Nasce il nuovo soggetto politico per Venezia: partecipato, comunitario, territoriale

Il dado è tratto. Si scende in campo, un mese per capire come.
MARIO SANTI
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I presupposti

All’assemblea del teatro Kolbe, il 14 dicembre, la domanda era: ci sono le condizioni per costruire un’“altra città”, cioè un governo del Comune in radicale discontinuità con le ultime gestioni? 

Il teatro Kolbe

I promotori del percorso ci arrivavano con una doppia consapevolezza.

La prima era di aver fatto un buon lavoro, proponendo il metodo giusto. 
Aver fatto emergere dal tessuto associativo della città (d’acqua e di terra) la voglia di cambiamento, nella prima assemblea del 18 maggio 2019 al Vega.
Aver proposto il metodo partecipativo (non ti propongo di aderire ad un programma ma di costruirlo e gestirlo insieme).
Aver individuato i temi da affrontare (nell’assemblea di Chirignago del 29 giugno), e averli poi approfonditi e sviluppati in dieci tavoli di lavoro (con la prima verifica del 13 ottobre ad Argo 16 a Marghera) ha consentito di arrivare al Manifesto da proporre alla città.

La seconda era la necessità che da questa assemblea dovessero ancora arrivare due segnali.
Sul come passare dall’idea di città del Manifesto a un programma, fatto di scelte e azioni amministrative che segnino una netta discontinuità con il passato (recente e meno recente; il che vuol dire non solo dalla Giunta Brugnaro, ma anche da quelle precedenti).
Sull’ampliamento della squadra, perché solo con un pieno coinvolgimento di territori, generi e generazioni, insomma del corpo vivo delle città, d’acqua e di terra, è possibile proporsi di governare un Comune complesso come quello di Venezia.

In sostanza, l’assemblea del 14 dicembre doveva valutare il percorso fatto e rispondere alla domanda posta alla sua partenza, sette mesi fa: è matura ed è necessaria la fondazione di un soggetto politico nuovo per una svolta reale nel governo del Comune?

E naturalmente, se la risposta fosse stata positiva, bisognava dargli gambe per costruire le tappe successive.

L’accoglienza dei partecipanti

Una tensione positiva cresciuta un po’ alla volta

L’assemblea è andata popolandosi progressivamente, fino a occupare tutti i posti del teatro, le sedie aggiuntive e a lasciare più di qualcuno in piedi: alla fine c’erano circa trecento persone.

Quindi un primo segnale positivo viene dalla quantità di persone che in un bel sabato pomeriggio di sole, invernale e pre natalizio, scelgono di andare a discutere delle sorti della loro città. In un momento in cui in città si comincia a parlare di elezioni: i fucsia raccolgono “le buone idee che non hanno colore”, la sinistra è alla ricerca di programma a candidati. Si cominciano a scaldare i motori, anche se le posizioni sono ancora interlocutorie… 

L’assemblea

In questo quadro, come ha detto Andrea Barina, portavoce dello staff, in sette mesi un primo risultato è stato raggiunto, quello di “alzare l’asticella” del dibattito politico cittadino.

Lo dimostra il percorso, richiamato da Sandro Caparelli, che ha messo in risalto la capacità di lavorare per gradi e sempre all’insegna dell’apertura e della partecipazione.

Fino ad arrivare alla definizione con il Manifesto dell’idea di città sulla base della quale decidere se candidarsi alla guida del Comune.

L’illustrazione del percorso

Un documento omogeneo e di prospettiva nato dalle proposte maturate da dieci tavoli di lavoro. Tiziana Plebani, Maria Rosa Vittadini e Davide Trivellato (che ne hanno curato la redazione) l’hanno illustrato, mettendone in evidenza i passaggi più significativi: mi limito ad alcune citazioni, invitando a visitare il box dedicato per coglierne la ricchezza.

L’illustrazione del Manifesto

La scelta di base è mettere al centro l’azione che il Comune può metter in campo per contrastare il cambiamento climatico (con le azioni di adattamento e mitigazione da inserire nel piano clima).

Ci sono posizioni molte nette su Mose (moratoria e avvio del riequilibrio idraulico e morfologico della Laguna, e ritorno alla manutenzione urbana delle risorse sottratte e concentrata sulla grande opera) e grandi navi (che devono uscire dalla laguna, non andare a Marghera).

Si mettono in campo azioni su residenza (con il ruolo centrale dell’intervento pubblico) e sul turismo (per non fargli mangiare patrimonio residenziale e ogni altra possibilità di lavoro).

Si vuol dare una nuova centralità alla cultura, che veda Venezia centro mondiale di ricerca, innovazione, creatività in diversi campi del sapere; con una interazione tra scuola a cultura che sviluppi un tessuto inclusivo, aperto e capace di essere protagonista e non vetrina delle produzione culturali più innovative…

È stato detto chiaramente che il Manifesto definisce l’idea di città che Un’Altra Città è Possibile vuol portare al governo del Comune. Ma che da qui deve partire il lavoro per passare dalle visioni alle azioni e alle proposte amministrative e di governo.

