Siamo in piena Onda Pride, termine che solo a pronunciarlo mette allegria e che indica le numerose marce che nel mondo e in Italia rivendicano l’orgoglio omosessuale, celebrano le battaglie vinte e mantengono alta l’attenzione su quanto di molto c’è ancora da fare in tema di diritti civili e uguaglianza. Ciò premesso, poteva mai mancare in Italia una bella polemica anche su questo argomento? Ovviamente no, ma la cosa più grave è che questa volta l’attacco non arriva da qualche ministro leghista, bensì dall’interno stesso della comunità Lgtb.
Tutti contro Caterina Balivo e la scelta del comitato organizzatore del Milano Pride di averla come madrina per il Pride milanese del 29 giugno. Non replico alle assurde accuse di omofobia lanciate contro la bella conduttrice napoletana per il solo fatto di avere qualche anno fa scritto sui social a proposito di Ricky Martin che era figo ma peccato che fosse frocio. Non c’è infatti donna al mondo che di fronte a un uomo stile Ricky non esterni questa affermazione, quando per sua sfortuna scopre che il figo in questione ha altre preferenze. Io stesso ho sentito pronunciare mille volte nella mia vita quella frase da amiche che mai potrei classificare come omofobe.

Va invece fermamente rivendicata la scelta lungimirante del comitato organizzatore del Milano Pride di orientarsi verso una figura lontana dal classico stereotipo della icona gay, dell’attivista o di altre figure vicine al movimento, assolutamente in linea con quelle che dovrebbero essere oggi dopo decenni le finalità del Pride: raggiungere le masse, e soprattutto quelle fasce di popolazione più lontane o ostili, che proprio Caterina, conduttrice rassicurante e tradizionale di programmi molto popolari e seguiti da famiglie e target di un certo tipo, poteva in qualche modo attrarre attraverso la sua partecipazione. Non irrilevante inoltre il suo essere donna del sud nella capitale del nord nel cui cuore in questo ultimo anno sono cresciuti atteggiamenti di grande chiusura e intolleranza verso minoranze e diversità.
Insomma una scelta di cuore e di testa a tutto campo che forse gli odiatori seriali del web avrebbero dovuto considerare: perché se il Pride deve essere di tutti e arrivare a tutti era proprio attraverso una madrina amata da certe frange di pubblico e punta di diamante di RaiUno, canale per eccellenza più tradizionale e conservatore, che questo obiettivo poteva essere più facilmente raggiunto.
La Balivo, dopo aver accettato di metterci la faccia, in un momento storico in cui non era così scontato che una conduttrice della Rai lo facesse, con una scelta sicuramente difficile e sofferta e grande senso di responsabilità ha deciso di fare un passo indietro e non sarà più la madrina, proprio per non creare divisioni e dissapori in una giornata che dovrà essere solo di gioia e di festa. Ma non possiamo non sottolineare che tutto questo rappresenta una grande sconfitta per il mondo Lgtb e per quella inclusione e accoglienza di cui il movimento si fa messaggero da sempre.
Ancora una volta hanno vinto gli haters dei social, e il web ha sancito anche in questo contesto con la violenza verbale e l’aggressività che contraddistingue i nostri tempi chi ha diritto di esistere e chi no.

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