Elly Schlein è la sorpresa delle elezioni regionali in Emilia Romagna. Capolista della lista di sinistra “Coraggiosa” collegata a Stefano Bonaccini, nonostante il 3,8 per cento (sufficiente però all’elezione), è risultata la candidata più votata in tutta la regione con oltre 22mila preferenze. È un riconoscimento per la sua coerenza politica a cui fa da sfondo la solida preparazione culturale e una buona esperienza internazionale nonostante la giovane età (è nata nel 1985). Ora se la contendono in molti, dal Pd a Sinistra italiana e Articolo uno. Quest’ultimi, vorrebbero che fosse lei a promuovere una nuova aggregazione a sinistra del Pd senza escludere a priori (a differenza del passato) convergenze con il partito di Nicola Zingaretti. Elly, che certo avrà i suoi difetti, non ha di sicuro quello del “minoritarismo” come vocazione.
Intervistata da Radio Capital ha detto la sua:
È stata una vittoria di coalizione. Abbiamo vinto non perché ce la siamo giocata al centro, bensì perché abbiamo motivato il nostro elettorato. Le sardine ci hanno aiutato a ritrovare il senso di comunità, facendoci uscire dall’idea della destra incontrastabile. Salvini si può fermare con un lavoro di squadra. Chiediamoci perché le mobilitazioni più belle avvengono fuori dai partiti.
È prevedibile, dopo l’exploit delle preferenze, un suo ritorno nel Pd da cui è uscita nel 2015? La risposta:
Si farà eventualmente una discussione più avanti, dipende da cosa vorrà fare il Pd. Io per ora sto benissimo qui fuori. Ho rifiutato una generosa offerta di candidarmi alle europee perché su alcuni temi non è più tempo di ambiguità.
Schlein colpisce subito perché non parla il “politichese”. Ricordo i suoi interventi brillanti e diretti da peperina nelle convulse giornate che seguirono alla mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale nell’aprile 2013. I 101 franchi tiratori del centrosinistra che affossarono la candidatura del Professore facevano rabbia a molti. Ricordo l’uscita da un’assemblea convulsa al cinema Capranica nei pressi di Montecitorio – che noi giornalisti seguivamo con incredulità e scrupolo – in cui senatori e deputati del Pd furono fischiati sonoramente dagli elettori del centrosinistra.
È in quella occasione che fa la prima comparsa pubblica Elena Schlein, ormai per tutti semplicemente Elly. È lei che guida, insieme ad altri, la rivolta di base contro l’episodio anti-Prodi e contro possibili inciuci con la destra berlusconiana. Il movimento di cui diventa una dei leader è “OccupyPd”: l’obiettivo è riappropriarsi delle idee originarie su cui era nato il Partito democratico contro le derive burocratiche di ex Pds e di ex Popolari, gli uni contro gli altri armati. Elly organizza pure in quella primavera un’assemblea nazionale a Bologna che si conclude con un incontro con Prodi. Nella campagna successiva per le primarie che devono eleggere il nuovo segretario piddino si schiera con Pippo Civati. È allora che inizia la sua carriera politica all’insegna di idee nuove e mai conformiste: è eletta nella direzione del Pd in “quota Civati”.

Elly è nata a Lugano: madre italiana e padre americano, quindi conosce bene le lingue. Maturità classica con il massimo dei voti in Svizzera, si trasferisce poi a Bologna dove si laurea “con lode” nel 2011 in giurisprudenza dopo aver animato il movimento degli studenti degli anni precedenti ed essersi sempre interessata di cinema e documentari. Nel 2008, va per un periodo a Chicago come “volontaria democratica” nella campagna elettorale vinta da Barack Obama, esperienza che ripete nel 2012 quando Obama è eletto per la seconda volta. Una curiosità: suona molto bene il pianoforte.
Nel 2014 c’è la candidatura alle elezioni europee, nelle quali risulta eletta con oltre cinquantamila preferenze. Entra nelle commissioni Sviluppo, Libertà civili e giustizia, Parità di genere. Diventa copresidente dell’Intergruppo integrità, trasparenza, anti-corruzione e criminalità organizzata. I suoi cavalli di battaglia dell’instancabile e apprezzato lavoro parlamentare sono fisco, immigrati, ambiente, parità di genere. Acquisisce via via – altra virtù importante del suo curriculum – un’esperienza europea e internazionale.
Nel 2015 lascia il Pd e fonda con Pippo Civati il movimento Possibile. Il dissenso con il partito verte su jobs act, riforma della scuola e segreteria di Matteo Renzi, di cui pure Civati era stato all’inizio uno dei collaboratori. Nel 2016, è nominata relatrice per il gruppo Socialista e democratico della riforma del Regolamento di Dublino, la norma che stabilisce quale stato membro è responsabile per ogni richiesta d’asilo presentata nell’Unione europea.
Nel 2017, riceve il riconoscimento di “deputato dell’anno sui temi dello sviluppo sostenibile” di cui è stata pure relatrice dal Parlamento europeo.
Nelle elezioni europee di un anno fa, Elly Schlein è stata a lungo corteggiata da Pd e lista Sinistra italiana-Rifondazione perché accettasse una candidatura che ha declinato con nettezza rimanendo nella sua collocazione di indipendente. Da qui la scelta successiva di promuovere la lista unitaria della sinistra esterna al Pd per le recenti elezioni in Emilia Romagna che ha capeggiato con ispirazione unitaria e di competizione sui contenuti con quelle di Pd e di Stefano Bonaccini. Ora è diventata una leader amatissima e rispettata della sinistra del presente e del futuro.

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