Nell’ambito delle iniziative culturali promosse dallo scrittore ed artista Edmund de Waal e dal Center for Humanities and Social Change dell’Università Ca’ Foscari Venezia, a margine della mostra “Psalm”, sui temi della traduzione, dell’esilio, dei confini, delle migrazioni e della diaspora, il 23 settembre si svolgerà – presso l’Ateneo Veneto – una tavola rotonda dedicata all’esilio dei greci a Venezia.
A parlare della fortuna della diffusione della lingua greca a Venezia, dall’età dell’invenzione della stampa fino al Diciannovesimo secolo, e del ruolo del greco e dei greci a Venezia saranno Niccolò Zorzi (docente di filologia bizantina, Università di Padova); Margherita Losacco (docente di filologia classica, Università di Padova); Konstantinos Staikos (storico del libro, Atene), Marco Vigevani (presidente dell’agenzia letteraria The Italian Literary Agency). Coordina Caterina Carpinato (docente di lingua e letteratura neogreca, Università Ca’ Foscari). L’iniziativa è inserita nel cartellone d’autunno “Tempo Forte” 2019, per la promozione delle relazioni culturali fra Italia e Grecia.
Kostantinos Sp. Staikos, architetto greco, ben noto come collezionista e storico del libro, sin dagli anni Ottanta del secolo scorso ha collaborato con diverse istituzioni veneziane per promuovere la conoscenza del patrimonio librario e culturale dei greci in Occidente. Staikos, che ha raccolto un’ingente biblioteca di cinquecentine e libri rari, conservato dal 2010 presso la Fondazione Alexandros Onassis di Atene, è stato il curatore del restauro della biblioteca del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e di quella del Monastero di San Giovanni all’isola di Patmos; ha inoltre progettato e seguito il recupero architettonico delle biblioteche del comune di Atene; del Parlamento greco; della Biblioteca Nazionale di Grecia e di numerose altre istituzioni pubbliche e private in Grecia e all’estero.

Accanto alla sua attività professionale, Staikos ha coltivato in maniera sistematica e scientifica una grande passione per i libri (dal Quattordicesimo al Diciannovesimo secolo), dando alle stampe importanti monografie quali Carta della tipografia greca; Storia delle biblioteche, dall’antichità al rinascimento, in cinque volumi; La biblioteca di Platone e dell’Accademia; La biblioteca di Aristotele.
In occasione della mostra delle edizioni greche di Manuzio, tenutasi presso la Biblioteca Nazionale Marciana in occasione dei cinquecento anni dalla scomparsa dell’illustre stampatore, ha realizzato la monografia sulle edizioni greche di Aldo e sui collaboratori di lingua greca attivi all’interno della tipografia, la cui edizione italiana è stata tradotta da Francesca Vuturo.
Nel gennaio del 2017, in occasione della visita ufficiale del presidente della repubblica Sergio Mattarella in Grecia, Staikos ha accompagnato il presidente e la sua delegazione alla visita della collezione di cinquecentine e altri libri rari (oggi alla Fondazione Onassis); nello stesso anno l’Ert, la televisione di stato greca, gli ha dedicato un documentario, intitolato Monogramma, trasmesso in prima serata il 6 dicembre.
Il sito curato dallo stesso Staikos e dal suo staff di collaboratori,About libraries. Creators and keepers of knowledge, trasmette on line informazioni sulla storia e le storie delle biblioteche, fornendo informazioni di base e comunicando grande passione e desiderio di comunicare la funzione del libro e della biblioteca, dal libro manoscritto al libro digitale.
In vista del prossimo incontro gli abbiamo posto alcune domande.
Cosa significa Venezia per uno storico del libro che ha dedicato molti anni della sua vita allo studio dell’attività editoriale dei greci a Venezia?
Venezia è stato il centro principale della tipografia greca, dal 1486 fino alla metà del Diciannovesimo secolo: qui sono stati pubblicati la maggior parte dei libri in greco, sia di argomento sacro che profano. Dalla fine del Quindicesimo secolo e soprattutto durante il Sedicesimo secolo, alcuni tipografi italiani – che lavoravano con copisti, editori, finanziatori e scrittori greci – inaugurarono importanti case editrici. Mi riferisco non solo ad Aldo Manuzio, ma anche a Zacharias Kallergis, Giovanni Fari, Stefano da Sabbio, Pietro Ravani, Bartolomeo Zannetti, Nikolaos Glykis, Panos Theodosios e a molti altri.
Venezia, con la rete dinamica ed estesa della sua flotta mercantile e della sua potenza economica, fece circolare questi libri nei porti del Mediterraneo, vendendoli nelle aree di lingua greca sotto il suo dominio (e anche in altre zone abitate da greci) e nei centri monastici greci, come il Monte Athos.
La produzione di libri greci a Venezia, dal Quindicesimo alla metà del Diciannovesimo secolo, ammonta a diverse migliaia di edizioni: qui venivano editi anche i libri popolari, destinati ad un pubblico di media cultura. Parliamo di circa 1.650 edizioni, che venivano probabilmente prodotti in media in 2.000 esemplari.

Secondo lei, i rapporti fra la Grecia e Venezia sono “bilaterali”?
Le relazioni fra Venezia e la Grecia non sono bilaterali: sin dall’inizio del Tredicesimo secolo, per motivi connessi essenzialmente con questioni spirituali e politiche, fra Venezia e il mondo di lingua greca non vi furono relazioni bilaterali: un dialogo sì, certo, ma su basi non paritarie.
Vuol raccontarci come è iniziata la sua relazione con Venezia?
La mia relazione con Venezia risale a quando ho iniziato a occuparmi della storia del libro greco a stampa, in collaborazione con l’allora direttore dell’Istituto Ellenico di Venezia, Manousos Manousakas. Ho stabilito allora una stretta relazione, che ho continuato a coltivare, anche con l’allora direttore della Marciana Marino Zorzi.
Si trova a Venezia in occasione di una mostra e di una serie di iniziative che intendono focalizzare la dispersione di libri e popolazioni, e sui cambiamenti culturali determinati da ragioni storiche e politiche. Come può definire in breve l’esodo della popolazione di lingua greca da Costantinopoli dopo il 1453?
Sono a Venezia per un incontro sulle ragioni, le conseguenze e anche i vantaggi benefici della diaspora, tuttavia non credo sia valida la teoria dell’esodo di massa della popolazione di Costantinopoli, dopo il 1453. Infatti, la diaspora greca verso Venezia inizia molto prima della caduta di Bisanzio: già dal Quindicesimo secolo, gli intellettuali bizantini avevano spostato il loro interesse verso Occidente e, in particolare, verso Venezia. Uomini di lettere, artisti e abili artigiani, di lingua greca, tra cui vetrai e maestri del mosaico, furono chiamati dai veneziani per partecipare allo sviluppo della città dei Dogi sin dal Tredicesimo secolo.
L’incontro si terrà lunedì 23 settembre, alle ore 16, presso l’Ateneo Veneto, nella sala Tommaseo.

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