Se il mercato divora il bello di una città

Il degrado dell’Ospedale al mare del Lido di Venezia, ormai in rovina, apre la strada a una riqualificazione del territorio effimera, con una progettazione di basso livello architettonico, con tecnologia ad alto spreco di energia e con fattura di materiali a bassissimo costo e a obsolescenza rapida e calcolata.
SANDRO CASTAGNA
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Scriveva non troppo tempo fa un grande saggio tra le cinquecento nazioni di nativi indiani d’America chiamato in lakota Thathanka Iyothanka e che i pionieri americani ribattezzarono Sitting Bull, Toro seduto:

 quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche.

Non si esce dagli anfratti del neoliberismo con facilità.

L’abbiamo visto e lo stiamo patendo applicato al teorema del territorio. Parliamo del Lido di Venezia e del suo ormai abbandonato Ospedale che ha visto le glorie di pratiche terapeutiche d’avanguardia all’inizio del Novecento aperte quindi alla ricerca scientifica medica.

Lasciando perdere la storia di come la pratica medica si andava estendendo in un territorio a vocazione terapeutica come il Lido, oggi altre teorie di natura esclusivamente speculativa si antepongono in modo aggressivo e in netto antagonismo con la qualità della vita che si vorrebbe trasferire; magari rivolta a turisti mediospendenti come dice recentemente in un’intervista del ministro del turismo.

Analizziamo da vicino con quale pratica questo accade. Ormai forse è storia se pur recente ma questa pratica speculativa non lascia nulla nel terreno ai cittadini, nulla in cambio del godimento del paesaggio da cui s’attinge.

Certo questa pratica proviene da lontano ormai con format copia e incolla in giro per il mondo e prende possesso di territori abbandonati in nome di un marchio, in questo caso quello della multinazionale Club Med&C. che scrive all-inclusive resorts, ma che proprio dall’etimo “club” esplica invece l’esclusivo e riservato, in questo caso ai quei precedenti mediospendenti, ovvero benestanti dalla pensione larga o dal livello economico sociale che nulla hanno a che fare con i comuni residenti del luogo.

Se non bastasse, solo il dieci per cento della spesa complessiva rimane nel territorio. È stimato che la media pro capite cadaun turista di spesa al di fuori dell’area occupata equivale a un euro al giorno.

Metodo ormai collaudato ma che presenta un panorama micidiale.

Si presenta come una riqualificazione del territorio effimera, con una progettazione di basso livello architettonico, con tecnologia ad alto spreco di energia e con fattura di materiali a bassissimo costo e a obsolescenza rapida e calcolata.

In pratica l’operazione esteticamente è vicina a quella della speculazione dei palazzinari che ormai sappiamo essere in mano a organizzazioni criminose ma che invece in questo caso si presentano con collaudate multinazionali del turismo che manovrano i fili da lontano, in modo quasi fantomatico.

Bassa qualità che proviene da un’estetica vicina a quella da esportazione di matrice statunitense, tutta marmi luccicanti, vetri e acciaio ovvero la progettazione che stanno lentamente scartando perché hanno visto assai dispendiosa ma pronta per essere riciclata in altri ambiti quasi come un rifiuto edilizio.

Insomma un’operazione di maquillage del corpo fisico come la fanno a quei ricchi anziani con interventi di cosmetica a lunga durabilità perché vorrebbero apparire dei quarantenni per l’eterno.

Appunto un vero maquillage usando un termine di radice francese che come in altri casi si chiude al territorio stesso come un’enclave; e per sicurezza tira su muri dal di dentro, facendo sì che non si sa più chi sia libero o peggio prigioniero del mercato, se quelli che si trovano all’esterno o quelli che stanno più comodamente al di dentro.

Potremmo paragonare queste mura che vogliono tirar su al Lido a minor scala, ma dal simbolo del tutto simile, al più famoso muro auspicato dal presidente Donald Trump; il quale lo vuole far erigere in versione gigantesca nel confine col Messico. Noi pensiamo non solo a protezione dai messicani ma per maggior controllo delle libertà degli americani stessi al di qua.

Lunga propaganda per rimanere in sella.

Allora, al progetto e alle finanziarie del turismo come quelle oggi atterrate sul vecchio Ospedale del Lido, andrebbe detto che esiste uno scambio equo da fare prima di decidere, cioè il prezzo dell’impatto che questa operazione porterà. Sperando poi di non farla come bis della precedente bancarotta della Società Est Capital cha abbiamo conosciuto pochi anni fa.

Insomma questi soggetti finanziari che dopo aver sfruttato il terreno economico, quando non funziona più l’economia, si spostano e lasciano un evidente segno irreversibile nel territorio ma a sole spese della comunità.

In ogni modo questa operazione s’apre con premesse pregresse e s’apre mettendo in luce un dualismo evidente tra destinazioni d’uso, tra una struttura per la salute dei cittadini e di connazionali, contro una struttura aliena per soli ed esclusivi ricchi e già benestanti in gran parte stranieri.

È una bella e vera dicotomia schizofrenica, possibile solo quando le amministrazioni varie prestano un largo fianco senza coinvolgere la cittadinanza. Un prestato sindaco che invece di salvaguardare la qualità della vita dei suoi concittadini, cura quella di altri estranei ma al prezzo insostenibile per i primi.

Questo tipo di operazioni non si potebbero nemmeno pensare se non vi fosse un’amministrazione cittadina al soldo del mercato.

Che siano le multinazionali MSC o Costa Crociere per operazioni sul turismo di massa con grandi navi incompatibili col pianeta, che siano riconosciute multinazionali Club Mediterranée o che siano altre tedesche che fanno speculazioni grazie alle Ferrovie dello Stato, tutte queste che investono sono costituite come vere macchine finanziarie per fare speculazioni a oltranza ma mai e poi mai opere di filantropia o di tutela del territorio e al servizio del bene comune.

