Si delinea un nuovo bipolarismo

Elezioni interessanti, anche dal punto di vista interno. Con alcune indicazioni di grande rilevanza. Addio al bipolarismo che si vagheggiava un anno fa, tra Lega da un lato e M5S dall’altro. Se ne delinea uno nuovo, Lega da un lato e Pd e suoi alleati dall’altro, ed è una cosa positiva.
ADRIANA VIGNERI
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Elezioni interessanti, anche dal punto di vista interno. Con alcune indicazioni di grande rilevanza. Prima di tutto, non ci sono più destra e sinistra? Ma quando mai! Quella che si è affermata oggi è una destra destra, nella massima chiarezza dei suoi “valori” – dio, patria, famiglia. Il centro destra è finito: se anche un domani si alleassero, non ne uscirebbe un governo di centrodestra, con quel tanto di moderatismo che il centro tradizionalmente è in grado di conferire. 

In secondo luogo il Movimento cinque stelle, né di destra né di sinistra, non ha retto alla prova del governo, e questo si sapeva già. Ora si conosce anche l’andamento della frana. Ma quali sono le ragioni del crollo dei cinque stelle? Un anno fa il Movimento cinque stelle, forte di più del trenta per cento dei voti, ha consentito ad una forza estremista e minoritaria come la Lega di Salvini di andare al governo con il 17 per cento dei voti. Ora le parti sono esattamente invertite. Si spiega come è stato detto con la lunga esperienza di Salvini? O non si spiega piuttosto con i caratteri del movimento di Di Maio?

È l’occasione per chiarirci ulteriormente le idee sulla forza politica che abbiamo di fronte. Mostra di non capire chi continua a sostenere che il Movimento cinque stelle “è di sinistra”; oppure che “è di destra”, che “non c’è alcuna differenza con la lega di Salvini”. Le posizioni che il movimento assume come proprie nascono da qualche cosa di simile ad indagini di mercato. Di che cosa è scontenta la gente? Di chi è la colpa? Dei precedenti governi e in particolare dal precedente, quaIche volta dell’Europa. I temi emersi con questo metodo possono anche essere quelli propri di campagne politiche di sinistra. Ma ciò non significa che il movimento viva se stesso come portatore di una cultura e di soluzioni di sinistra. È una domanda che non si pone. Così come non si cura di avere un programma complessivo capace di intercettare l’elettore medio, piuttosto di estremizzare le soluzioni a singoli temi per catturare i singoli gruppi.

Un movimento (ormai un partito) che ha raccolto i suoi voti sulla base della bussola dei dati che arrivavano dal web, moltiplicando segnali, anche contraddittori, per catturare i gruppi più disparati, appunto né destra né sinistra o po’ di questo e un po’ di quello. 

Un movimento di questo tipo può accumulare molte adesioni, ma poi ha difficoltà a conservarle, sia perché le risposte sono più difficili di quel che pareva, sia e soprattutto perché l’eterogeneità della platea raccolta richiederebbe risposte frazionate per ciascuna categoria e ciascun orientamento.

La tattica di Luigi Di Maio usata nell’ultimo mese di campagna elettorale – con lo spostamento a sinistra che non ha dato frutti – è una dimostrazione di questa difficoltà. Non è sua la colpa, di meglio non avrebbe potuto fare.

Il patrimonio che ancora esiste richiede di essere ripensato e molto probabilmente ricollocato, ma è un problema di chi in quel movimento comanda.

La conclusione che possiamo trarre noi è che ha ragione Zingaretti: si sta delineando un nuovo bipolarismo, Lega da un lato e Partito democratico e suoi alleati dall’altro, ed è una cosa positiva. Possiamo dare serenamente l’addio al bipolarismo che si vagheggiava un anno fa, tra Lega da un lato e Movimento cinque stelle dall’altro.

Il Partito democratico ha avuto un buon risultato nonostante che il suo percorso di ricostruzione sia ancora a metà del guado. È stata fatta l’opera di riunificazione, non ancora quella di delinearne con forza e chiarezza la linea politica; basti pensare all’afonia sull’immigrazione, tema sul quale Salvini ha costruito il primo partito italiano e forse europeo. 

La sinistra è ancora lontana dall’essersi ricostruita, nonostante il meritorio lavoro di Zingaretti, che ne è ben consapevole, ha parlato infatti di rifondare, rifondazione.

La sinistra o è riformista o non è (si veda il risultato dell’uno per cento conseguito da La Sinistra). A scanso di equivoci, meglio chiamarla centrosinistra. Ma soltanto perché non è credibile la simmetria: destra destra da un lato, sinistra sinistra dall’altro. Bipolarismo significa che un centro non stabilmente alleato alla sinistra non avrebbe spazio. Ma c’è ampio spazio politico per questo lavoro, e il risultato conseguito in una situazione ancora di passaggio fa bene sperare per il futuro.

Salvini ha detto che non chiederà nulla in più, neppure un sottosegretario (a condizione di comandare lui). Fa il signore, ma sono i Cinque stelle nei guai.

Si delinea un nuovo bipolarismo ultima modifica: 2019-05-27T18:01:06+02:00 da ADRIANA VIGNERI
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