Mi fermo all’uscita del Kolbe, che il 1° febbraio 2020, per la seconda volta a distanza di un mese e mezzo, è stato teatro della crescita di “Un’altra città possibile” (UACP). Sento i pareri di chi defluisce – promotori e partecipanti. Mi colpiscono due cose: il giudizio positivo sull’andamento dell’assemblea e il fatto che tutti ne sono usciti con sensazioni migliori di quelle provate all’uscita dell’assemblea del 14 dicembre 2019, quella che portò alla nascita del nuovo “soggetto politico dei cittadini”.
In quel caso si respirava un certo disagio per una gestione troppo frontale dell’assemblea, quasi si fosse stati chiamati a ratificare un percorso già fatto. Si scontava un clima meno partecipativo rispetto alla tappa di partenza dall’assemblea del Vega del 18 maggio e a quella di Chirignago del 29 giugno del 2019 (delle quali su ytali s’è dato conto).
Sabato sera la soddisfazione era unanime e palpabile. Perché?
C’era soddisfazione per un percorso che aveva messo a fuoco le questioni per poi portarle in assemblea per assumere le decisioni necessarie.
Per cui ecco (ri)comparire i tavoli di discussione. Organizzati in condizioni logisticamente complicate (trasformando la platea di un teatro in una serie di “tavoli”, dove poter discutere senza eccessive interferenze) e digitalmente rese difficili da una rete debole, e programmi di trasmissione dati inceppati e cambiati in corsa… Ma capaci di restituire la parola a tutti e di dare la concreta sensazione che è dall’ascolto di quella parola che nascono le decisioni comuni.
Allora ecco il primo punto fermo. Il metodo partecipativo è la prima novità che UACP ha portato nel panorama politico cittadino. E su questa base si è conquistata legittimità e autorevolezza.
Non a caso il tavolo promosso dal Pd per costruire una coalizione alternativa all’attuale maggioranza ha voluto attendere gli esiti del dibattito che “i civici” stavano portando avanti. Kolbe 2 ha confermato che il metodo è il primo “punto irrinunciabile” che caratterizza questo soggetto.
Qualsiasi alleanza considerata, come si vedrà più avanti, legittima e da ricercare, non potrà che passare attraverso la disponibilità di tutte le forze coinvolte a farsene contaminare, con le conseguenze che ne derivano.
La prima è che il programma per governare il Comune va costruito sulla base dell’ascolto e dell’interazione con i soggetti, civili, economici, culturali e sportivi della città.
La seconda è che le candidature (sindaco e squadra) non possono uscire dal cilindro di qualche cappellaio (più o meno matto), ma vanno costruite a partire dalla verifica dei livelli di competenza, autorevolezza e sintonia con il programma.
Il lavoro dei tavoli è stato introdotto dalla presentazione del programma.
Se il 14 dicembre 2019 si era approvato il Manifesto, con la visione che si vuole portare al governo del Comune, si trattava ora di lavorare su 5 macro aree tematiche: partecipazione, cittadinanza e coesione sociale, ambiente e salute, economia e lavoro, cultura e sport. Sulla base di un documento – frutto di un mese e mezzo di lavoro – che per ogni area comincia a mettere a fuoco contenuti, obiettivi, soggetti e risorse da mobilitare. Ora si trattava di capire
come organizzare un’altra campagna elettorale possibile [creando] eventi nel territorio dove ascoltare i cittadini, proporre le nostre soluzioni, declinare nei luoghi e nella quotidianità delle persone le nostre “proposte qualificanti”.
Insomma trovare luoghi, iniziative ed eventi chiave per affermare e diffondere un “programma” da considerare comunque un cantiere aperto, in continua evoluzione e sistematico arricchimento.

La riuscita di questa operazione ha segnato il primo “successo” dell’assemblea. Sui social di UACP è possibile trovare programma e materiali che ne sono usciti. E da febbraio partiranno le azioni sul territorio.
