Nelle tue immagini di strutture si rileva spesso una certa grandiosità. Questa, invece, è una composizione piuttosto familiare, resa unica dalla scelta di concentrarsi su San Giorgio Maggiore e lasciare le gondole dondolanti asservite alla chiesa. Puoi spiegare la decisione per questa gerarchia?
Per la verità, era un tentativo di riprendere la luna piena che sovrastava San Giorgio Maggiore e le gondole, ma quando ero pronto a scattare le nuvole me lo hanno impedito. Dopo un po’ le nubi si sono leggermente aperte, con la luna vicino all’orizzonte, ed è in quel momento che ho fotografato. Sì, beh, la scena è molto familiare, ma la presenza della luna piena l’ha resa diversa. Se si guarda bene si possono notare alcune stelle: è questo che mi piace di Venezia, che non è troppo grande; e quindi, nella tranquillità della notte, si possono apprezzare gli elementi della natura, come le stelle: è ciò che rende Venezia una città a dimensione umana.
Nel tuo lavoro si può intravedere quella carenza che fa da eco al minimalismo di Bernd and Hilla Becher. Pensi alla sottrazione e alla riduzione quando scatti, oppure ti sembra più importante raggiungere la purezza della linea?
Solitamente cerco di raggiungere la purezza della linea quando fotografo, che richiede una riflessione sulla composizione e sulla cornice della scena, e il tempo giusto per ridurre al minimo le ombre. Qualche volta uso il treppiede e l’esposizione lunga, oppure levo alcuni elementi inutili in digitale: per esempio faccio così per le mie fotografie di architettura.

In altre circostanze però, per esempio nelle foto di strada o nelle scene in movimento, o magari se scatto mentre sono in auto, è difficile cogliere la purezza della linea. Prendo quel che viene, e magari mi concentro nel togliere alcuni elementi dopo, in un secondo tempo. Nel caso specifico dell’uccello acquatico, anche a causa della scarsità di luce nel pantano di mangrovie e della velocità del volatile, ho deciso di mettere in risalto le silhouette e ripulire il cielo, dando così all’immagine sia uno stile minimalista sia il senso del movimento.
Le tue immagini di Venezia sono sia a colori sia in bianco e nero. Cosa ti fa decidere per uno scatto monocromatico?
Devo dire che non uso troppo spesso il bianco e nero, ma lo preferisco per quelle immagini in cui c’è un forte contrasto, come per i lampioni, ad esempio, di fronte al buio della strada e alle acque del canale della Giudecca: credo che aggiunga quel tocco di teatro.

C’è un’affettuosa intimità nella fotografia scelta per Dream of Venice in Black and White. Si può persino sentire la gioia delle suore. Puoi magari dirci la storia dietro questa immagine così candida?
Come al solito mi ero svegliato presto e dopo aver già fatto scatti al ponte di Rialto e in campo Santa Maria Formosa mi sono avviato verso il sestiere di San Polo. Quella mattina era nuvolo, dunque non c’erano ombre – e mi piace molto quando è così -, e ho continuato a camminare fino a tardi. In campo San Silvestro volevo prendere qualche foto delle case di fronte alla chiesa di San Silvestro, così mi sono seduto sugli scalini della chiesa.

E mentre ero lì, dalla sinistra spunta una coppia di suore e dalla destra un gatto soriano. La presenza delle suore a Venezia è un contrasto piuttosto forte rispetto alle orde di turisti. E poi una delle suore ha cominciato a fischiare al gatto e il gatto a reagire avvicinandosi a loro.
Se si osserva con attenzione, si vede che entrambe le suore stanno guardando il gatto, ma è quella in primo piano che fischia. Credo che questa immagine dia un senso di serenità, divertimento e persino un senso di unione.
Hai viaggiato moltissimo e in posti piuttosto insoliti come Nord Corea, Uzbekistan, Iran, Georgia, e Tajikistan. Cosa cerchi quando pensi a un posto da fotografare?
Dipende dal paese. In alcuni la natura è eccezionale oppure lo scopo è proprio il tragitto, in altri ancora sono interessato alle città. In certi paesi la fotografia di strada è semplice mentre in altri i locali non sono affatto disponibili. In genere, prima del viaggio faccio qualche indagine su cosa andare a cercare.

Nei paesi dell’Ex Unione sovietica cerco la vecchia architettura sovietica, prima che sparisca per sempre: potrebbe trattarsi di strutture imponenti oppure la fermata dell’autobus; alcune di queste piccole strutture sono molto creative e decorate magnificamente. In altri paesi, come per esempio l’Uzbekistan o l’Iran sono rimasto impressionato dall’antica architettura islamica.
Questa foto è di Isfahan, in Iran, che un tempo era uno degli ombelichi del mondo. La sua piazza principale resta una delle più grandi ed è molto coerente oltre che pulitissima. I locali vi si ritrovano e vanno particolarmente orgogliosi della loro piazza principale.
Benito Jiménez-Sauma
Dream of Venice in Black and White
JoAnn Locktov
Manuela Cattaneo della Volta

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