Quel profumo antico di frittata e mortadella

Una sentenza della Cassazione sancisce che l’unico pasto fruibile per gli alunni resta quello della mensa scolastica. Niente “cestino” da casa per il proprio bambino! La notizia riporta alla mente il meraviglioso panino che mia madre con tanto amore riponeva nella cartella sul finire dei lontanissimi anni Sessanta...
ANTON EMILIO KROGH
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È di questi giorni la sentenza delle Sezioni unite della Suprema corte di Cassazione che, a tre anni di distanza da una decisione del Tribunale di Torino e accogliendo il ricorso del ministero dell’Istruzione e del Comune di Torino, sancisce che l’unico pasto fruibile per gli alunni resta quello della mensa scolastica. Insomma, le famiglie non possono rivendicare un diritto che non è “individuale” né “soggettivo e incondizionato”. Niente “cestino” da casa per il proprio bambino!

Naturalmente non conoscendo la motivazione non mi soffermo oltre sul punto anche nel pieno rispetto, che deve essere sempre riconosciuto, di una sentenza. Tuttavia la lettura della notizia non poteva non riportarmi alla mente il mio meraviglioso panino con la mortadella, avvolto nella carta argentata e che mia madre con tanto amore riponeva nella cartella sul finire dei lontanissimi anni Sessanta, prima che uscissi di casa per andare a scuola dai Gesuiti. Quel profumo di mortadella, perché per me era solo profumo, più che fosse una bottiglietta aperta di Chanel n. 5, e che mi accompagnava tra i banchi fino alla ricreazione, mi accompagnerà per sempre.

Mia madre a sua volta, alunna delle Ancelle del Sacro Cuore, rigida scuola palermitana negli anni del dopoguerra e immediatamente successivi, nella cartella portava invece il pane e frittata che adorava e che accuratamente la governante preparava per lei e le due sorelle ogni mattina. E oggi a ottant’anni mamma, quando ogni tanto mi racconta episodi della sua infanzia, mi dice sempre che ricorda il profumo di quella frittata.
Sono ricordi certamente, e qualcuno potrà obiettarmi che è solo nostalgia di odori e sapori antichi, che il tempo passa, che il mondo cambia e tutto il resto sono solo parole.

No, non è solo nostalgia di un tempo che fu ma l’assoluta certezza che viviamo in un mondo senza “colori” dove in nome della globalizzazione e di una pretesa non discriminazione, siamo stati omologati al grigio, a categorie e a numeri. Una falsa e pretesa libertà mentre in realtà non siamo più liberi in nulla. Il panino o il cane sotto l’ombrellone possono essere scelte di vita e libertà su cui si disquisisce per mesi da parte dei media di ogni genere fino anche a finire davanti a un Tribunale, per vedere riconosciuto o negato quel diritto al panino a scuola o al cagnolino in spiaggia.

È tutto un urlare, un prevaricare, un arrogarsi il diritto di decidere per tutti quello che è giusto e quello che è sbagliato, spesso non avendo neanche gli strumenti culturali e di conoscenza per poter affrontare la propria di vita, invece di dettare le regole per gli altri. La qualità ha ceduto il passo alla quantità, siamo tutti più poveri e meno liberi, prigionieri delle dipendenze virtuali, schiavi della tecnologia, telecomandati da diktat inappellabili su quello che fa bene e quello che fa male, mentre con l’inganno ci hanno portato a credere che uguaglianza sociale e libertà sarebbero state le conquiste del nuovo millennio.

Il gettone telefonico, la crema abbronzante Lucien che ti tingeva di marrone e il panino con la mortadella resteranno per sempre le mie vere conquiste con la libertà di averne goduto in un mondo complicato, come sempre è stato e sempre sarà, ma sicuramente più “colorato” e “profumato” di quello di oggi.

Quel profumo antico di frittata e mortadella ultima modifica: 2019-07-31T18:03:39+02:00 da ANTON EMILIO KROGH
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