Prescrizione. Riforma pessima e inutile

Siamo alle solite: populismo, demagogia. Che danneggiano la nostra civiltà giuridica lasciando una persona sotto un processo pendente sine die, e neppure risolvono il problema.
ADRIANA VIGNERI
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Perché il M5S ha voluto con tutte le sue forze l’abolizione della prescrizione penale? Prescrizione penale significa che il decorso del tempo può cancellare il reato. I processi durano molto, troppo, e finisce che il reato si prescrive (non per tutti i reati è prevista la possibilità di prescrizione, ma per la maggior parte sì). La riforma Bonafede prevede che dalla sentenza di primo grado in poi non ci sia più la possibilità che il reato si prescriva. Conseguentemente il processo può durare un numero imprecisato di anni senza nessun rischio che il processo si concluda con la prescrizione. Evento certamente scandaloso e riprovevole, oltre che un grave spreco di risorse pubbliche.

Dunque questa riforma è stata voluta per velocizzare i processi affinché non si estinguono? 

Certamente no, se non c’è più la prescrizione, se il pm e il giudice non hanno più tempi da rispettare non avranno alcuno stimolo ad accelerare il lavoro (e lo Stato stesso non ha più ragione di fornire i mezzi affinché i processi si possano fare rapidamente). Al più i magistrati saranno stimolati dagli avvocati che hanno il cliente in galera, a scapito di altro tipo di processi – che saranno pretermessi – in cui non basta una sentenza, in cui serve una sentenza definitiva per farsi risarcire i danni subiti.

Per velocizzare i processi occorre intervenire sulle regole procedurali, sulla fornitura dei mezzi e di personale, e soprattutto de-penalizzare, smetterla di considerare reato qualsiasi trasgressione. Ci sono altre misure, pecuniarie ed interdittive, che sono altrettanto o più efficaci. Oppure metodi penali, come il giudizio abbreviato e il patteggiamento. Senza intasare il processo penale.

No, la ragione è un’altra, per cui il Movimento ha voluto questa riforma. La ragione è l’assecondare, il carezzare le pulsioni emotive sottostanti all’idea di punizione. È l’ossessione di punire, punire, punire. Quell’inclinazione che porta a dire “mettiamolo in galera e buttiamo la chiave”. Ma questo lo si può dire impunemente all’osteria, dando sfogo alla propria irresponsabile indignazione, non può essere la posizione del legislatore, per ragioni di civiltà giuridica e di principi costituzionali da rispettare, a cominciare dalla ragionevole durata dei processi. 

Se la Costituzione ritiene rilevante la durata del processo, una norma ordinaria non può rimettere la sua durata alle casualità di funzionamento del sistema giudiziario.

La prescrizione, poi, ha ragioni serie per esistere. Il passaggio del tempo riduce fino ad estinguerla l’esigenza punitiva. Dopo vent’anni la persona che si dovrebbe processare non è più la stessa. L’interesse dell’ordinamento per la repressione sfuma fino a ridursi nel nulla.

A questo punto si può obiettare che con il sistema Bonafede si ottiene finalmente l’eliminazione dell’impunità da prescrizione. Un grande vantaggio a fronte di fumose obiezioni giuridiche! 

Per capire meglio occorre conoscere qualche cosa di più sulla casistica della prescrizione. Andare a vedere in quale fase, dalla notizia di reato in poi, matura la prescrizione, dato fondamentale per capire come incide la nuova norma, nel testo originario del ministro Bonafede e in quello leggermente modificato che dovrebbe uscire dalla Commissione Giustizia della Camera dei deputati. Insomma andiamo a vedere se e quanto effettivamente cambia.

Prendiamo i dati del 2017, anno in cui si sono estinti complessivamente 125.659 reati (e relativi processi).

64.904 si sono estinti davanti al GIP (giudice delle indagini preliminari) o davanti al GUP (giudice dell’udienza preliminare). Circa trentamila davanti al Tribunale e al Giudice di pace. Complessivamente 95.000 processi si sono estinti per prescrizione del reato PRIMA di essere arrivati alla sentenza di primo grado.

Poiché la prescrizione s’interrompe con la sentenza di primo grado, e non prima, i 3/4 dei processi (95.000 contro 125.000) continueranno a prescriversi come prima. Se va bene, saranno i due terzi.

Il rimedio ci sarebbe, per evitare l’ingiustizia e lo spreco derivanti dalla prescrizione penale, ad esempio cambiare la regola della decorrenza della prescrizione, il momento in cui s’inizia a calcolare il tempo che passa, facendo decorrere la prescrizione non dal momento in cui il reato è stato commesso, ma dal momento in cui il reato ha un autore, dal momento in cui viene individuato il possibile responsabile. 

Ma della questione del momento di decorrenza della prescrizione non si è sentito dibattere sulla grande stampa. E d’altra parte occorre riconoscere che il criterio con cui è stata scelta la proposta di riforma dal Movimento 5 Stelle non è quello della ragionevolezza bensì quello della risonanza, dell’impatto sociale, la ricetta più semplice e di grande effetto, anche se dannosa ed inutile.

I reati si prescrivono? Eliminiamo la prescrizione!

È a tutti evidente l’efficacia di un messaggio che dica: basta con la prescrizione! a fronte di un messaggio che dicesse: cambiamo la decorrenza della prescrizione e diamo più tempo a chi deve istruire il processo. 

Insomma siamo alle solite: populismo, demagogia. Che danneggiano la nostra civiltà giuridica lasciando una persona sotto un processo pendente sine die, e neppure risolvono il problema.

Ma, si può obiettare, le regole attuali sulla prescrizione, che sono diverse in ragione della gravità del reato, sono troppo favorevoli all’imputato, prevedono prescrizioni troppo brevi. Non è neppure vero questo. Prendo i dati da un’intervista rilasciata dal giudice Gherardo Colombo.

Per l’omicidio senza aggravanti, per cui , in tutto trent’anni anni, la prescrizione può essere dai 24 ai trent’anni. Per il sequestro di persona a scopo di estorsione, 37 anni e mezzo. Per la rapina aggravata 25 anni, per la violenza sessuale quindici anni, per il furto pluriaggravato dodici anni e sei mesi. Per i reati di corruzione, a secondo i tipi di corruzione, le pene variano da otto a vent’anni. E altrettanta è la durata della prescrizione. Per gli omicidi colposi, che spesso si prescrivevano, le pene sono state aumentate e quindi sarà più difficile la prescrizione.

Se con queste durate il nostro sistema giudiziario non riesce a giungere alla sentenza definitiva, è lì che bisogna intervenire, non eliminando la prescrizione.

La correzione ultimamente accettata dal ministro Bonafede, che esenta il caso della sentenza di primo grado se assolutoria, non toglie nulla alla ripugnante, deprecabile “cultura” che ispira la riforma, nuove dosi di barbarie nel nostro ordinamento.

Il guaio è che quella correzione è stata sufficiente a convincere il Partito democratico a sostenere l’abolizione della prescrizione a partire dalla sentenza di primo grado, prima deprecata (nulla del genere vi era nella riforma Orlando, 2017, che ha rimediato ai guasti della Cirielli).

Una posizione politica provvisoria, in attesa del voto dell’Emilia Romagna, oppure una posizione politica consolidata, in vista di un’amorevole prossima fusione con il Movimento?

Per ora preferiamo non sapere.

Prescrizione. Riforma pessima e inutile ultima modifica: 2020-01-17T18:37:35+01:00 da ADRIANA VIGNERI
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