[PARIGI]
Telegenico e a suo agio coi media, un vero professionista della comunicazione, Jordan Bardella è la stella nascente del Rassemblement National (Rn). È soprattutto un esponente della nuova “generazione frontista”, cresciuta all’ombra di Marine Le Pen, di cui ripete come un mantra gli slogan politici. Un vero e proprio “prodotto” del processo di de-demonizzazione orchestrato dall’ex braccio destro di Marine e mentore di Bardella, Florian Philippot, uscito dal partito nel 2017.
Bardella è diventato uno dei nuovi volti del partito di Le Pen, grazie anche alla scelta di presentarlo come capolista nazionale per le elezioni europee del 2019. Una scelta a proposito della quale molti dirigenti avevano espresso malumori ma che protegge Le Pen da inattese pugnalate alle spalle.
Le Pen conduce la campagna elettorale fianco a fianco di Bardella e i risultati sembrano darle ragione. La lista guidata dal giovane politico batte ogni record precedente. In numero di voti reali il partito di estrema destra ottiene 5,28 milioni di voti, il 23,31 per cento, qualche punto sopra il partito del presidente Macron.

Dopo le elezioni europee, il neo-deputato diventa sempre più onnipresente nei media. E come molti della sua generazione è molto attivo anche sui social media, dove riesce abilmente a creare polemiche. Come è accaduto il 25 dicembre scorso: in piena notte invia un video su Twitter per attaccare Macron, reo di non aver fatto gli auguri di Natale.
Il presidente della repubblica non s’è degnato di augurare buon Natale ai suoi concittadini, Non una parola, non un tweet, assolutamente nulla […]
Un comportamento, dice Bardella, che il capo dello stato non ha avuto nei confronti di altri religioni:
Siamo contenti che il presidente abbia il tempo di celebrare regolarmente sui social media ogni anno la fine del digiuno, la fine del Ramadan. Ma vorremmo che facesse lo stesso in occasione della tradizioni che fanno parte del nostro calendario.
Poco importa se è la prima volta che Macron non fa gli auguri di Natale da quando è presidente. Poco importa che abbia evocato la fine del Ramadan una sola volta durante il suo mandato. Come spesso accade, l’importante è diffondere in maniera più o meno nascosta o manipolata notizie che possono essere plausibilmente vere per rafforzare il proprio elettorato. E magari prenderne qualche elettore degli altri partiti, da destra a sinistra.
Bardella fa parte di quella generazione dei “bébé-Philippot”, cresciuta nello spostamento del partito di estrema destra verso il campo sovranista. Un partito anti-europeo, nazionalista, statalista e ossessionato dalle tematiche identitarie. Un partito che punta agli scontenti della destra moderata e della sinistra alternativa. Con l’obiettivo di costruire quel serbatoio di voti a cui attingere in occasione di futuri ballottaggi presidenziali. Una riserva di voti che è mancata a Marine Le Pen in occasione delle ultime elezioni presidenziali del 2017. Quella di Bardella è la generazione del fronte comune nazional-identitario contro il “neoliberista” Macron, esponente delle élite europeiste e globali.
Il giovane politico aggiunge poi alle tematiche sovraniste qualche novità: le tematiche ambientali. Bardella crea questo legame tra la crisi migratoria e la crisi ambientale, figlie del libero scambio. Per il politico del Rn, la risposta alle due crisi è soltanto una: il ripristino delle frontiere.
Bardella, classe 1995, proviene da una famiglia di origini italiane (che, dichiarerà, “a differenza di altri ha saputo integrarsi”). Il giovane politico cresce a Saint-Denis, nella banlieue parigina, una terra di conquista per il Front National e un tradizionale bastione delle sinistre in un passato ormai lontano.
S’iscrive all’allora Front National quando ha ancora sedici anni e in breve tempo assume sempre più responsabilità interne a livello locale. Nel 2016, su indicazione di Philippot, crea il collettivo Banlieues patriotes, per mobilitare elettorato, in quella che definisce la “Francia dei dimenticati”:
Vogliamo smontare il mito dell’opposizione tra Fn/Banlieues e il nostro discorso è attraente per questi quartieri
Si trova a distribuire volantini “Musulmans peut-être mais Français d’abord” (“Musulmani forse ma francesi innanzitutto”); e denuncia “l’emergere di un islam politico” nelle periferie della metropoli parigina.

A soli diciotto anni diviene segretario del partito nel dipartimento di Seine-Saint-Denis e poi consigliere regionale. Da segretario si trova a gestire una grossa polemica interna quando un aderente conosciuto del partito si converte all’islam; il giovane viene accusato di fare del proselitismo e di realizzare una strategia “entrista islamista”. Bardella cerca di gestire il problema senza che la notizia esca sui giornali ma un dirigente del partito rivela tutto alla stampa. Il giovane politico si trova immediatamente al centro dell’attenzione. Senza grandi conseguenze per il suo percorso politico.
Infatti, qualche tempo dopo, avviene il salto a livello nazionale. In un partito alla disperata ricerca di giovani quadri, Bardella diventa il presidente del movimento giovanile del Fn, poi il portavoce del partito e infine capolista alle europee. Fino alla nomina a vice-presidente del partito. Sempre al fianco di Marine Le Pen.
La fedeltà totale a Marine Le Pen è una caratteristica del giovane gruppo dirigente del Rn. Soltanto un’altra personalità politica riesce a far vacillare la fede che Bardella sembra avere in Marine: il leader della Lega Matteo Salvini. Per il giovane politico, infatti, la parentesi salviniana al governo del Belpaese è un modello. È l’idea che l’uomo forte al governo del paese possa risolvere il disordine in cui versa la Francia. Salvini ha soprattutto realizzato quel che al Fn non è mai riuscito: l’esercizio il potere. Per mostrare la “normalità” del governo dei partiti sovranisti.
In una sorta di passaggio di consegne la Lega diventa oggi un punto di riferimento per altri partiti europei. Sotto l’influenza di Le Pen il partito di Salvini si era trasformato in una formazione nazionalista; e oggi i giovani dirigenti della destra francese sognano di emularne le gesta nel prossimo futuro.

Un futuro che Marine Le Pen sta preparando. Prima le elezioni amministrative, poi quelle regionali e infine nel 2022 le elezioni presidenziali, alle quali ha già detto che si candiderà. Nel frattempo lavora sotto silenzio e manda avanti Bardella, meno inviso, fedele e non in grado di crearle ombra.
E chi lo sa… magari in un momento di difficoltà, di fronte al nome della nipote Marion Marechal – che sembra ambire alla candidatura presidenziale – perché non opporle un altro giovane, soprattutto se alleato?

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