Venezia. Quei tre vacanzieri dell’Unesco

Devono essere venuti per prenderci in giro. Chi? Ma i tre ispettori che sono stati inviati in “sopralluogo” in laguna.
FRANCO MIRACCO
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Devono essere venuti per prenderci in giro. Chi? Ma i tre ispettori dell’Unesco, che sono stati inviati in “sopralluogo” a Venezia-Chioggia per vedere se è proprio tutto vero quel che si dice sulle insidie e misfatti crescenti causati dal turismo-mostro-alieno, sul dannosissimo moto ondoso, sul grottesco parco dei divertimenti in atto da anni e anni nel Bacino di San Marco, nel Canale della Giudecca, eccetera, con il passaggio pericoloso e insultante delle Grandi Navi, su di un centro storico mortificato dall’assenza e scomparsa di quanto serve ad una città per essere una città normale e vivibile. In breve, una città fatta a misura dei veri residenti e paganti. Che sono sempre di meno perché massacrati da una politica pubblica immobiliare inesistente, incapace, quando non ostile a chi cerca di vivere ancora a Venezia-Venezia. Tra l’altro, l’essere precipitati sulla soglia dei cinquantamila residenti spiega chiaramente e dolorosamente la scomparsa di negozi, botteghe e attività artigianali e commerciali, compresi molti altri indispensabili servizi da decenni sostituiti da tutto ciò che impone il ciarpame turistico (sia sul piano sociale che politico), fino al suo indotto su cui si attiva di sicuro ogni genere di criminalità e malaffare.

Sono venuti a prenderci in giro con la scusa di voler conoscere e capire. E lo hanno fatto proprio nelle settimane con le secche più secche dell’anno (così da secoli), con il virus cinese che desertifica il desertificabile, con tanti ristoranti come al solito chiusi prima dell’esplosione carnevalesca, con gli alberghi a ritmi ridotti per via della paura delle acque alte che non si sa mai… Comunque gli alberghi più cari d’Italia in un settore, quello ricettivo-turistico-alberghiero in colossale espansione. Chissà se i tre “turisti” dell’Unesco conoscono le trasformazioni, ristrutturazioni, installazioni alberghiere in essere a Mestre? Forse per loro la nuova Mestre degli alberghi non è Venezia, già non è Venezia. E poi cosa ci sarebbe da conoscere e capire ancora? I tre dell’Unesco, tre come i Re Magi, con una differenza: i Re Magi capirono subito chi fosse Erode, ma quei tre non hanno nemmeno il più tenue sospetto su chi siano i molti Erode di Venezia.

Infatti, solo l’Unesco non conosce e quindi non può capire il drammatico problema di Venezia. E per essere maliziosi, come sapeva esserlo l’antico intellettuale e politico Palmiro Togliatti, si sono presentati a Venezia, guarda caso, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale e di una giunta, al momento guidata da Brugnaro, che ha dimostrato di saperci fare pur di ottenere il solito “aiutino” dall’Unesco. Ma forse sarà per questo che i tre ispettori, stando ad alcune loro dichiarazioni, sembrano dedicarsi all’ascolto in particolare di quei soggetti più che soddisfatti di un Unesco assai distratto su Venezia. Per esempio, questi tre gentiluomini si sono posti la necessità di ascoltare i rappresentanti della minoranza presente in consiglio comunale e delle tante associazioni e voci escluse, così sembra, dagli incontri fino ad ora ben “orchestrati”? A pensar male c’è più di un sospetto sul viaggetto lagunare dell’Unesco, che parrebbe in cerca di “caligo” pur di nascondere le prossime disavventure venete e veneziane: il grande marketing uneschino avviato con il suo insopportabile sigillo sul “patrimonio” presente tra le Colline del Prosecco (e via con altre strade e alberghi ecc.), e le immancabili Olimpiadi a Cortina. Della serie: tanto Venezia è a pochi passi con milioni di alberghi tra i monti e il mare.

Per concludere, i signori dell’Unesco, vacanzieri per un po’ di giorni a Venezia, se volessero saperne di più e meglio, leggessero una minima parte della vastissima biblioteca sulla Venezia malmessa nel passare dal vecchio al nuovo millennio. Potrebbero partire dal molto che è stato prodotto da Italia Nostra contro un Unesco che “si piega a modelli di turismo insostenibile”. Potrebbero dare ascolto col capire il giusto e il buono che dice e scrive da tempo Jane Da Mosto assieme alla validissima associazione We Are Here Venice. Potrebbero leggere, è tradotto in più lingue, il saggio di Salvatore Settis Se Venezia muore. Potrebbero leggere Il dossier Unesco e una città allo sbando di Fabbri, Migliorini e Tattara. Potrebbero rivolgersi a chi nell’Università di Ca’ Foscari s’occupa seriamente e da tempo di questioni che sono proprio quelle di cui sembrano essere all’oscuro i tre dell’Unesco. Ci sarebbe anche un antico e glorioso istituto di Architettura… E ci sarebbero montagne e montagne di articoli e notizie da alcuni secoli pubblicati dai quotidiani veneziani.

Da ultimo, quando i tre dell’Unesco fossero sul punto di partire, il sindaco Brugnaro potrebbe fare il bel gesto di omaggiare gli investigatori con il libro fotografico Venezia e le Grandi Navi di Gianni Berengo Gardin. Sì, il fotografo grandissimo, di cui si negò la mostra in Palazzo Ducale dal sindaco già allora Brugnaro.

Venezia. Quei tre vacanzieri dell’Unesco ultima modifica: 2020-01-30T14:13:00+01:00 da FRANCO MIRACCO
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