Primarie democratiche. L’effetto AOC

Con il suo endorsement Alexandria Ocasio-Cortez ha ricompattato l’ala progressista del Partito Democratico e “resuscitato” la campagna di Bernie Sanders.
MATTEO ANGELI
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La corsa agli endorsement, all’appoggio di personaggi di peso, all’interno del proprio partito, ma non solo, è una sfida nella sfida. A meno di un mese dall’inizio delle primarie del Partito Democratico, il numero o la qualità degli endorsement ottenuti è un buon indicatore delle chance di vittoria di un candidato. L’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, guida la classifica, con ben 33 endorsement provenienti da membri del Congresso o governatori. Ma non tutti gli endorsement sono uguali.

Lo sa bene Bernie Sanders, leader dell’ala sinistra del partito e già sfidante di Hillary Clinton nel 2016, che a inizio ottobre era stato costretto a sospendere la sua campagna a causa di un’occlusione all’arteria, in seguito alla quale gli sono stati messi due stent.

Per il vecchio leone socialista, sembrava la fine di un azzardo: dimostrare agli americani di essere, a settantotto anni, l’uomo in grado di cambiare il paese con idee nuove. Mentre precipitava nei sondaggi, lo agganciava e sorpassava l’altra leader della sinistra progressista, Elizabeth Warren.

Bernie Sanders con Elizabeth Warren

Qualcosa però è successo, che ha permesso al senatore del Vermont di riprendere la corsa presidenziale e recuperare il secondo posto nei sondaggi.

Al grido di “Bernie is back”, Sanders si è rapidamente ripreso dal malore ed è tornato sul palco più forte di prima, anche perché spalleggiato dalla stella nascente del Partito Democratico, Alexandria Ocasio-Cortez, e da due sue illustri compagne, Ilhan Omar e Rashida Tlaib.

Le tre, insieme a Ayanna Pressley (che ha invece scelto di sostenere Elizabeth Warren), formano la “Squad”, un quartetto di deputate democratiche di recente immigrazione e africane americane, tutte sotto i cinquant’anni, entrate nel Congresso nel 2018 cavalcando l’onda anti-Trump.

Sono rappresentanti di una nuova generazione politica e sostenitrici di politiche come il Green New Deal, programma socioeconomico issato a bandiera dalla sinistra del partito, o il “Medicare for all”, un piano di assistenza sanitaria gratuita per tutti.

Sono loro le nuove icone dell’ala progressista del partito.

Per questo Warren e Sanders hanno fatto a gara per ottenere il loro endorsement.

Ilhan Omar

La prima a venire allo scoperto è stata Ilhan Omar, prima donna di origini musulmane, insieme a Rachida Tlaib, a essere eletta al Congresso e prima donna di colore a rappresentare il Minnesota. Nata in Somalia, Omar scappa dalla guerra civile quando ha solo otto anni e arriva negli Stati Uniti dopo aver trascorso quattro anni in un campo per rifugiati in Kenya.

Martedì 15 ottobre ha annunciato il suo sostegno a Sanders, descrivendolo come il “miglior candidato per battere Donald Trump”.

È stata poi la volta del volto più noto della “Squad”, Alexandria Ocasio-Cortez, nota anche come AOC, l’acronimo delle sue iniziali.

AOC è un fenomeno, non solo mediatico: con soli ventinove anni, è la più giovane deputata della storia americana. Di origini portoricane, cresciuta nel Bronx, uno dei quartieri più poveri di New York, è laureata in economia e relazioni internazionali alla Boston University, ma ha lavorato anche come barista per aiutare la madre a scongiurare il pignoramento della casa, dopo la morte di cancro del padre. Nel 2016 ha fatto campagna per Sanders e come lui si definisce una “socialista democratica”.

“Born tu run”, “nata per correre” è la canzone che le ha dedicato Joseph Crowley, membro storico dell’establishment del Partito Democratico a New York, quando OAC lo ha battuto, a sorpresa, alle primarie del 2018. Una vittoria che le ha spianato la strada verso il Congresso, dove rappresenta il quattordicesimo distretto di New York.

