Europa in piena crisi, Mediterraneo sul quale in questi giorni si scatenano venti di guerra con il coinvolgimento di potenze di tutto il mondo. In un panorama internazionale sconvolto e quanto mai instabile, il volume di Claudio Landi dedicato alla cancelliera tedesca, Frau Merkel. Regina d’Europa (prefazione di Lamberto Dini, Passigli editore), ne ripercorre la vita e la carriera. E lo fa celebrando le virtù di questa donna tenace, che ai mediterranei appare glacialmente determinata, ma che ha perseguito l’idea di un’Europa con al centro le istituzioni comunitarie, la moneta unica, la cooperazione e l’integrazione. Ma al tempo stesso un’Europa dove la carenza di politiche coordinate su migrazione, regime fiscale, difesa comune, fiscalità rappresentano un vulnus che causa crisi e sofferenza.
Bundeskanzlerin Merkel ha una storia alle spalle che coerentemente ha guidato la sua vita privata e pubblica, il suo impegno politico pluridecennale alla guida della “locomotiva d’Europa” che tra poco si concluderà; una storia di alleanze multilaterali e di bilanciamento: lei, Frau Angela, con le sue giacche un po’ goffe e colorate, un caschetto squadrato di capelli chiari, un viso imperscrutabile e un passo un po’ altalenante, ha attirato le attenzioni del mondo, unica donna in Europa a resistere per anni alla guida della Germania riunificata.

Figlia di un pastore luterano, cresciuta nella Repubblica Democratica Tedesca, eletta al Bundestag nel 1990 subito dopo l’unificazione delle due Germanie al seguito della caduta del muro di Berlino, la sessantaseienne Angela ha percorso, dopo la laurea in fisica all’Università di Lipsia, una carriera politica di grande spessore: vari ministeri, segretaria e presidente della CDU, cancelliera dal 2005 a oggi.
Il fondamento sostanzialmente liberale della sua politica parte da lontano, da quella impostazione “a più cerchi” che le ha permesso di tenere rapporti positivi non solo in Europa ma anche in un mondo sempre più interconnesso e globale, da Est a Ovest.
La storia della cancelliera più influente d’Europa s’ispira al pensiero di un banchiere, Alfred Herrhausen, del quale Landi traccia l’interessante percorso di vita, che termina tragicamente a seguito di un attentato da parte della Rote Armee Fraktion. Herrhausen in quel novembre 1989 ricopre la carica di Presidente della Deutsche Bank: la Germania da poco riunificata dopo la caduta del Muro di Berlino ha in Helmut Kohl il cancelliere, che gestisce la complicata situazione interna di due realtà, l’Est e l’Ovest, così drammaticamente socialmente ed economicamente diverse. Herrhausen è depositario di un ruolo che lo indica come banchiere e grande stratega economico tra i più influenti della Germania.

Vedeva nell’espansione capitalistica verso l’est il modo per espandere la ricchezza in Europa, coinvolgendo i paesi che uscivano dall’influenza sovietica integrandoli in un nuovo processo economico globale. La bomba che esplode al passaggio dell’auto del banchiere interruppe il disegno che Herrhausen stava per presentare al mondo della finanza mondiale, ma il pensiero del finanziere renano rimane impresso tra le nuove generazioni di politici ed economisti, non ultima la teoria che criticava le politiche del debito perseguite da molte grandi banche europee, causa di recessione.
Strategie considerate nefaste e negative per le economie in crisi, auspicando che il debito dei paesi fosse cancellato al settanta per cento, gli interessi ridotti del cinquanta per cento, spostando la scadenza dei prestiti a trent’anni. Herrhausen era convinto che le nazioni in difficoltà avessero bisogno di risorse e di nuove politiche di sviluppo, non certo di denaro fresco per alimentare nuovi debiti.

Banca Mondiale e Fondo Monetario avrebbero dovuto proporre e sostenere programmi di ricostruzione e moratoria del debito per i paesi post comunisti, sviluppando infrastrutture strategiche, dalle ferrovie alle industrie, capaci di avvicinare l’Est e Mosca all’Europa.
Accordi di libero scambio, moneta unica, integrazione europea assieme a politiche d’ispirazione liberale verso i paesi ex satelliti URSS sono le strategie che Angela Merkel ha tessuto, spiega Landi, e ha cercato di attuare in questi anni di cancellierato: una geopolitica liberale, fede nell’unità europea, massima attenzione ai vicini paesi dell’Est e ai lontani sempre più potenti partner commerciali asiatici.

Assieme a riforma dell’eurozona, Europa a più velocità, politica dell’immigrazione e di difesa e sicurezza, Merkel non ha mai smesso di manifestare il suo pensiero, sia in patria sia di fronte alle istituzioni europee, mettendo in atto quella politica di cerchi concentrici che ha sempre avuto il punto focale nella potente economia tedesca.
Il libro, insomma, identifica la storia recente dell’Europa con la vita di Frau Angela, e in effetti gli avvenimenti degli ultimi decenni hanno avuto questa forte donna tedesca sempre protagonista. Non solo in Europa ma, come minuziosamente indica Landi, anche durante i numerosi viaggi soprattutto in Asia, ad esempio in Cina, dove Merkel ha discusso proponendo la sua teoria su tolleranza, solidarietà, governo della legge e non legge di governo, rivendicazione di civiltà politica e giuridica europea, attenzione allo sviluppo economico di paesi terzi. Una sorta di manifesto politico, di Tavole della legge teoricamente perfette ma di difficile applicazione, soprattutto di fronte a fatti economicamente devastanti come la crisi finanziaria del 2008 o le drammatiche realtà legate alle guerre, alle emigrazioni di massa, ai cambiamenti climatici.
Di fronte a una finanza sempre più speculativa e spregiudicata, che ha drammaticamente colpito paesi europei come Grecia, Portogallo e Irlanda, la crisi del debito pubblico imbrigliato dalle regole di Maastricht ha portato a politiche di austerità drammatiche che hanno avuto riflessi estremamente negativi sulla vita delle persone, europei di serie B. La famigerata troika composta da funzionari della Banca centrale europea, della Comunità economica europea e del Fondo monetario internazionale, ha per anni ispezionato ogni aspetto della vita interna soprattutto in Grecia, riducendo il paese a livelli di povertà insostenibili, con riflessi negativi su sanità, scuola, processi nutrizionali, tassazioni insostenibili. Responsabilità anche dei vertici europei, che non hanno saputo governare una crisi dilagante dominata da “falchi” intransigenti.

