Evo pianifica la sua successione. Con qualche sorpresa

Morales ha reso noti i nomi dei candidati che correranno per la carica di presidente e di vice presidente della Bolivia alle elezioni del 3 maggio. Contraddicendo le scelte provenute dalle organizzazioni che appoggiano il suo partito, il MAS, e che avevano proposto l’ex ministro degli esteri David Choquehuanca e il leader cocalero Andrónico Rodríguez, ha deciso di puntare sul suo ex ministro dell’economia Luis Arce Catacora.
CLAUDIO MADRICARDO
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Evo Morales ha reso noti ieri da Buenos Aires i nomi dei candidati del Movimiento al Socialismo (Mas) che correranno per la carica di presidente e di vice presidente della Bolivia alle elezioni del prossimo 3 maggio. Contraddicendo le scelte provenute recentemente dal Pacto de Unidad, cioè dalle organizzazioni che appoggiano il Mas in patria e che avevano proposto l’ex ministro degli esteri David Choquehuanca e il leader cocalero Andrónico Rodríguez, Morales, coordinatore della campagna, Morales ha deciso di puntare sul suo ex ministro dell’economia Luis Arce Catacora. Declassando a vice l’indigeno aymara David Choquehuanca, che per undici anni ha occupato la carica di suo ministro degli esteri e che, inaspettatamente, aveva lasciato ogni incarico di governo per tornare a dedicarsi al partito. 

La decisione di Evo Morales è stata comunicata in una conferenza stampa nella capitale argentina, dove l’ex presidente vive come rifugiato dopo la sua rinuncia al potere avvenuta il 10 novembre per le accuse di brogli elettorali, alla fine di un incontro con i dirigenti dei settori sociali che appoggiano il programma politico del Mas. 

Se Morales nessuna critica poteva esprimere sulla figura di Choquehuanca che pur esce ridimensionato, non sono nuove le sue perplessità su Rodríguez, considerato troppo giovane per la carica di vice presidente.

Di sicuro non deve avergli giovato l’essere leader cocalero di Cochabamba e di quel territorio di nessuno che va sotto il nome di Chapare, dove solo qualche giorno fa l’antinarcotici boliviana ha potuto finalmente entrare trovando numerose prove della trasformazione delle foglie di coca in cocaina. Una riaffermazione della volontà di controllo dello stato che segna un punto a favore del governo ad interim di Jeanine Áñez, che Morales mai si era pensato di attuare. 

In un panorama politico in cui la destra si presenta frammentata e sembra correre concretamente il pericolo della dispersione del voto, come già ha messo in guardia Áñez, con le candidature alla presidenza di Jorge Quiroga, di Carlos Mesa, dell’ex civico Fernando Camacho, del coreano-boliviano Chi Hyun Chung e probabilmente anche del governatore Félix Patzi, la scelta caduta su due colonne del Mas si spiega con il desiderio di Morales di puntare a vincere già al primo turno.

Se ciò avvenisse, il nuovo presidente entrerebbe in carica entro il 12 giugno. Se si andasse invece a ballottaggio, la Bolivia dovrebbe scegliere tra i due candidati con più voti quello che dovrà assumere la carica di presidente in un periodo compreso tra l’8 e il 22 luglio. 

Luis Arce Catacora

Arce è il padre del modello economico e socio produttivo su cui la Bolivia di questi ultimi anni è cresciuta, potendo indubbiamente vantare risultati positivi, anche se non ha saputo alla fine affrancarsi da quel rapporto estrattivista, in fin dei conti iniquo, su cui ancora poggiano molte delle economie sudamericane. 

La carica di vice per David Choquehuanca, ministro degli esteri storico di Evo, consente al Mas di riaffermare la sua radice indigena, grazie ai forti vincoli su cui il neo candidato può contare. 

Indebolito politicamente, il Mas ha ancora i due terzi dei seggi dell’attuale Assemblea legislativa. Il che non gli ha evitato, dopo la rinuncia di Morales e la catena di dimissioni dei suoi collaboratori, di essere risospinto ai margini della vicenda politica boliviana. Pur non avendo fino a ieri ancora una leadership, nei sondaggi delle scorse settimane risultava lo schieramento politico con maggior seguito, distanziando di un bel po’ Carlos Mesa e Camacho. La prova provata del suo radicamento a livello sociale, nonostante Evo Morales non abbia avviato per tempo un processo di ricambio che gli evitasse l’errore, da lui recentemente ammesso, di presentarsi per un quarto mandato.

Una possibile vittoria del binomio Arce-Choquehuanca potrebbe comunque ridare un ruolo attivo a Evo in Bolivia, dove l’ex presidente deve affrontare tre processi per terrorismo, sedizione e usurpazione di funzioni. Un’ipotesi che, senz’ombra di dubbio, rappresenta una sorta di spauracchio per le altre forze politiche, che contano su un cambio radicale e su una nuova normalità che ponga definitivamente alle spalle la lunga vicenda politica di Evo. 

Le recenti improvvide sue dichiarazioni, in seguito ritrattate, circa la necessità di formare milizie armate del popolo in Bolivia sull’esempio del Venezuela, di certo non portano acqua al processo di pacificazione. 

E hanno provocato la critica da parte di numerosi ambienti politici anche a lui vicini. Senza contare il disagio che il suo interventismo politico e le sue affermazioni hanno procurato alle autorità argentine che gli hanno dato rifugio. 

Evo in riunione con “i fratelli” del Pacto de Unidad

Con tutto ciò, il Movimiento al Socialismo rimane forse l’unica forza politica organizzata e quindi elettoralmente temibile. La scommessa futura della nuova leadership del Mas sarà vinta nella misura in cui saprà contenere e smontare le minacce che oscurano il cielo della Bolivia del dopo Evo tanto spesso da lui stesso incarnate. 

In un paese alla ricerca di normalità in cui non sono pochi a paventare un suo ritorno, un’eventualità che la maggioranza dei boliviani, anche a lui non necessariamente ostili, ha ampiamente dimostrato di non desiderare. 

Evo pianifica la sua successione. Con qualche sorpresa ultima modifica: 2020-01-20T18:42:27+01:00 da CLAUDIO MADRICARDO
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