Moto ondoso: Venezia non ne può più

Trentotto associazioni remiere hanno indetto per domenica 19 gennaio una manifestazione per protestare contro uno dei problemi che quotidianamente danneggia la città e i suoi abitanti, e che è ora di affrontare e risolvere prima che si arrivi a un punto di non ritorno. Che non è molto distante.
MARCO MILINI
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Venezia è fragile. Lo si è visto il 12 novembre scorso, quando le immagini dell’acqua alta che ha sconvolto la città hanno fatto il giro del mondo. Lo si vede tutte le volte in cui le gigantesche navi da crociera passano per il canale della Giudecca, sovrastando gli edifici e facendoli apparire fantastici e spauriti modellini in una città di cartapesta. Ma questi due sono solo i più conosciuti problemi di Venezia, oltre al turismo che la asfissia. C’è un altro fattore che ha meno risonanza internazionale ma che mette quotidianamente a rischio Venezia e la sua Laguna: ed è il moto ondoso. E rispetto agli altri problemi, forse questo può essere più rapidamente, se non risolto, almeno contrastato, mitigato.

Una riva d’approdo lesionata dal moto ondoso, lungo la riva delle Zattere, sul canale della Giudecca. © ANDREA MEROLA

Le barche a motore a Venezia e in Laguna sono moltissime e il traffico acqueo appare a volte senza controllo (giusto un esempio: i motoscafi che fanno “evoluzioni” per i turisti). Il moto ondoso che questo traffico genera mette in pericolo la struttura stessa della città (basti pensare a Fondamenta Nuove: da non molto risistemate le rive, c’è di nuovo bisogno di pesanti interventi) e la sicurezza di chi si muove in barca, soprattutto a remi. Per questo, le associazioni remiere hanno indetto una manifestazione di protesta per domenica 19 gennaio, in Bacino di San Marco. Avrebbero voluto farla in Canal Grande, che in caso di maltempo assicura maggiore protezione e sicurezza per le imbarcazioni a remi, ma gli è stato negato.

Traghetto del Carbon a Rialto, uno dei punti più congestionati dal traffico acqueo in città. © Andrea MEROLA

Non si tratta certo della prima manifestazione: durante l’ultima Regata Storica, le associazioni hanno tenuto una simbolica protesta pacifica, esponendo nastri a lutto sulla prua delle imbarcazioni. E il 21 settembre si è svolta la seconda edizione del Corteo delle Luci: un corteo acqueo, all’imbrunire, accompagnato dalla musica, testimonianza di interesse e amore per la città e la sua tutela.

Il fatto è che, secondo le 38 associazioni remiere che sostengono l’iniziativa, il problema del moto ondoso “è arrivato a un punto di non ritorno”. Giusto per farsi un’idea dell’entità del traffico in Laguna, sottolineano che dal 1973, anno della prima Vogalonga – nata appunto per porre l’attenzione sulle problematicità del moto ondoso e del traffico dei natanti a motore – le imbarcazioni in Laguna sono passate dalle 12500 di allora alle 80mila, forse 100mila di oggi.

Traffico merci nei canali interni del centro storico. © Andrea MEROLA

Quello che si denuncia, sostanzialmente, è che a Venezia per il traffico acqueo manca una regolamentazione che sia paragonabile a quella del traffico su ruota in una qualunque altra città. Per questo si chiede alle istituzioni di affrontare e risolvere la questione una volta per tutte, che si faccia chiarezza, si impongano limiti e si istituiscano controlli costanti capaci di porre un freno alle continue infrazioni.

E non è solo la questione del traffico in quanto tale: c’è l’inquinamento, che ne è anche conseguenza. Pensando a una città senza auto, si penserebbe a un’isola felice, ma ormai l’inquinamento a Venezia raggiunge livelli paragonabili a quelli della terraferma (e cioè Mestre, avamposto della Pianura Padana, ormai definita camera a gas d’Italia, uno dei luoghi più inquinati del pianeta, in questi giorni alla ribalta nelle cronache nazionali e internazionali). Colpa anche dei carburanti che vengono utilizzati dalle imbarcazioni, addirittura 500 volte più inquinanti (per quanto riguarda lo zolfo) di quelli per gli autoveicoli. Dannosi per la salute di Venezia, e dei veneziani. E per l’ambiente nel suo complesso, chiaramente.

Idrotaxi in navigazione sul Canal Grande. © ANDREA MEROLA

A tutto questo, però, si può cercare di porre rimedio. E se questioni come l’acqua alta, la gestione del turismo appaiono estremamente complicate, sembrano esulare dalle sole capacità delle autorità locali o nazionali, inserite in dinamiche complesse che si intrecciano a fattori o interessi globali su cui si può intervenire fino a un certo punto, per quanto riguarda il moto ondoso la percezione è diversa. Il pensiero è che, volendo, si possono prendere iniziative, e risultati si potrebbero vedere anche nel breve o medio periodo.

Per questo le società remiere hanno promosso la manifestazione di domenica, e chiedono di fare le cose che non sono state fatte per anni: ad esempio, chiedono un unico ente per la gestione della Laguna; regole per le imbarcazioni, i motori, le emissioni; limiti di velocità e per gli inquinanti; controlli e sanzioni. Che si gestisca il traffico acqueo, e si vada verso una mobilità che sia sostenibile. Non sembrano cose impossibili. E potrebbero essere, per Venezia e i suoi abitanti, letteralmente una boccata d’ossigeno.

Moto ondoso: Venezia non ne può più ultima modifica: 2020-01-17T14:41:18+01:00 da MARCO MILINI
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