[PARIGI]
Nutella ha deciso di ritirare la propria pubblicità dalla trasmissione televisiva “Zemmour et Naulleau”, trasmissione che va in onda sulla rete privata Paris Première, televisione generalista francese di proprietà del gruppo tedesco Bertelsmann. La decisione di Ferrero nasce dall’ennesima polemica attorno alle dichiarazioni dello scrittore e opinionista Eric Zemmour.
Qualche giorno fa, infatti, Zemmour ha pronunciato un discorso islamofobo in occasione della cosiddetta “convenzione della destra”, un evento organizzato da persone vicine a Marion Maréchal, la nipote di Le Pen, alla ricerca di un nuovo ruolo politico. Zemmour durante la convenzione della destra aveva paragonato l’islam al nazismo e la procura di Parigi aveva quindi aperto un’inchiesta per “istigazione alla discriminazione, all’odio e alla violenza”.

Il resto l’hanno fatto poi i social. Via Twitter un collettivo che si fa chiamare “Sleeping Giants”, che ha per missione la lotta contro il finanziamento dell’incitamento all’odio, aveva interpellato il gruppo Ferrero proprio sui discorsi di Zemmour. E Ferrero, sempre via social, aveva deciso di prendere una decisione netta, ritirando la propria presenza dagli spazi pubblicitari della trasmissione del polemista francese.
Nutella è stata poi seguita in questa decisione anche dal gruppo di assicurazioni Maif, da Groupama e da Monabanq. E altri potrebbero seguire: nessuno vuole in alcun modo essere associato alle trasmissioni dove lavora l’editorialista de Le Figaro.
Zemmour non è nuovo a vicende di questo tipo. Era stato condannato una prima volta nel 2011 per “incitamento alla discriminazione razziale”: in alcune trasmissioni televisive aveva sostenuto che fosse giusto per un imprenditore rifiutare di dare lavoro a “degli arabi o a dei neri” e poi, lo stesso giorno, aveva espresso tutto il suo stupore sui controlli di sicurezza, visto che “la maggior parte dei trafficanti sono neri e arabi, è così, è un fatto”.
È stato poi condannato una seconda volta nel 2016, per “provocazione mirante all’odio religioso” perché in un’altra trasmissione televisiva aveva dichiarato che i musulmani francesi dovevano “scegliere tra l’islam e la Francia” e che “tutti i musulmani, che lo dicano o meno, pensano che i jihadisti siano dei buon musulmani”.
La sua celebre vena polemica l’ha reso nel tempo uno degli ospiti più ricercati dalle televisioni, che spesso se lo contendono. E forse, proprio per la celebrità di Zemmour, Lci, la catena d’informazione parlamentare, aveva pensato di trasmettere in diretta il discorso, poi rivelatosi violentemente islamofobo, pronunciato da Zemmour in occasione della convenzione della destra.

Le polemiche non si sono fatte mancare con l’accusa alla rete televisiva di banalizzare i peggiori discorsi politici. Lci ha quindi poi riconosciuto di aver concesso a Zemmour un formato, quello del discorso senza contraddittorio, che non fa parte dei formati della catena televisiva.
Alla cosiddetta convenzione della destra Zemmour non ha fatto altro che ripetere, tuttavia, quel che dice da tempo. Secondo lo scrittore, la Francia “vive da trent’anni un’invasione”, che “nelle banlieues francesi numerose ragazze sono velate”, e che “si tratta di una lotta per islamizzare il territorio”, “una jihad”.
Ha poi apertamente fatto propria l’idea della sostituzione etnica – “teoria” ormai entrata nel campo della cosiddetta destra moderata – e lodato le affermazioni del teorico complottista Renaud Camus, sugli immigrati come colonizzatori, contro “l’operazione di occupazione” e di “sterminio dell’uomo bianco eterosessuale cattolico”. In particolare Zemmour ha detto che tutti i problemi francesi legati all’immigrazione sono resi peggiori dalla presenza dell’islam.
Un discorso non molto diverso da quello fatto da Marion Maréchal in occasione dello stesso evento. La teoria della sostituzione, il declassamento della popolazione francese, la trasformazione antropologica dell’essere umano realizzata dal sistema capitalista, la trasformazione della Francia in un protettorato americano: tutti temi che in maniera trasversale s’incrociano nei discorsi di Zemmour e Maréchal.
Discorsi quelli pronunciati da Zemmour e Maréchal che puntano tutto sul vittimismo, sulla paura, sulla decadenza, con parole d’ordine – kebab, hallal, sharia – che dovrebbero risvegliare le coscienze dei “bianchi francesi” di fronte alla “guerra” lanciata dall’islam. Contenuti tossici che si ritrovano in molti altri movimenti populisti europei e americani e che diventano sempre più diffusi, anche al di là dei partiti estremisti. Zemmour rimane infatti uno dei principali editorialisti de Le Figaro, un quotidiano che si rivolge alla destra gollista, liberale e conservatrice, spesso vicino alle posizioni de Les Républicains (Lr): non è un quotidiano di estrema destra.
Negli ultimi tempi sembra però che un parte dell’elettorato de Les Républicains sia sempre più favorevole ad un’alleanza con il Rassemblement National di Marine Le Pen: un recente sondaggio sottolinea che il 57 per cento degli elettori Lr vede di buon occhio un’alleanza con il partito di Le Pen.

Si tratta di una vera e propria svolta per il campo gollista che per decenni ha fatto del rifiuto di qualsiasi accordo con l’estrema destra una parte integrante della propria strategia politica. Spesso, per contrastare quello che un tempo era il Front national (Fn), ha cercato di adottarne le tematiche, privandole di quel linguaggio greve con cui il Fn e oggi il Rassemblement National presentavano le loro proposte. Ad esempio, nel 2007, durante le elezioni presidenziali, Nicolas Sarkozy aveva messo in tal modo all’angolo Jean-Marie Le Pen, contendendogli la retorica anti-immigrazione, pur senza mai utilizzare i toni dell’ex leader frontista.
Quest’anno, in occasione delle elezioni europee, Laurent Wauquiez, il leader poi dimissionario dei Lr, aveva tentato di fare la stessa cosa, senza però riuscirvi, perdendo voti a destra e al centro, rispettivamente a favore di Le Pen e Macron. Uno spostamento a destra dell’elettorato tradizionale gollista che potrebbe rappresentare una ghiottissima occasione per Marine Le Pen per mettere le mani su ciò che resta della destra francese.
E molti dei cosiddetti pontieri tra la destra e l’estrema destra, come Robert Ménard, sindaco di Béziers e fondatore di Reporters Sans Frontières, vedrebbero bene proprio la candidatura di Eric Zemmour per le presidenziali del 2022, a suggello della nuova alleanza.

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