In una parola, il lavoro sul Programma: da costruire con quel massimo coinvolgimento di rete che ha connotato il percorso.

Così le “staffette”, che all’inizio avviarono ascolto e coinvolgimento di gruppi e associazioni, torneranno ora da soggetti visitati e cercheranno di allargare i loro “giri” per capire se e come è possibile trasformare un buon Manifesto in un bel Programma. E come durante il lavoro costruire la squadra capace prima di portarlo alla vittoria e poi a gestirlo.

Dopo questi interventi introduttivi c’è stata la parte che ha fatto crescere la temperature e ha, per così dire, sciolto il nodo.

Sono intervenuti i rappresentanti di associazioni e gruppi che vivono la città, animandone le varie parti di territorio e non trovando nell’attuale amministrazione (e molto spesso anche nelle precedenti) alcun ascolto e anzi spesso atteggiamenti apertamente ostili.

Il punto più significativo è stato che la prima vera a propria raffica di interventi, quasi tutti puntuali nella denuncia e propositivi nelle richieste, siano venuti dalla città di terraferma.

Questo sostanziale riequilibrio rispetto alle assemblee precedenti (del Vega a Chirignago) mi è parso uno dei risultati più importanti e promettenti per il futuro del percorso.

Senza stare a riportare tutti gli interventi che, sempre più numerosi, si sono presi il palcoscenico, ne riprendo alcuni particolarmente illuminanti per lo sviluppo del progetto. 

Michele Boato ha fatto una rassegna puntuale delle criticità urbane e delle proposte della popolazione (da Altobello a Bissuola, da Favaro all’ex Umberto I) e delle iniziative di associazioni che organizzano resistenze attive, dall’Eco Istituto Alex Langer ad Amico albero, agli Amici della bicicletta. Ha ricordato come non a caso stia nascendo un Forum Mestre che potrebbe dare veste e visione unitaria a chi lavora sui problemi della città. 

E Mestre – ha ricordato Carlo Giacomini – sente fortemente la necessità di un’idea e di un progetto che la definisca e qualifichi come città, al di là dei singoli interventi.

Anna Forte, nel riprendere la battaglia di tanti cittadini per impedire che il progetto sia stravolto, ha collocato il ruolo e la funzione del Parco di San Giuliano e degli altri Parchi all’interno della costruzione di quell’infrastruttura verde che è stata una delle idee di maggior successo tra quelle presentate con il Manifesto

Ma sono stati anche altri gli interventi dalla città di terra.

Dalle proposte di Marghera libera a pensante, a quelle dall’area dell’aeroporto. 

A un tema sovracomunale, da “area vasta”: Mattia Donadel ha richiamato alla necessità di battersi contro l’ampliamento dell’inceneritore, che in realtà è lentamente reso sempre meno necessario dalla crescita della raccolta differenziata e sarebbe utilizzato per importare rifiuti da fuori Regione.

Ma anche dalla città d’acqua sono venuti contributi importanti. Da Anna per Insieme X Venezia e terraferma, ai comitati che lavorano contro il Mose e il traffico delle grandi navi. 

Stefano Micheletti ha richiamato come ai no (all’ingresso in Laguna delle grandi navi o al completamento del Mose, per il quale va ottenuta la moratoria) s’accompagnano molti sì: al riequilibrio della Laguna e alle opere di manutenzione della città, quelle sparite da quando i finanziamenti pubblici si sono concentrati solo sul Mose. 

Andreina Zitelli ha rilevato come, se i contenuti del Manifesto sono condivisibili, potrebbe essere contraddittorio fare alleanze con forze che si pongono su posizioni contrarie (ricordando che dal comportamento delle forze politiche cittadine al prossimo Comitatone si potranno avere elementi di chiarezza). 

Il Pd era presente anche con il segretario Comunale, ed è intervenuto con un altro membro della segreteria. 

Bello anche l’intervento dei Cobas del comune (un sindacato che ha rivelato una forte capacità d’intervento anche sui temi politici delle città) ricco di contenuti interessanti (a esempio sulla radiografia cui hanno sottoposto le aziende partecipate dal comune).

E molti altri sono stati gli interventi: dall’assemblea è venuta una risposta forte e positiva alla domanda se è possibile dar vita a un “nuovo” soggetto politico, in grado di mettere in campo una proposta per un’altra città e di portarla alle elezioni amministrative della prossima primavera.

La prossima tappa

Sciolto questo primo nodo, si trattava di capire come andare avanti. 

Si è deciso allora di darsi un nuovo appuntamento, fissato per sabato 25 gennaio, tra poco più di un mese. Un mese durante il quale si conta – se non di concludere – almeno di portare a una buona maturazione la trasformazione del Manifesto in un programma per la città. 

