Trump. Un piano di pace che è nuova benzina sul fuoco

Il presidente statunitense non aspetta il voto israeliano per rilanciare la sua proposta negoziale e convoca a Washington Netanyahu e il suo sfidante Gantz.
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
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Donald Trump ha fretta di varare il suo “Piano del secolo”. E non intende aspettare il 2 marzo, quando Israele andrà al voto, per le terze elezioni anticipate in nemmeno un anno. La Casa Bianca starebbe per rilasciare presto una dichiarazione riguardante il piano di pace del presidente Donald Trump, riferiscono ad Haaretz funzionari israeliani.

Trump e i suoi più stretti collaboratori in politica estera hanno deciso che non ha più senso attendere e hanno forzato la mano,

conferma a ytali una fonte governativa vicina al primo ministro Benjamin Netanyahu. Lo stesso Netanyahu e il suo principale rivale politico, il leader di Kahol Lavan (Blu Bianco), Benny Gantz, dovrebbero volare a Washington la prossima settimana per discutere i dettagli del piano statunitense per dare soluzione al conflitto israelo-palestinese. Intanto, tra i due maggiori contendenti alla poltrona di primo ministro, è iniziata una “corsa all’annessione”. 

Martedì Gantz ha promesso che avrebbe lavorato per far avanzare l’annessione di Israele alla Valle del Giordano dopo le elezioni 2 marzo, aggiungendo che si aspetta la pubblicazione del piano di pace Usa. In passato – ricorda Haaretz – Gantz s’era opposto alla pubblicazione del piano durante una campagna elettorale, sostenendo che una tale mossa sarebbe stato un “regalo” per Netanyahu e “un intervento diretto” di Washington nella politica interna d’Israele. Ora, però, le cose sembrano essere cambiate. 

Parlando durante un tour elettorale, l’ex capo di stato maggiore di Tsahal, Gantz, ha affermato che

La Valle del Giordano è la barriera difensiva orientale di Israele in qualsiasi conflitto futuro. I governi israeliani che hanno parlato della possibilità di restituire l’area [al controllo giordano] stavano commettendo un grave errore strategico e di sicurezza, e vediamo questa striscia di terra come una parte inseparabile dello Stato di Israele.

Gantz ha sottolineato che il processo di estensione della sovranità israeliana nell’area sarà condotto legalmente e in coordinamento con gli organismi internazionali. “Fino ad allora assicureremo il continuo sviluppo di questa terra, dobbiamo andare avanti”, ha aggiunto.

Protesta in Giordania contro l’importazione di gas dai territori occupati

In risposta, Netanyahu, che in precedenza aveva promesso l’annessione non solo della Valle del Giordano ma dei territori dell’Area C che comprende oltre il sessanta per cento della Cisgiordania, ha affermato che applicherà la legge israeliana a tutti gli insediamenti israeliani “senza eccezioni”. Gantz ha promesso l’annessione per ottenere i voti di destra, ma l’unico vincitore è Netanyahu, sottolinea Haaretz. Gantz ha scelto di sfidare Netanyahu sul terreno preferito dal primo ministro più longevo nella storia d’Israele. Il terreno della sicurezza. E la sicurezza dello stato ebraico è minacciata su tutti dal Nemico iraniano. Scrive Gantz in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera:

L’Iran non avrà mai armi nucleari. Come ex capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, sono al corrente dei piani operativi israeliani e posso affermare senza mezzi termini che Israele ha la volontà, la capacità e gli strumenti per impedire che questo avvenga. Anche se il prezzo da pagare sarà altissimo. Per evitare l’intervento militare, i leader mondiali dovranno formare un fronte compatto contro un regime che fomenta odio e terrore. Non possiamo chiudere un occhio su ciò che sta accadendo, né possiamo permetterci di dar segno di debolezza. I capi di stato europei dovranno riconoscere il regime iraniano per quello che è: una minaccia a Israele e all’intera regione, e un pericolo imminente per gli interessi strategici dell’Europa. L’Iran punta a distruggere Israele non solo in quanto nazione, ma anche perché simbolo del mondo libero. Proprio come la leadership mondiale venne chiamata alle armi durante gli anni più bui della nostra storia, anche oggi non è consentito sottrarci alle nostre responsabilità…

Quanto a Trump, la scelta di accelerare i tempi nell’ufficializzazione del “Piano del secolo” ha anche un valore interno: ricostruire un rapporto, andatosi sfilacciando negli ultimi tempi, con la comunità ebraica statunitense in tutte le sue componenti, conservatrici e progressiste. Da qui la scelta di chiamare alla Casa Bianca non solo l’“amico Bibi” ma anche il suo rivale. Come dire: gli Stati Uniti saranno a fianco d’Israele, indipendentemente da chi ne sarà il futuro capo di governo.

