Yemen, Roma batte un colpo. Parziale, certo, tardivo, eccome, ma nella giusta direzione. Una data da cerchiare in rosso: 26 giugno 2019. E’ il giorno nel quale è stata approvata dall’aula di Montecitorio la mozione presentata dalla maggioranza di governo sul conflitto in Yemen a seguito del dibattito stimolato dalla presentazione di diversi testi da parte di tutti i gruppi parlamentari.
Nel testo approvato si impegna l’esecutivo a
adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen.
La società civile italiana che da anni lavora per fermare il conflitto yemenita, e quindi l’invio di armi destinate ad alimentarlo, accoglie come primo passo positivo il testo approvato con il parere favorevole del Governo – rimarcano in un comunicato congiunto Amnesty International Italia – Movimento dei Focolari Italia – Oxfam Italia – Rete della Pace – Rete Italiana per il Disarmo – Save The Children Italia -. Nella parte dispositiva di tale testo si prevede infatti un impegno non solo a proseguire nel sostegno alle azioni diplomatiche internazionali e alle iniziative umanitarie coordinate dalle Nazioni Unite, ma anche a valutare l’avvio della realizzazione di iniziative per l’adozione di un embargo sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi da parte dell’Unione Europea oltre che per la già citata sospensione dell’esportazione dall’Italia di bombe d’aereo e missili. Tutti questi impegni vanno nella direzione delle richieste da tempo avanzate dalla società civile italiana ed internazionale, anche con le mozioni approvate da diversi comuni italiani seguendo l’esempio della città di Assisi, ed è per questo che vigileremo da oggi in poi affinché il governo rispetti nel concreto gli impegni votati oggi dal parlamento.
Sono state invece respinte le mozioni di minoranza, tutte con parere sfavorevole del governo, che nei loro testi prevedevano in maniera più esplicita e netta lo stop a tutte le forniture militari italiane indipendentemente dalla tipologia di armamento.

Tali mozioni (che come detto hanno avuto il merito di stimolare il dibattito e che hanno visto esprimere posizioni simili indipendentemente dalla provenienza partitica) prevedevano inoltre un impegno diretto a sostenere, anche con fondi, i processi di riconversione produttiva dell’industria militare – rimarcano le Ong – Elemento importante inizialmente previsto anche dalla mozione di maggioranza ma che è stato all’ultimo minuto eliminato dal testo originale, decisione di cui ci rammarichiamo e che consideriamo negativa. Così come riteniamo non sufficiente il richiamo al sostegno di processi diplomatici e di intervento umanitario a fronte del fatto che le risorse e i fondi per porre sollievo alle condizioni della popolazione siano non solo da confermare ma semmai da aumentare (come richiesto da tempo dalle nostre organizzazioni).
L’importanza del dibattito odierno risiede anche nella serie di considerazioni e valutazioni espresse negli interventi di tutti i deputati che hanno chiesto la parola: nessuno ha potuto negare la gravità della situazione attuale del conflitto yemenita e dei suoi impatti sulla popolazione civile e tutti hanno sottolineato come azioni concrete anche dall’Italia siano urgenti e non più rimandabili e che dunque fosse necessario votare impegni precisi anche relativamente al commercio di armamenti (elemento non toccato nel dibattito avvenuto sempre alla Camera nel 2017).
Il conflitto in Yemen non potrà essere risolto solo dall’Italia e non dipende di certo solo dalle armi prodotte in Italia, ma al nostro Paese è chiesto di prendersi per proprie responsabilità politiche e morali per una soluzione positiva della crisi. Ribadiamo dunque la nostra piena attenzione a quelli che saranno sviluppi futuri a seguito delle votazioni odierne, in particolare per quanto riguarda la richiesta di un percorso concreto verso un embargo europeo e sulla sospensione delle esportazioni (che per noi significano lo stop a nuove spedizioni, non solo a nuove autorizzazioni) di bombe e missili (punto che a nostro parere si dovrebbe allargare a tutti i sistemi d’arma e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto, non solo ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti). Il nostro lavoro non si ferma oggi ma prosegue, grazie anche al sostegno di decine di migliaia di cittadini che hanno condiviso e rilanciato le nostre azioni e campagne.

