Qualcuno si ricorderà del video fake fatto circolare qualche settimana fa e che ritraeva la Speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, in slow-motion, per farla sembrare ubriaca. Ma è solo uno dei tanti video, sempre più sofisticati, che circolano da più di un anno nel web, e che contano altre vittime eccellenti come il presidente Donald Trump e Mark Zuckerberg.
Ma non è goliardia, per quanto in molti abbiano sorriso di fronte ai video modificati. Si tratta infatti di video generati da intelligenze artificiali e che vanno sotto il nome collettivo di “deepfakes”. E questi “strumenti” cominciano a preoccupare perché sono sempre più in grado di creare simulazioni convincenti di media autentici, comprese sofisticate manipolazioni audio e video.
Questi media hanno un potenziale “distruttivo” enorme e non solo per la politica. Una giornalista indiana ha anche subito di peggio.
La diffusione di questi media dipende dal costo di produzione della tecnologia utilizzata che è diminuito in maniera significativa negli ultimi anni. Se un tempo solo gli studios a Hollywood potevano utilizzarli – come nel caso della Principessa Leia, una giovane Carrie Fisher ricreata in occasione di Star Wars’ Rogue One – oggi tutto è diventato molto più facile. Grazie anche alla diffusione dei social media come Facebook, Twitter e Instagram.
La preoccupazione è tale che il Pentagono ha cominciato ad occuparsene attraverso il famoso Darpa, l’agenzia che ha sviluppato i maggiori progetti militari americani.
Anche il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di intervenire. Qualche giorno fa ha convocato un’udienza pubblica sul tema. Con l’avvicinarsi delle elezioni del 2020, l’idea che potenze straniere possano modificare video e audio per influenzare la campagna elettorale non è lontana dal realtà.
Alcuni deputati hanno anche presentato un disegno di legge per obbligare le aziende che si occupano di tecnologie utilizzate per il deepfake e social media a prender le misure necessarie per contrastare eventuali manipolazioni che possano danneggiare persone o la sicurezza nazionale.
Le implicazioni sono molte. Immaginiamo un deepfake potenzialmente pericoloso per un politico: quali forme di ricatto potrebbe subire?
E per quanto riguarda le teorie complottiste che così rapidamente si sono diffuse e hanno ottenuto sostegno in questi anni grazie ai social: se le persone non possono più credere ad alcun video, quali sono i rischi per l’informazione?
La qualità della democrazia può solo peggiorare.
Perché individuare i deepfakes è estremamente difficile. Non parliamo di video amatoriali. Ma di video generati da computer e che sempre più producono risultati migliori.
E se cominciamo a dubitare dei video, perché non dovremmo dubitare anche degli eventi che realmente sono accaduti?

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