aveva incarnato, sono andate deluse anche se il rand – la moneta sudafricana – così come la finanza vanno bene grazie agli investimenti delle multinazionali.

Cyril Ramaphosa visita una fabbrica

Circa la metà dei sudafricani neri è sotto la soglia di povertà, mentre lo è meno dell’uno per cento dei bianchi. La nascita di un partito estremista condotto dall’ex quadro ANC Julius Malema, l’EFF (i combattenti della libertà economica), è dovuto proprio a questo: se l’ANC non è riuscita, l’unica soluzione che rimane è strappare ai bianchi sudafricani le ricchezze che ancora posseggono.

Sarebbe una politica alla Mugabe in salsa sudafricana. Ma la realtà è che l’ANC ha fallito: invece di cambiare modello di sviluppo ha creato una piccola classe di neri ricchi (come i bianchi) e lasciato la maggioranza nera nella situazione di prima.

Il nuovo presidente Cyril Ramaphosa è uno di questi: il black business l’ha favorito. Ma ne è cosciente: nei suoi comizi parla di “errori commessi” e di lotta alla corruzione dentro il partito. Non sarà facile perché in questi dieci anni si sono radicati potentati locali nelle varie regioni, collettori clientelari di voti ANC in cambio di favori economici.

Cyril Ramaphosa con Mbalula Fikile, stratega della sua campagna elettorale

Ci crederanno ancora i militanti storici? Intanto la Democratic Alliance (DA), il partito di opposizione (una volta dei bianchi), ha cambiato pelle: ora è diretta da un nero (Mmusi Maimane) e ha un programma aperto a tutto il Sud Africa. La scommessa di queste elezioni si riassume in questo: riuscirà la DA a uscire dal suo feudo di Cape Town e contendere all’ANC la regione più ricca del paese, il Gauteng dove c’è Johannesburg? L’ANC avrà bisogno – almeno in alcune regioni – di cercarsi un alleato? Gli esperti in cose sudafricane l’avevano predetto subito dopo le dimissioni, e ancor più dopo la morte, di Mandela: l’ANC si spaccherà in tre parti. Per ora si è creata la scissione radicale con l’EFF. Vedremo se la crisi interna porterà ad altre fratture che potrebbero col tempo favorire l’opposizione. 

ANC verso la vittoria. Ma non è più il partito di Mandela ultima modifica: 2019-05-08T15:36:16+02:00 da MARIO GIRO
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