
Se piove è meglio. È la scusa ideale per non muoversi dal divano e proseguire la lettura, perché l’ultimo romanzo di Andrea Molesini, Dove un’ombra sconsolata mi cerca, scivola pagina dopo pagina senza permetterci di voler interrompere e neppure che si arrivi alla fine del libro. Una contraddizione che ha un suo perché, comprensibile appena s’inizia la lettura: è un po’ noir, un po’ romanzo di formazione, un po’ lirico e un po’ romantico. È buio come la notte veneziana, con i lampioni che accennano appena un contrasto lungo la calle; è ingenuo come il pensiero di un bimbo che si affaccia alla vita del grande e s’aggrappa a tutto il bello che riesce a trovare; è intenso come le emozioni che sprigiona qualsiasi passione appena nata; è aspro al punto giusto per farti capire che pur nelle differenze siamo tutti uno solo; è profondo come la ferita che provoca la guerra quando non t’uccide.
Che poi è lei, la ferita, che ti porti dentro per sempre, la protagonista del romanzo di Molesini.
Quando pensi di avere tutto alle spalle, quando gli anni sono passati e le rime del bel scrivere hanno arrotondato gli spigoli, quando la morte ha smosso le tende delle finestre di casa e ha fatto entrare l’aria della malinconia e di ricordi tristemente dolci, è allora che riesci a mettere insieme tutti i pezzi e rivedere il film del tuo passato con altri occhi. Piangi lo stesso, soffri comunque, scopri che la ferita non si è rimarginata e mai lo sarà, ma trovi anche un abbraccio che pensavi di aver perso per sempre, una voce che ti dice parole altre e il tuo puzzle di memoria soggettiva si fa completo, e ti fa completo, per davvero.

Tutto questo, e molto altro, Andrea Molesini lo racconta magistralmente, con un’accuratezza in ogni termine utilizzato, una ricerca del fluire della frase – quasi a volere seguire la corrente della laguna – una costruzione della storia che ti fa chiedere: “…e poi?”, per dirti subito dopo: “aspetta aspetta, se no finisce subito”…
E allora, torni indietro un momento, rileggi un passaggio, sottolinei quella frase che non vuoi dimenticare, e prosegui nuovamente, ogni capitolo un salto nel buio della guerra, che non puoi prevedere quanto profondo è.
Ecco allora, qualche brevissimo stralcio dal libro per entrare nel mondo fantasticamente reale della memoria, ognuno la sua:
“Ti possono abbattere ma non farti mai spiumare come un pollo”: parole di Sussurro, una tosta, una che ha fatto la partigiana con la testa e anche col cuore.
(…) Ma allora, disse una sera, mentre il sole spariva nell’acqua – tutto è più grande di così, la luce sulle foglie, gli uccelli delle barene, la barca che scivola senza fare rumore, tutte le stelle sopra la testa e questo vento che ci raffredda la pelle, anche tu e io, tutto quanto è piccolo e grande insieme, tutto.
Lo dice Scola, amico di banco di Guido, il narratore. Scola è diventato grande da piccolo e la vita se la gioca in fretta quasi intuisse che il tempo gli scorre tra le mani va troppo veloce per conservarlo tutto.
(…) Acqua e vino. Il vino da solo mi dà alla testa.
Si beve per quello. Se la tua testa sai dov’è chissà poi che ti dice”. E’ la risposta della mamma di Scola, donna ignorante quanto acuta.
(…) Venezia è un impasto d’acqua di pietra di luce e di silenzi, ma non dimenticare, diceva mia madre, che c’è un quinto elemento, il mastice che lega fra loro i primi quattro; La ciacòla. La chiacchiera è quel dire senza scopo che a nostra insaputa, di tanto in tanto, ci regala briciole di saggezza.
È uno dei tanti omaggi di Molesini a Venezia attraverso il ricordo di Guido bambino.
(…) Andai a letto felice. Anche se avevo il dubbio che quella rivelazione il comandante l’avesse fatta solo per farmi contento. Perché forse, è questa la semplice cosa che tutti chiediamo alla vita: sentirci importanti, degni di lei.
(…) E quella luce tutto giustificava, anche l’assenza della mamma. Però poi c’era quella smisurata sacca di silenzio che abitava dentro di me e che di quando in quando cacciava tutto il resto, persino la voglia di leggere, per pretendere ascolto.
Solo Guido grande sa che cosa pensava Guido piccolo, e in età adulta riesce ad unire i pezzetti della memoria e dar loro voce.
“Non dimenticare mai Guido”, all’improvviso la voce della donna che aveva governato la palude in tempo di guerra si era fatta chiara, persino un poco squillante,
non dimenticare, ripeté, che un uomo è un uomo solo se riesce a tessere il tempo che gli è dato: una rete per trattenere la chincaglieria degli incontri di cui è fatta la trama dei giorni. Un gufo un albero una casa una ragazza una promessa un coltello, c’è sempre qualcosa che brilla, improvvisa, nel buio rischiarato dalla luna.
Grazie a Dove un’ombra sconsolata mi cerca, quel brillio lo s’incontra ad ogni pagina.

Andrea Molesini
Dove un’ombra sconsolata mi cerca
Sellerio, 15 euro

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