Questa dicotomia ci dovrebbe far pensare di più per costruire assieme massa critica e poi definire proposte collettive partecipate, armonizzate in senso orizzontale con la gente, con i cittadini che sono i primi a dire qualcosa sopra il terrritorio che stanno vivendo. La politica canonica qui si astiene anzi la fa solo il cittadino e finalmente noi aggiungiamo.

I numeri non sono altro che numeri se pur rapprensentano denaro, mentre altra cosa sono i valori per cui vale la pena di vivere e, citando le parole di uno che ha lasciato la propria vita ucciso in una cucina di un hotel a Los Angeles, il senatore Bobby Kennedy, quando tentava di dare una spinta per una svolta a questa società arrogante e corrotta dicendo nel 1968:

Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità dello loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi… il Pil misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita degna di esser vissuta.

Avremo da cittadini il coraggio almeno d’ispirarci a queste coraggiose parole.

Se il mercato divora il bello di una città ultima modifica: 2019-07-04T19:56:03+02:00 da SANDRO CASTAGNA
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3 commenti

Lorenzo Colovini 8 Luglio 2019 a 11:43

Facciamo ordine. Prima argomentazione: il progetto architettonico non piace all’Autore. Legittima e autorevole opinione naturalmente. Che non contesto. Mi limito ad osservare che, essendo ad oggi noti solo dei rendering parlare di “progettazione di basso livello architettonico, con tecnologia ad alto spreco di energia e con fattura di materiali a bassissimo costo e a obsolescenza rapida e calcolata” suona un po’ preconcetto.
Seconda argomentazione (non correlata alla prima): al Nostro i resort turistici alla Club Med proprio non vanno giù. Non li sopporta come modello di turismo (e personalmente sono d’accordo con lui) e li considera un pessimo affare per la cittadinanza. Su questo sono meno d’accordo (anche prendendo per buona la ridicola quantificazione delle spese esterne, i posti di lavoro e tutto l’indotto, dove li mettiamo?..). Ma anche qui, siamo nell’ambito delle opinioni, tutte rispettabili. Ma il muro di Trump?? E che c’entra l’antica tradizione terapeutica del Lido? Quella (purtroppo) è morta e sepolta da mò ma a leggere l’articolo sembra che venga chiusa per far posto ai resort.
Ma l’importante è veicolare il messaggio finale: l’odio per il Mercato, per il PIL, per tutto ciò che sa di business.. di qua i cattivi, gli avvoltoi, quelli come Trump, di qua i buoni quelli delle decisioni partecipate, della salvaguardia, della felicità, di Toro Seduto.. e naturalmente del buco nero che sarebbe rimasto l’ex Ospedale al Mare se non ci fosse gente che mette denari (e legittimamente ne vuole un ritorno).
Che tristezza

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Lorenzo Colovini 9 Luglio 2019 a 12:49

Facciamo ordine.
Prima argomentazione. Il progetto architettonico non piace all’Autore. Legittima e autorevole opinione naturalmente che non ho titolo per contestare. Mi limito ad osservare che, essendo ad oggi noti solo dei rendering parlare di “progettazione di basso livello architettonico, con tecnologia ad alto spreco di energia e con fattura di materiali a bassissimo costo e a obsolescenza rapida e calcolata” suona un po’ preconcetto.
Seconda argomentazione principale (del tutto indipendente dalla prima). Al Nostro i resort turistici alla Club Med proprio non piacciono; né il modello di turismo né riguardo ai benefici per la cittadinanza. Naturalmente non conta nulla ma sul primo punto sono d’accordo con lui, meno sul secondo (anche prendendo per buona la discutibile quantificazione delle spese esterne, i posti di lavoro e tutto l’indotto conteranno pure qualcosa..).
Fino a qui, siamo nell’ambito delle opinioni, tutte rispettabili.
Però l’Autore fa un’operazione “furbetta”: correda le sue opinioni evocando del tutto arbitrariamente il muro di Trump (??) e l’antica tradizione terapeutica del Lido. Quest’ultima (purtroppo) morta e sepolta da mò ma a leggere l’articolo sembra che venga chiusa per far posto ai resort. Aggiungiamoci le (belle) citazioni, due gocce di angostura (le parole magiche “partecipazione dal basso”) e il cocktail è pronto ad essere servito agli indignati in servizio permanente effettivo, alle inesauste vestali del rimpianto di una presunta età dell’oro.
Delle legittime “opinioni” diventano una “dimostrazione” del teorema che il business è malato, che il PIL distruggerà il mondo e, aggiungo io, che l’ex Ospedale al Mare sarebbe risorto a nuova vita senza che dei privati ci mettessero la “grana” (avendone, come legittimo, un ritorno).
Un po’ di onestà intellettuale non guasterebbe.

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Marco Zanetti 21 Luglio 2019 a 16:43

Qui temo che il Mercato conti poco. In realtà Cassa Depositi e Prestiti (una specie di IRI dei nostri tempi) è stata chiamata per legge a comprare, a caro prezzo, l’ex ospedale per salvare il bilancio dell’Amministrazione Orsoni. Ora si tratta di una strana messa sul mercato, perché l’investimento – i denari – farebbe capo alla stessa CDP (altri soldi dai depositi postali degli italiani ?) che darebbe poi in affitto i resort alle società proponenti di oggi. Di mezzo si aggiungono parecchi anni con un nulla di fatto. A mio avviso si procede di errore in errore.

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