Patrizia Valduga, “quartine” per una vita da decifrare

La poetessa di Castelfranco Veneto torna in libreria con un nuovo volumetto abbandonando l’esacerbato erotismo delle sue ultime “scandalose” raccolte per indugiare e ragionare sugli enigmi di una vita irrisolta, sui rebus e sui perché di una quotidianità ostile e volgare.
MARIO GAZZERI
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La nostalgia e il suo contrario, le sue montagne e Milano. Natura e morte. Il mondo attraverso il filtro del dolore ancora vivo, acuto e lacerante per la perdita del suo uomo, compagno, amico di una vita. La poetessa Patrizia Valduga torna in libreria con un nuovo volumetto di quartine (“Belluno. Andantino e grande fuga”, Einaudi) abbandonando l’esacerbato erotismo delle sue ultime “scandalose” raccolte per indugiare e ragionare sugli enigmi di una vita irrisolta, sui rebus e sui perché di una quotidianità ostile e volgare.

Sono come sono:
sono sempre la stessa;
per essere me stessa
divento come sono

Versi che lasciano intendere come Valduga sembri aver rinunciato a reinventarsi, o a perdersi in un itinerario poetico già percorso, dopo la scomparsa di Giovanni Raboni, critico illustre, che per ventitré anni condivise con la poetessa di Castelfranco Veneto la sua esistenza. Giunta a sessantasei anni, l’altra Patrizia della poesia italiana (la prima essendo senz’ombra di dubbio Patrizia Cavalli) ormai milanese d’elezione, torna al suo Veneto, alle serene Dolomiti bellunesi mute ed immote alle quali sembra voler confidare il suo segreto dolore,

Tra poco vado via, torno a Milano,
Montagne mie, montagne mie, addio!
Ma lo sapete che non è lontano
che là non si consola il pianto mio.

e ancora,

Che bella notte! È più chiara del giorno…
del giorno sullo Schiara che si screzia…
come un giorno più grande intorno al giorno…
La porterò con me a Porta Venezia.

Quartine come silenziose invocazioni, un lessico musicale che si esalta nel fraseggio breve dei quattro versi, una brevità di lapidaria, attutita emotività. Patrizia Valduga si conferma poetessa di sublime incanto proponendo i suoi dolenti versi come in una confessione, elemento invisibile ma determinante nella struttura di ogni poesia. E la quartina, poi, è un componimento che trova proprio nella sua brevità la luce della poesia, come un lampo che illumina per un solo attimo una verità altrimenti nascosta

Di fuori è così chiaro,
di dentro è tutto scuro…
Così senza riparo…
Le porte… il muro… il muro…

Valduga, che negli anni ha affinato il suo poetare anche grazie alla parallela, certosina attività di traduttrice, disse una volta di sé: “Sono una poetessa in pensione o, meglio, un’ex poetessa che non ha più niente da scrivere perché non ha più niente da vivere…”. Ma, ovviamente, non è così. La declinazione del desiderio, del sesso duro, quasi feroce, rifugio e culla di fusioni e totalizzanti conoscenze carnali, quel fuoco che le faceva scrivere

Lui tace in un empio silenzio a farne fornace… poi apri, mi intima, apri… più dentro già; si spinge col suo tal colpo segreto. Umidore pare bacio di calore… su ammucchiarsi d’umano alto m’accappia

oppure,

terra alla terra, vieni su di me
voglio il tuo vomere nella mia terra
fiorire ancora traboccando e
offrire il fiore a te, mio cielo in terra

Quel fuoco, si diceva, s’è ormai estinto lasciando posto alla riflessione su “quel che resta del giorno”. 

Poetessa prolifica, quasi senza requie, (autrice tra l’altro di Cento quartine, Requiem, Libro delle laudi, Poesie erotiche) Patrizia Valduga ha vissuto la sua vita in un interiore labirinto di eros, amore e lutto, ritrovando oggi un indubbio senso dell’umorismo e di sfacciata autoironia, un rinnovato impegno politico e, a tratti ma con personale passione, un dialogo costante e sereno con chi ci ascolta senza poterci rispondere. Montagne, piante, fiori, ricordi (i giorni di vacanza, da ragazza, a Belluno). Conforto per vite sregolate, balsamo per quel che l’inquieta poetessa chiama “un nuovo assedio di malinconia”

Le piante secolari della piazza
le conosco per nome ad una ad una.
La sera al bar le guardo mentre impazza
la schiera dei colòmbidi importuna. 

Patrizia Valduga, “quartine” per una vita da decifrare ultima modifica: 2019-06-12T21:17:21+02:00 da MARIO GAZZERI
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