Che sia dovuto intervenire un tribunale amministrativo per dire no al prestito dell’Uomo Vitruviano la dice lunga su come sia diventata discutibile la comprensione e quindi la tutela del nostro patrimonio artistico da parte di chi avrebbe l’obbligo costituzionale di esercitarla. Dunque, un risultato straordinario quello ottenuto da Italia Nostra e che gli va riconosciuto in pieno.
Non sorprendono invece i ripetuti interventi di tipo centralistico e autoritario attuati purtroppo dagli ultimi ministri ai beni e alle attività culturali, che dimostrano di non capire il danno e i rischi che corrono le opere d’arte ogni volta che diventano oggetti per trasferimenti e viaggi sempre pericolosi. Così la pensavano grandi storici dell’arte quali Francis Haskell e Ernst Gombrich, assolutamente contrari allo svuotamento “temporaneo” di musei e collezioni.
Basta poco, basta un istante perché accada l’irreparabile. Leonardo nel paragonare la pittura alla poesia parlò della superiorità del “suo” istante:
La tua penna fia consumata innanzi che tu descriva quel che immediatamente il pittore ti rappresenta con la sua scienza. E la tua lingua sarà impedita dalla sete e il corpo dal sonno e fame prima che tu con parole dimostri quello che in un istante il pittore ti dimostra.
Allora, che nessun cattivo istante metta a rischio il divino istante di Leonardo.
Italia nostra. No al trasferimento dell’Uomo Vitruviano. Le ragioni di una scelta |

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