Chiamiamola col suo nome, è omofobia

Lunedì 18 novembre nel programma serale di Barbara D’Urso su Canale 5 si è toccato uno dei momenti più bassi nella storia della televisione, permettendo a Vittorio Feltri e Vittorio Sgarbi di fare affermazioni gravissime mentre si scagliavano contro Vladimir Luxuria.
ANTON EMILIO KROGH
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Che la televisione in generale avesse toccato ormai da circa due decenni livelli bassissimi lo sappiamo tutti. Che le TV commerciali avessero il primato di questa decadenza è altrettanto noto da tempo. Ma quello a cui si è assistito lunedì 18 novembre nel programma serale di Barbara D’Urso su Canale 5 ha semplicemente dell’incredibile. Soprattutto di fronte a una conduttrice che, pur rivendicando continuamente di condurre un programma a testata giornalistica, ha consentito che due suoi ospiti facessero affermazioni gravissime, condite tra l’altro da insulti e aggressività oltre ogni limite.

Ma procediamo con ordine. Vittorio Feltri, a giusta ragione incalzato da Vladimir Luxuria sull’inappropriato utilizzo – sia nel suo linguaggio verbale che, soprattutto, sul suo giornale – di termini quali “frocio” e affini, ha reagito con veemenza e aggressività per rafforzare la sua insostenibile tesi di utilizzare quei vocaboli in quanto facenti parte della lingua italiana. Termini che per il sentire di tutti e in primis della conduttrice, che tanto spesso si è vantata di essere una paladina dei diritti civili, rappresentano da sempre un pesante insulto verso i soggetti cui vengono indirizzati.

Il signor Feltri forse non sa che i primi epiteti che un bambino o un adolescente omosessuale si sente affibbiare dai compagni di scuola sono “frocio” e “ricchione”, e che tali parole non hanno mai rappresentato un complimento, come del resto quando chiami una ragazzina “troia” o “puttana”, pur trattandosi di vocaboli italiani. Dietro a quel “frocio” c’è la sofferenza di migliaia e migliaia di giovani di ieri e di oggi che hanno dovuto combattere e continuano a farlo per vedersi riconosciuta una dignità e un rispetto da chi la pensa come il signor Feltri e si nasconde dietro ridicole e pretestuose argomentazioni, mentre c’è una sola parola per definire tutto questo: omofobia.

E mentre il trash televisivo faceva aumentare lo share con sadico piacere di Barbarella, ecco che interviene l’altro ospite, il signor Sgarbi, che con una violenza inaudita e senza un briciolo di sensibilità attacca Vladimir Luxuria, scavando nella sua vita e nel suo privato più profondo, senza rispetto per un percorso di vita sicuramente difficile e doloroso della persona che aveva di fronte. È stato un momento di televisione bassissima, forse il più basso da sempre: superate le torte in faccia, gli insulti con tirate di capelli e schiaffi, le parolacce e tutto il resto a cui ignobilmente ci hanno abituato da anni. Molto di più, perché un uomo che si definisce di cultura e di intelletto ha squarciato la vita di un’altra persona aggredendola sulla sua sessualità, sul suo passato, sull’uso del suo corpo e del suo sesso, violandone ogni intimità con lo sprezzo più totale dell’enorme travaglio che, inevitabilmente, attraversa certe esistenze.

E tutto, ripeto, nel silenzio più assoluto della conduttrice. Dalla quale, forse, Luxuria dovrebbe, prima di tutto per rispetto a se stessa ma anche per rispetto a tutti coloro che ieri sera si sono sentiti insultati e vilipesi dai due Vittorio, declinare ogni successivo invito senza se e senza ma. Perché la corda la puoi tirare, ma se si spezza allora si inizia a scrivere un’altra pagina.

Chiamiamola col suo nome, è omofobia ultima modifica: 2019-11-19T21:54:27+01:00 da ANTON EMILIO KROGH
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