Che fare sabato?
La classica domanda sul fine settimana.
Scampagnare? Andare in montagna? Scegliere la laguna o il mare d’inverno? Andare a teatro o al cinema? Partitella con gli amici?
Domande che ci facciamo tutti, in base alle nostre preferenze e propensioni individuali o familiari.

Sabato 1° febbraio c’è un’alternativa, quella di provare a prendere in mano il futuro del nostro Comune e di capire insieme come governare Marghera, Mestre, Favaro, Venezia, le isole, la laguna nei prossimi anni.
È un percorso che ormai ha una storia.
A maggio 2018 al Vega la domanda era se un’altra città fosse possibile.
Un mese dopo a Chirignago vennero scelti i temi sui quali confrontarsi.
Dopo l’estate ad Argo 16 la cosa cominciava a prendere forma.
Il 14 dicembre, al teatro Kolbe, la prima decisione, con la fondazione del soggetto politico; quello che vuole dimostrare che l’altra città è possibile.
Ora è il tempo delle scelte.
L’assemblea cittadina convocata sabato 1° febbraio alle 15 al teatro Kolbe a Mestre ha un programma ambizioso, riassunto dal titolo “PARTECIPA AL FUTURO”.
Questo significa ritrovare il gusto di scelte che si basano sull’impegno personale diretto e non sulla delega all’“illuminato di turno”.
I promotori non vogliono ripetere il “Kolbe 1”.
Le scelte per acclamazione possono concludere un percorso che si è condiviso nei suoi passaggi, come fu allora per la “proclamazione” del soggetto politico.
Ora però è necessario riprendere il filo di un’elaborazione collettiva, e per sabato sono annunciati tavoli di lavoro facilitati che consentano a tutte e a tutti di esprimersi e di pesare nelle scelte, con la loro restituzione in tempo reale.
Il metodo partecipato si conferma quindi il primo elemento che caratterizza e distingue dagli altri il soggetto politico “altra città”.
È un metodo che può risultare più lento, ma che consente scelte motivate e collettive.
In campagna elettorale è il primo presupposto per raccogliere adesioni convinte e capaci di iniziativa sul territorio. E un elemento importante in un momento in cui per le elezioni comunali veneziane le cose stanno ancora assestandosi.
Da una parte il Sindaco uscente non potrà più contare su un’immagine “non politica”, di candidatura “civica” attenta alla città e ai suoi abitanti.
Sta infatti concludendo un apparentamento con la Lega che lo connota e caratterizza a tutti gli effetti come il “candidato della destra”.
Dall’altra le forze politiche del centro e della sinistra non dimostrano ancora idee chiare né sul programma né sulle candidature.
Allora sono molto importanti le scelte che “il nuovo soggetto politico dei cittadini” si propone di prendere nell’assemblea di sabato.
Da una parte verranno presentate e discusse le idee forza, già definite in otto mesi di lavoro di tavoli e assemblee e si discuterà come e dove presentarle in città.
La scommessa è che per rendere “possibile” una città veramente “altra” debbano entrare in gioco i cittadini.
Chi sarà sabato al Kolbe verrà chiamato a dettagliare il lavoro di proposta di temi, obiettivi e strumenti avviato attorno ad un programma sbozzato a partire dal “Manifesto” approvato il 14 dicembre: partecipazione, cittadinanza e coesione sociale, ambiente e salute, sviluppo.
Quest’ultimo inteso come proposte alternative alla monocultura turistica che dalla città d’acqua sta colonizzando anche quella di terraferma e con una centralità della cultura.
Dall’altra c’è la vera novità: in queste settimane in città sono circolati nomi di potenziali candidati Sindaco, tutti accomunati da due caratteristiche: essere prevalentemente maschi ed essere proposti da “ambiti ristretti” – di partito, di personalità o associativi che siano.
In esplicita rottura con questo schema, al Kolbe si sarà chiamati a identificare prima di tutto un profilo: il tipo di figura più adatta a governare la città in questo momento.
Solo dopo, gli organizzatori si propongono di raccogliere nomi e candidature e di definire tempi e procedure per le scelte, con il coinvolgimento di territorio e corpo sociale cittadino.
Da qui si discuteranno anche le scelte da fare per partecipare alla campagna elettorale.
Prima di tutto si vuole cambiare il modo in cui la città è stata governata negli ultimi anni (e non solo nell’ultima consiliatura).
Si tratta allora di capire il modo migliore per raccogliere i voti necessari.
Uno schieramento “unitario” fin dal primo turno, dal centro alla sinistra politica, in coalizione con cittadini e movimenti?
Una lista con una visione programmatica ambientalmente chiara a definita, in grado di intercettare consensi anche tra chi altrimenti non voterebbe? In questo caso si potrebbe poi convergere al secondo turno, utilizzando il primo per una sorta di “primaria” dello schieramento alternativo al Sindaco uscente.
Ai lettori di questa nota spiego che se sono rimasto su una presentazione generale dell’evento è proprio per la caratteristiche della partita che si gioca sabato: l’essere del tutto aperta.
L’obiettivo è radunare il corpo attivo della società civile delle Venezie (d’acqua e di terra) per provare a scommettere insieme come passare dalla speranza alla pratica di un altro governo del Comune.
La difficoltà sarà quella di assicurare quella gestione partecipata che dia a tutti la sensazione di uscire con la convinzione di aver impiegato bene il proprio sabato pomeriggio. E di essere stati protagonisti di qualcosa che porterà frutti positivi. Per sé e per la città.
Non è facile ma il tentativo è interessante.
Per avere un ruolo attivo in assemblea, potendo partecipare non solo al dibattito ma anche alle votazioni, è necessario aderire al Manifesto per un’altra città possibile. Lo si può leggere e sottoscrivere in rete.
PS
Mi permetto un suggerimento, che mi pare importante se si vuole porsi in alternativa al Sindaco attuale e al suo modo di governare.
Mi piacerebbe che si sapesse scegliere una “squadra di governo” (intesa come di Sindaco e assessore) di sole donne. Sono convinto che in questo momento a Venezia portare al governo della città uno sguardo femminile legato ad un programma e capace di esprimere i territori avrebbe una doppia valenza.
Da una parte ripensare l’organizzazione della vita in città, i suoi ritmi, le sue situazioni decentrate, oltre che battere le discriminazioni di genere ancora presenti. Dall’altro essere il massimo dello sparigliamento possibile rispetto allo stile di governo attuale, quello appunto dell’“uomo solo al comando”.

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