Quella sera a cena con Occhetto prima della “svolta”

“Qualche tempo prima della caduta del Muro, a casa di Maria Lisa Rodano, il segretario del Pci chiede a uno per uno dei presenti come avremmo reagito all’ipotesi di un mutamento del nome del PCI. Lo fa con un discorso lucidamente appassionato e fortemente argomentato, che non tarda a convincerci”.
GIAIME RODANO
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Quei giorni della Bolognina, come i molti che li precedettero e li proseguirono, sono vivi nella mia memoria: come per tantissimi altri, hanno pure segnato la mia vita. Con Massimo De Angelis e Antonello Falomi – essi direttamente a via delle Botteghe Oscure, io più appartatamente da casa (ma molteplici furono gli incontri personali e ripetute le telefonate) – collaboravo in modo convinto e appassionato con Occhetto. Gli ero amico sin dalla gioventù, da quando scrivevo su Nuova generazione di cui Achille era allora il direttore. Mi permetto perciò di aggiungere qualche mio ricordo sulla svolta della Bolognina a quelli così peculiari raccolti nel suo bellissimo articolo da Guido Moltedo.

1. In una cena tenutasi – qualche tempo prima della caduta del muro di Berlino – a casa di mia madre (erano presenti anche Aureliana Alberici, Antonello, Giulia sua moglie e mia sorella, Giulia mia moglie) Occhetto chiese a uno per uno di noi come avremmo reagito alla ipotesi di un mutamento del nome del PCI. Lo fece con un discorso lucidamente appassionato e fortemente argomentato, che non tardò a convincerci. A me chiese di sondare, in merito a quanto ci aveva detto, gli ambienti cattolici con cui potevo essere in contatto.

2. In estrema sintesi, Occhetto precisò come il “nuovo inizio” che intendeva promuovere, prefigurava non già un partito che recideva le proprie storiche radici, un partito cioè ex comunista, bensì una formazione politica post comunista. Come l’apostolo Paolo non rinnegò le verità interne dell’ebraismo ma allargò il nuovo messaggio cristiano, armoniosamente contaminato col pensiero filosofico greco, a tutti i popoli “gentili”, così il nuovo partito non avrebbe perseguito una mera “terza via” tra socialdemocrazia e comunismo, ma avrebbe al contrario mirato ad aprire una inedita “terza fase” nella secolare esperienza dei movimenti della sinistra. Un partito dunque che avrebbe aspirato – contaminandosi anche con ideali e forze anche diversi – ad affrontare i difficili dilemmi dei tempi nuovi, lasciando il porto di sicurezze certo nobili, ma da sole ormai di fatto poco fruttuose, per spingersi in mare aperto, oltre gli orizzonti conosciuti.

3. Sulla base di queste suggestioni, quando si tenne poi il congresso (purtroppo ancora non decisivo) di Bologna, segnalai a Occhetto – che li inserì nelle conclusioni della sua relazione di ultimo segretario del PCI, i versi di Tennyson dedicati a Ulisse. Versi che fecero allora molto clamore, sino a diventare quasi una sintesi poetica della svolta.

4. Purtroppo questa svolta, per motivi sia soggettivi, sia oggettivi, ha dato (e ne paghiamo oggi le conseguenze) solo frutti molto parziali. Ma qui si aprirebbe un lungo discorso e si darebbe la stura ad altri ricordi forse inutili. Sunt lacrimae rerum…

Quella sera a cena con Occhetto prima della “svolta” ultima modifica: 2019-11-13T17:04:42+01:00 da GIAIME RODANO
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