Le analisi sul voto si buttano e sui social ognuno ha pronte le sue argomentazioni per giustificare vittorie e sconfitte. Sappiamo tutti ormai, dopo oltre un anno di ininterrotta campagna elettorale, che l’argomento, già risultato vincente alle politiche del marzo 2018, è e resta sempre lo stesso: l’immigrazione vista come il male assoluto e potenziale rischio per l’estinzione della razza italica. Sulla “debolezza” di noi italiani e sulla facilità di colpire la nostra “pancia” piuttosto che il nostro intelletto ci sarebbero fiumi di inchiostro da versare, ma chapeau a chi l’ha capito e per primo ha deciso di cavalcare l’onda.
Devo dire però che, pur se tutte le argomentazioni dirette alla “pancia” restano inaccettabili per chi abbia minimamente vivo il senso della democrazia, dei diritti e delle libertà individuali, una è inspiegabile e soprattutto inconcepibile che possa essere ritenuta veritiera da un individuo di media intelligenza, cultura e analisi critica: quella secondo cui gli immigrati tolgono lavoro agli italiani.
Eppure moltissimi post sui social in queste ventiquattr’ore dal voto inneggiano a chi ci salverà da questa minaccia di povertà e disoccupazione. E allora non si può che pensare che tutti questi elettori prima, e leoni da tastiera dopo, cerchino disperatamente di prostituirsi sulla Magliana, di lavare i vetri al primo semaforo disponibile, di raccogliere pomodori sotto il sole di Pachino e Castelvolturno, di spacciare droga al soldo di qualche organizzazione criminale e, per i più fortunati, di provare il brivido della badante-schiava, sette giorni su sette in qualche quartiere bene di una grande città con libera uscita il giovedì sera.