Adorata dai giovani, è una star sui social media: nel 2019, a livello mondiale, è stata il quarto personaggio politico più menzionato su Twitter, meglio di Sanders, Biden e Clinton, ma anche di Macron o Putin.  

I ceti popolari si riconoscono in lei quando dice cose come: “dicono che fare la cameriera non è un vero lavoro, però quest’esperienza mi ha preparato su molte cose”, o “non è la sinistra contro la destra, è il basso contro l’alto”.

Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders (Queens, New York)

AOC ha sciolto gli indugi in grande stile, intervenendo come ospite d’onore al primo comizio di Sanders dopo il malore, il 19 ottobre, nel quartiere newyorkese dei “Queens”, dove davanti a ventimila persone ha raccontato come “Tio Bernie”, zio Bernie – così AOC chiama Sanders – sia stato per lei una fonte di ispirazione, quando era ancora una cameriera che lavorava dodici ore al giorno nel quartiere di Manhattan, e l’abbia aiutata a riconoscere che ogni essere umano ha un valore intrinseco, in base al quale merita acceso a servizi sanitari, un alloggio, un’educazione e un salario decente.

L’endorsement di AOC è stato un momento di svolta nella campagna di Sanders, che ha elettrizzato i suoi sostenitori, e a cui ha fatto seguito il 28 ottobre un altro appoggio di peso, quello della deputata per il tredicesimo distretto del Michigan, Rachida Tlaib, musulmana, figlia maggiore di un immigrato palestinese, anche lei socialista democratica e membro della “Squad”.

Il sostegno di AOC, Tlaib e Omar significa molto per Sanders perché mostra come, nonostante l’ascesa di un’altra candidata progressista come Liz Warren, l’ala progressista del partito, di cui Bernie è il padre spirituale, è in buona parte compatta dietro di lui.

C’è chi fa notare che il sostegno della Squad non sia privo di rischi: le sue esponenti hanno avuto frizioni con l’establishment del partito e sono state attaccate ripetutamente da Donald Trump, il quale ha suggerito che dovrebbero tornare nei loro paesi di origine (si noti che, salvo Ilhan Omar, le altre tre deputate sono nate sul suolo americano): invettive mirate a polarizzare ancora di più l’opinione pubblica.

C’è poi chi si chiede se e fino a che punto il sostegno di AOC e compagne sia veramente in grado di allargare la base elettorale del senatore del Vermont, visto che queste condividono in toto i principi del sanderismo.

The Squad: da sinistra a destra, Rachida Tlaib, Ilhan Omar, AOC e Ayanna Pressley

Si potrebbe replicare che Sanders e la Squad sono due facce diverse del progressismo democratico e che, da questo punto di vista, il sostegno delle giovani deputate non solo può dare maggiore entusiasmo alla campagna di Sanders, andando a intercettare coloro che altrimenti non sarebbero andati a votare, ma ha anche il potenziale per raggiungere giovani e minoranze.

Un esempio viene dai comizi che Sanders ha tenuto insieme ad AOC in Nevada, terzo stato in cui si vota, il 22 febbraio. Secondo i sondaggi, nella sfida per le primarie Sanders è in avanti rispetto a Biden per quanto riguarda l’elettorato latino, ma solo tra i più giovani; gli over cinquanta guardano ancora con maggior favore all’ex-vicepresidente.

Le cose stanno però cambiando, da quando Ocasio-Cortez ha cominciato a tenere i suoi discorsi in spagnolo durante i comizi: di solito l’elettorato latino non ha l’occasione di essere coinvolto in una maniera così diretta e poi, soprattutto, AOC è una di loro.

Un ragionamento analogo si può fare per la “working class”, l’elettorato popolare, di cui l’ex cameriera Ocasio-Cortez è una fiera rappresentante.

Per gli elettori democratici non sarà quindi facile: la scelta è tra chi, come Joe Biden, è in grado di intercettare i moderati delusi dalle politiche di Trump e chi, invece, come Sanders, ha i mezzi per mobilitare la base.

O, meglio, per usare le parole di AOC, per “creare un movimento di massa, multirazziale, di americani appartenenti alla classe operaia”.

Primarie democratiche. L’effetto AOC ultima modifica: 2020-01-08T11:20:48+01:00 da MATTEO ANGELI
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