Nel lungo periodo la Bundeskanzlerin trasforma la crisi in opportunità, determinando una serie di misure economiche in accordo con Mario Draghi, allora presidente della BCE. La creazione di sistemi di assistenza reciproca in un mondo interdipendente e globalizzato ha dato il via a misure che il libro riassume e spiega: il Quantitative Easing, l’acquisto cioè di titoli di stato dei paesi dell’eurozona da parte della BCE per un valore di sessanta miliardi al mese, immissione di liquidità per favorire la ripresa. Oltre a una serie di aste a livello europeo che hanno permesso prestiti da parte della BCE, forziere nel cuore dell’Europa, a banche dell’eurozona.
Anche queste misure teoricamente positive, sono state percepite in tale maniera dagli utenti , cioè dai cittadini europei? Le economie e le imprese, non le solite multinazionali ma le piccole e medie società in affanno o costrette a ridimensionarsi quando non a chiudere, hanno usufruito di tali benefici? Per adesso non sembra. Legati al Fiscal Compact, che prevede con il pareggio di bilancio una disciplina fiscale rigorosa, i paesi europei ancora annaspano tra una caterva di burocrazia e/o limitazioni, tassazioni, timore dello spread ecc. Una lezione per l’Europa e le sua istituzioni o una minaccia incombente sulla testa dei cinquecento milioni di cittadini?
Sempre forse con le migliori intenzioni, “le nuove sfide” che Merkel da anni intreccia con i destini della Germania si sono dipanate come una serie di cerchi concentrici, come un sasso lanciato in una stagno. Dopo il drammatico secondo conflitto mondiale, dal quale la Germania è uscita distrutta, decenni di pace hanno caratterizzato la vita dell’Europa nata dai trattati di Roma del 1957. E la cancelliera in questi ultimi anni ha incarnato questo spirito, adattandolo all’ampliamento dei membri stessi che dai sei originari sono diventati 28, e tra poco a seguito della Brexit saranno 27.
Anni di prosperità e di progressi, anche se con molte contraddizioni e imperfezioni, interpretazioni esasperate e rigore eccessivo, con “nuove sfide” che la Germania ha rivolto verso diversi orizzonti. Come i paesi del gruppo di Visegrad, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, una unione la cui origine si riscontra già nel lontanissimo 1335: una collaborazione politica, economica, culturale che si inserisce nell’Unione Europea con governi cosiddetti populisti e sovranisti. “Agganciarli all’alveo europeo” e privilegiando quello tedesco è stato obiettivo prioritario della Merkel, così come il rapporto con la Russia che implica importantissimi risvolti politici, economici, energetici e quant’altro.
In tali rapporti complessi s’inseriscono le varie crisi politiche che hanno riguardato e riguardano Ucraina e Crimea, in un bilanciamento continuo che viene definito “sofisticato” perché deve tenere presente l’inserimento di altri partner europei come Francia e Inghilterra, mentre l’Italia in questi ultimi anni è stata tenuta a margine di importanti e strategici incontri multilaterali.
Idem per quel che riguarda i due colossi asiatici, Cina e Giappone. Per non parlare dei controversi rapporti anche personali di Angela Merkel con i presidenti USA Obama e Trump. Delicatissimi dossier che interessano settori economici di importanza primaria per la Germania, come quello automobilistico ad esempio.
La potenza tedesca legata alla stabilità politica s’è confrontata in questi anni con i diversi governi instabili di diversi paesi, Italia in primis, che in un turbine di presidenti del Consiglio e di ministri senza troppa esperienza non si sono agganciati alla grande politica economica internazionale. A questo proposito, sotto le recenti tendenze antieuropeiste e populiste, Frau Merkel ha intrapreso una vera e propria “battaglia italiana” per riportare uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea verso più miti consigli, senza spinte antieuro o sovraniste. Una Comunità colpevole di tanti, forse troppi errori, e non certo ben vista da molte opinioni pubbliche, ma certamente casa comune di pace e possibilmente capace di rigenerarsi.
Non è tutto oro quello che luccica, ma di arie di guerra purtroppo tanto si è parlato e in questi giorni nuove sfide sulle sponde Sud ed Est del Mediterraneo vanno aprendosi, con al centro la madre di tutti i problemi: quell’emigrazione che Merkel ha tentato di domare, accogliendo un milione di profughi nei confini della Germania e giungendo a un compromesso mal digerito con la Turchia, che le è costato contestazioni in patria e in Europa.
Tra poco Angela Merkel lascerà la guida della cancelleria tedesca. Un nuovo governo della Comunità sta iniziando il difficile cammino del governo europeo. Potenze aggressive s’affacciano tra venti di guerra, con problemi irrisolti a ogni latitudine.
Auguri, Frau Angela.

Il servizio fotografico che illustra l’articolo è tratto dal sito ufficiale della cancelliera

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