Stop alle grandi navi. A partire da oggi. Ma non in laguna. Non a Venezia. A Cuba. E sì, nelle giornate delle foto in prima pagina, in tutto il mondo, dell’americana MSC Opera che sperona un battello fluviale, finendo la sua corsa inerziale sulla banchina della Marittima, la Casa Bianca annuncia che non saranno più consentiti viaggi croceristi. Quelli diretti a Cuba.
Ci si potrebbe fermare alla registrazione della contemporaneità delle due notizie, se non ci fosse un’evidente morale che le accomuna. La politica.
La politica interviene, improvvisamente e velocemente, per bloccare un’attività turistica importante per i cubani, che ha anche un significato di grande rilievo nella linea di apertura al mondo – e innanzitutto ai vicini Usa – perseguita efficacemente negli ultimi anni da Raúl Castro e ora da Bruno Rodríguez, in collaborazione con Barack Obama. Non se ne vede ragione perché sia cancellata, non c’è neppure un pretesto perché da oggi in poi gruppi di turisti americani non possano più arrivare all’Avana, come hanno deciso il consigliere John Bolton e il segretario al tesoro Steve Mnuchin.
La politica, nel caso di Venezia, avrebbe mille ragioni per intervenire e por fine alla roulette russa quotidiana di giganti del mare – 594 nel 2018 – che entrano in laguna e passano nel cuore della città storica. Non sappiamo ancora che succederà d’ora in poi, ma non ci sarebbe di che sorprendersi se per mesi ancora, anni ancora, vedremo altre grandi navi farci sussultare al loro passaggio di fronte a San Marco e lungo il canale della Giudecca.
La velocità di Trump, la sua decisione – una vera e proprio carognata – sarebbe stata invece perfetta per Venezia, fosse stato lui a palazzo Chigi e non l’ineffabile Conte. Da oggi niente più grandi navi. I suoi emuli nostrani, almeno in questo, potrebbero seguirlo.

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1 commento
I cubani pagano in termini economici l’inaspirmento di sanzioni di cui questo dei viaggi per nave è solo l’ultimo episodio. Ma se il modello economico su cui l’isola vuol progredire è quello delle Navi Grandi per la cui proibizione il ministro degli esteri Bruno Rodríguez strilla su twitter, non c’è dubbio che quanto prima si accorgeranno di aver perso sì denari vedendo le loro difficoltà aumentare di pari passo con la recente sparizione di tanti prodotti di prima necessità dalle rivendite. Ma si saranno salvati da un modello economico catastrofico che in buona parte del mondo è sempre più rifiutato, almeno in quei paesi i cui governanti hanno a cuore i veri interessi delle loro popolazioni. Ciò detto, e visto che pare anche si stia convertendo a una insperabile sensibilità ambientale, trovo quanto mai urgente invitare Trump a Venezia. Non sia mai che ci risolva con un cinguettio un problema che, al di là delle promesse, ci assillerà ancora per tantissimi anni. C’è qualcuno che vuole scommettere cone me?