pubblicato il 18 giugno 2019
[PARIGI]
In luglio arriverà in consiglio dei ministri il progetto di legge sulla bioetica e in settembre l’Assemblée nationale dovrebbe cominciare a discuterne. Si tratta della terza revisione della legge in venticinque anni, per cercare di tenere il passo con una realtà che cambia molto rapidamente. Se il parlamento francese voterà la legge, le coppie di sole donne e le donne single dovrebbero poter accedere alla procreazione assistita.
Ma è l’eliminazione dell’anonimato dei donatori di gameti che fa discutere. Perché se venisse approvata la legge, cadrebbe uno dei principi chiave della “dottrina” francese nella gestione della fecondazione assistita, un modello che ha influenzato tutti gli altri paesi.
Secondo il modello dell’anonimato, definito nel 1973 assieme alla gratuità del dono, per i bimbi nati dalla donazione era impossibile risalire all’identità del donatore.
L’obiettivo dell’anonimato era quello rendere più semplice l’esercizio della genitorialità da parte del genitore non biologico. Inoltre l’anonimato consentiva di attirare un maggior numero di donatori (anche se oggi le stesse modalità di attrazione dei donatori maschi sono oggetto di discussione) e rimuovere qualsiasi “ambiguità morale” che poteva equiparare la donazione all’adulterio (era la posizione della chiesa cattolica).
La legge francese prevede che alla maggiore età sia consentito a chi ne fa richiesta di accedere ai dati pubblici del donatore: le motivazioni che l’hanno spinto al dono, l’origine geografica, la professione, i precedenti medici, il numero dei figli nati dalla donazione, la condizione familiare.

La proposta di legge è sostenuta anche dalla Fédération nationale des centres de conservation des oeufs et du sperme, l’associazione dei centri di ricerca che raccolgono e conservano che riunisce spermatozoi, ovuli ed embrioni. Secondo la presidente della federazione:
Questo permetterebbe di rispondere alle attese di alcuni ragazzi o giovani adulti concepiti per donazione, umanizzando i donatori, senza destabilizzare l’impalcatura attuale della normativa.
Questo cambio di rotta sull’anonimato dei donatori non riguarda solo la Francia. Alcuni paesi ci sono arrivati prima: la Svezia nel 1985, il Regno Unito e l’Olanda nel 2005. Altri hanno seguito questo approccio negli anni successivi: la Norvegia, l’Islanda, la Svizzera, l’Austria e la Germania.
L’anonimato dei donatori di gameti è infatti sempre più difficile da conservare. La crescente popolarità dei siti genealogici e di profiling del DNA (23andMe, Ancestry, MyHeritage) rende quest’anonimato e la segretezza garantita dalle cliniche praticamente impossibili.
Negli Stati Uniti, in particolare, dove la legislazione cambia da stato a stato, la richiesta della fine dell’anonimato si sta facendo sempre più pressante. E non è dovuto soltanto alla diffusione dei siti di profiling del DNA. Le università americane richiedono più spesso un profilo sanitario completo dello studente e in particolare la condizione medica dei genitori.
Alcune delle persone concepite grazie alla fecondazione assistita hanno quindi presentato un’istanza alla Food and Drug Administration, l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, per richiedere la creazione di un database universale dei donatori.
E le banche del seme hanno già cominciato ad adattarsi ai cambiamenti. Secondo Scott Brown, direttore della comunicazione alla California Cryobank, la più antica e la più grande banca del seme, “il mondo è molto cambiato e conosciamo molte più cose oggi”.

Nel 2017 la California Cryobank ha quindi deciso di cambiare il proprio programma per accettare soltanto donatori che vogliono rendere accessibili i dati di contatto. La banca ha anche deciso di offrire un sostegno ai donatori per affrontare la “relazione” con i ragazzi che decidono di conoscere l’identità dei genitori biologici. E ai genitori per prepararli a possibili future domande.
Se alcuni esperti sostengono che la fine dell’anonimato determinerà un calo delle donazioni, secondo altri è probabile che le “banche del seme” potranno contare su nuovi e più consapevoli donatori, consci della scelta che stanno facendo.
Molto però dipenderà dagli “incentivi” poiché spesso le donazioni sono remunerate. Ed è il problema dell’Italia, dove le banche del seme a fini commerciali non sono consentite dalla legge: il seme può essere solo donato ma non venduto. Però la domanda è molto più ampia dell’offerta. Ed è la ragione per la quale molti nostri concittadini decidono di rivolgersi all’estero. O si rivolgono a una sorta di “mercato nero”: sempre più frequenti sono gli annunci on line di donatori di seme.

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