Per il metodo si “torna alla origini”, riattivando le vecchie staffette, e affiancandole con nuove: la sfida lanciata dall’assemblea è stata “siamo tutte e tutti staffette per un’altra città”. Staffette che incontreranno i territori, le associazioni, le forze politiche ed economiche della città.

Non si tratterà però questa volta tanto di ascoltare e raccogliere idee, quanto di partire dalle linee guida del Manifesto per arrivare alla definizione del Programma. E avviare la discussione sulle modalità di presentazione alle elezioni (lista propria, con altre forze, listone unico per proporsi in alternativa all’Amministrazione attuale? Candidata/o sindaca/o, come organizzare e gestire le candidature e via dicendo). 

Una discussione che sarà tanto più concreta e aderente alla diverse realtà del Comune di Venezia quanto più ricco sarà il panorama di questi incontri.

Si è infine passati all’individuazione di una struttura che consenta di gestire questo mese: da una parte, dal punto di vista dell’operatività, dall’altra, da quello della direzione politica del processo.

L’assemblea ha nominato alcuni organismi con diverse funzioni ma che rispondono tutti agli stessi principi:

  • servire a portare avanti il percorso e preparare nel modo migliore l’assemblea del 25 gennaio 2020; 
  • la “provvisorietà”, destinati cioè a essere totalmente ridiscussi nelle caratteristiche e nei nomi in quell’assemblea;
  • assicurare un equilibrio nella rappresentanza di genere e territoriale.

Su questa base sono stati allora definiti e attivati:

  • un gruppo comunicazione, con il compito di programmare e curare la comunicazione del percorso attraverso i vari canali di comunicazione: Facebook, Instagram, stampa, sito; 
  • una segreteria operativa, per raccordare i vari gruppi, assicurando la condivisione e la gestione della informazioni; 
  • un coordinamento politico responsabile della preparazione della prossima assemblea del 25 gennaio e nel frattempo del rapporto con gli altri soggetti politici;
  • un coordinamento delle staffette per assicurare il confronto con tutti i cittadini del territorio comunale attraverso l’organizzazione e il supporto delle staffette. 

Si è trattato di un pomeriggio di lavoro lungo e faticoso, che ha portato a risultati importanti e ne fa intravedere di ancor più promettenti.

Una riflessione sul metodo

Se qualcuno avesse voluto fermarsi dopo la fine dei lavori, avrebbe potuto assistere a una conclusione molto significativa della giornata. 

Penso che la discussione che si è aperta tra gli organizzatori dopo la fine spieghi bene il successo che ha avuto finora questo percorso. E faccia ben sperare se lo si valuta in proiezione futura.

Nel backstage, calata la tensione per la faticosa gestione di un’assemblea che ha sciolto i nodi che doveva sciogliere (si è deciso di essere presenti alle elezioni e ha individuato tempi e modi per decidere come) è stato molto bello assistere a una riflessione autocritica sul metodo.

Tutti si sentivano finalmente liberi da una responsabilità e un po’ provati, come quando si supera un esame difficile. 

Quindi erano contenti, ma volevano spiegarsi quel filo di amaro in bocca, che in molti sentivano. Discutendo ne è subito emersa la ragione. 

Non si era riusciti a essere abbastanza partecipativi nella gestione dell’assemblea, gestita per intero con un susseguirsi di interventi frontali, anche a causa di una location che non permetteva la divisione in gruppi. 

Credo sia fondamentale che, prima di festeggiare un successo sul piano dei contenuti e del rafforzamento delle sua autorevolezza rispetto all’assemblea, lo staff abbia voluto rivolgere a sé stesso questa autocritica, e proporsi di tenerla ben presente per il futuro. 

La forza di questo percorso non sta solo nei suoi obiettivi e nelle persone che lo portano avanti, ma nel metodo partecipativo. La sua forza sta nel non essere un’“offerta” di programma, ma una “domanda” di partecipare alla sua costruzione e gestione. 

Raccogliere temi, proporli a una discussione di gruppo dove ognuno ha il suo spazio e sente di contare nelle decisioni che si prendono.

È questo che dà voglia di discutere e mettersi in gioco.

Sono certo che questa tornerà a essere la cifra del percorso. 

E potrà essere una garanzia che anche le decisioni potenzialmente più divisive (su candidati, alleanze, posizionamento rispetto alle forze politiche, ai movimenti e via dicendo) siano affrontate in modo da portare a decisioni realmente chiare, partecipate e convincenti.

Il Manifesto per un’altra città è disponibile presso il sito Un’altra città possibile.

Nasce il nuovo soggetto politico per Venezia: partecipato, comunitario, territoriale ultima modifica: 2019-12-16T13:59:08+01:00 da MARIO SANTI
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