Dopo anni in cui governi di ogni colore si sono nascosti dietro al rispetto della Legge 185/90, per la prima volta comunichiamo una chiara presa di posizione politica – commenta Yana Ehm, deputata del Movimento 5 Stelle in commissione Esteri – Questo è l’importantissimo risultato che abbiamo raggiunto oggi approvando la mozione della maggioranza presentata alla Camera per manifestare la volontà dell’Italia di agire per arginare un conflitto come quello in corso in Yemen in grado di generare una delle più gravi crisi umanitarie di tutti i tempi.
Ivan Scalfarotto ha spiegato così la scelta dell’astensione da parte del Pd:
Da sei mesi chiediamo invano di discutere in commissione della situazione nello Yemen. Oggi [26 giugno] Lega e 5 stelle costretti ad arrivare in aula hanno presentato una mozione che ci lascia stupefatti, in base alla quale si sospendono non tutte le armi, ma soltanto bombe d’aereo e missili. Una vera e propria vergogna, una pietra tombale sulla autorevolezza del nostro Paese.
Yemen, tragedia infinita. Quasi centomila persone sono state uccise in Yemen nella guerra in corso tra Arabia Saudita e insorti filo-iraniani dal 2015. Lo riferisce un’organizzazione internazionale legata al governo americano che ha documentato l’uccisione di 91.600 persone negli ultimi quattro anni di conflitto.
L’organizzazione Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled) ha affermato che solo quest’anno la Coalizione araba a guida saudita e sostenuta dagli Usa è responsabile dell’uccisione in Yemen di più di 8.000 tra gli 11.900 civili uccisi in tutto nel corso degli ultimi sei mesi. Acled, ha documentato le uccisioni in Yemen sin dall’intervento nel 2015 della Coalizione araba a guida saudita. Secondo Acled l’anno più sanguinoso in Yemen è stato il 2018 con più di 30mila uccisioni.
I dati dell’organizzazione si riferiscono alle vittime causate dalla diretta esposizione al conflitto, come bombardamenti aerei e di artiglieria e scontri armati. Mentre non sono inclusi nel conteggio le vittime della carestia che affligge lo Yemen e che la guerra ha contribuito ad acuire. Quella nello Yemen è la peggiore crisi umanitaria al mondo e il conflitto diventa sempre più violento; se non sarà fermato in tempo nel 2022 si rischia di avere 500.000 morti, tra cui 300.000 a causa della fame e della mancanza di cure mediche.
E’ questo il nuovo grido d’allarme risuonato nei giorni scorsi al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dalle parole di Mark Lowcock, sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza in Yemen.
Lo Yemen sta diventando sempre più violento e il conflitto peggiora, anziché migliorare- ha denunciato Lowcock – I combattimenti hanno costretto quest’anno 250.000 persone a lasciare le proprie case. Le uccisioni e i ferimenti dei bambini sono più che triplicati dagli ultimi quattro mesi del 2018 e i primi quattro del 2019. In questi ultimi giorni abbiamo visto un pericoloso e riprovevole aumento di attacchi sull’Arabia Saudita, e bombardamenti aerei su Sana’a e altre zone. Dopo decine di migliaia di bombardamenti aerei, colpi di mortaio e scontri in prima linea la situazione è cambiata solo marginalmente dal 2016. La guerra non solo è brutale, ma nessuno vince. Sono tutti d’accordo su questo, almeno nelle dichiarazioni pubbliche. Eppure la guerra continua.
Continua anche con bombe made in Italy. Quelle che ora il governo italiano è impegnato, dalla sua maggioranza, a bloccarne la vendita. Ora, non ci sono più scusanti, vero presidente Conte?

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