In un certo senso, è lo “sdoganamento” di Gantz. Ma il Gantz “annessionista” non piace a sinistra. Per Nitzan Horowitz, leader di Meretz, Blu e Bianco sta inseguendo i voti della destra per “insicurezza” o perché crede nella manovra per “mancanza di logica”. “In ogni caso, è molto chiaro che le persone di centro-sinistra non hanno nulla da cercare in quel partito”, ha twittato. Duro anche il leader della Joint List, Ayman Odeh, secondo il quale “l’imitazione” non è il modo di sostituire Netanyahu alla guida del paese:

Gantz sembra aver dimenticato che c’è vita dopo la campagna. Il patetico tentativo di raccogliere alcuni voti della destra non vale la distruzione futura di tutti.

In questo contesto, s’è inserito lo stesso Netanyahu che ha rilanciato la promessa di Gantz, chiedendogli di attuare insieme il piano senza attendere le elezioni.

Perché aspettare se è già possibile farlo con un vasto accordo alla Knesset? Mi aspetto la tua risposta per questa sera a meno che Ahmad Tibi [leader storico degli arabi israeliani, ndr] non te lo proibisca,

ha affermato il leader del Likud, sfidando l’avversario e suggerendo che dipenda dai partiti arabi. Immediata la risposta del leader centrista, ex capo di Stato maggiore, che ha riportato l’attenzione sui guai giudiziari di Netanyahu:

Prima deliberiamo sulla [richiesta di] immunità avanzata dal premier per proteggersi dalle incriminazioni per corruzione, frode a abuso di fiducia in tre casi, e poi gestiremo la sovranità sulla Valle del Giordano

ha concluso secco Gantz. Quanto ai contenuti del “Piano del secolo”, secondo quanto rivelato dalla rete televisiva israeliana Channel 12, prevede la sovranità israeliana su tutti gli insediamenti e il riconoscimento dello stato palestinese. 

Il tramonto in Cisgiordania (JTA/Laura Ben-David)

Il piano dell’amministrazione Trump comincia a prendere forma a metà del 2017, quando Jason Greenblatt, l’inviato speciale di Trump per il processo di pace, fa il suo primo viaggio nella regione. Le fonti che sono state in contatto con Greenblatt durante questo periodo dicono ad Haaretz che il principale obiettivo del suo primo viaggio è lo stretto allineamento degli interessi tra Israele e il mondo arabo, che a suo avviso rappresentava una rara opportunità per una svolta nei negoziati. È questo un punto nodale del “piano Trump”: coinvolgere i paesi arabi che, nel quadro regionale, hanno interessi strategici convergenti con Israele.

Una fonte governativa israeliana li elenca a ytali: Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania. Paesi del fronte sunnita che, con Israele, condividono la necessità di arginare la penetrazione iraniana in Medio Oriente, contrastando l’affermarsi della mezzaluna rossa sciita sulla direttrice Baghdad, Damasco, Beirut. E Gaza. A questo è particolarmente interessato l’erede al trono saudita, il giovane e ambizioso principe Mohammad bin Salman Al-Sa’ud, fautore dell’avvicinamento, in funzione anti-iraniana, di Riyad a Tel Aviv: per il futuro sovrano, e attuale viceprimo ministro e ministro della Difesa saudita, togliere ai suoi nemici regionali la “carta palestinese” sarebbe un risultato rilevante, da far pesare nella definizione dei nuovi equilibri regionali. E, come risulta a ytali, Qalqilya potrebbe diventare la capitale di uno stato palestinese.

Vorremmo che il piano parlasse da solo – confida una fonte dell’amministrazione Usa a Haaretz – la gente capirà che dopo l’accordo staranno tutti meglio che senza: crediamo che le persone coinvolte siano interessate al loro futuro e al futuro dei loro figli. Questo piano darà molte più opportunità a tutti in futuro rispetto alla situazione che hanno ora.

La dirigenza palestinese, dall’Autorità nazionale palestinese di Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ad Hamas, hanno più volte bocciato il “Piano del secolo”, per come veniva “rivelato” ufficiosamente.

Non c’è stato un atto che fosse uno dell’amministrazione Trump che non abbia favorito Israele nella sua politica colonizzatrice

dice a ytali Saeb Erekat, segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). E conclude:

Non accetteremo uno staterello senza sovranità su tutto il territorio nazionale. I confini dello stato palestinese sono quelli delineati dalle risoluzioni Onu: quelli del ’67, con Gerusalemme Est come capitale. Il presidente Trump può vestire tanti panni, anche quelli dell’illusionista. Ma noi non applaudiremo la sua performance.

Trump. Un piano di pace che è nuova benzina sul fuoco ultima modifica: 2020-01-24T14:17:30+01:00 da UMBERTO DE GIOVANNANGELI
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