Mentre i tavoli lavoravano in platea, sul palco era distesa una mappa del territorio comunale sulla quale i “cartografi della città possibile” segnavano con il contributo dei partecipanti i luoghi delle emergenze, delle proposte e dei conflitti che animano la città, e che possono essere la basi per farla rinascere.
Cioè per risollevarsi dal mortale abbraccio della monocultura turistica.
È quella necessità che Luigi D’Alpaos definisce
di liberare Venezia e la sua Laguna dai prenditori ingordi e dai tecnici e politici senz’anima.
Ed è proprio questo che il “nuovo soggetto politico dei cittadini” si propone di fare: ridare un’anima a una città che rischia di perderla definitivamente.
Naturalmente questa ispirazione deve passare per le elezioni e diventare “pratica politica a amministrativa” per costruire, o cominciare a costruire, il futuro della città. Su questo tema, una parte dell’assemblea è stata dedicata a un sondaggio, per capire gli orientamenti prevalenti.
La principale novità proposta per la scelta della persona da candidare alla guida del Comune è di uscire dalla logica dei nomi (il toto sindaco) per partire dalla scelta del profilo più adatto a ricoprire questa carica nella Venezia del 2020.
Sono stati proposti e pesati diversi elementi necessari a definire questo profilo. Tra quelli “personali” (che per il 37 per cento dei presenti sembrano avere il maggiore peso):
- la quasi totalità (98 per cento) considera molto importante una buona conoscenza dei temi cruciali della città (luoghi, problemi, risorse);
- se i più non ne fanno una questione di genere, quasi tutti quelli che lo considerano importante vorrebbero una sindaca donna;
- circa un quarto non ne fa una questione dirimente, ma si preferisce un’età matura e una persona che abiti a Venezia o comunque all’interno del Comune.
Tra quelli “politici” (considerati prioritari dal 35 per cento):
- si ritiene importante (la maggioranza assoluta) e addirittura indispensabile (poco meno) l’essere già impegnati sui temi cruciali della città;
- il 70 per cento ritiene indifferente l’iscrizione a un partito (anche se a più di un quarto appare negativa);
- l’aver avuto precedenti politici di ruoli elettivi o istituzionali appare in misura leggermente prevalente (46 per cento) indifferente, ma comunque più positiva (43 per cento) che negativa (12 per cento).
Infine quelli “professionali” (pesati dal 28 per cento):
- non pesa gran che il tipo di professione (non determinante per il 78 per cento, meglio comunque se con esperienze diversificate);
- molto importante è stata invece considerata (da otto pareri su dieci) la conoscenza della pubblica amministrazione.
Insomma un profilo civico, fortemente legato alla conoscenza, alla presenza e all’impegno sui temi della città, non necessariamente richiesto di precedenti esperienze d’amministrazione ma capace di orientarsi nella pubblica amministrazione. Preferibilmente una donna, pur senza considerare discriminante la scelta di genere.
Si è poi voluto raccogliere l’orientamento dell’assemblea sulla presenza del soggetto politico UACP nella contesa elettorale. Una sorta di consapevolezza della necessità di consolidare un percorso avviato bene ma ancora da irrobustire, unito forse all’effetto Emilia Romagna (dove s’è verificato il peso che un’iniziativa diretta della società – lì delle sardine – può avere nel determinare equilibri politici anche difficili), stanno alla base della preferenza espressa per presentarsi in coalizione.
Attenzione però. Non solo s’è trattato – com’è stato ampiamente sottolineato nel presentarlo – di un sondaggio orientativo e non vincolante, ma va inserito nel pacchetto di proposte che UACP ha definito il 1° febbraio. Vale a dire che il mandato che l’assemblea ha dato per orientare la sua azione futura m’è parso sufficientemente chiaro:
- partire dal metodo: ascolto, programma che traduce l’idea di città in una serie di punti – alcuni dei quali irrinunciabile per definire “la città che vogliamo” – e va a definire sul territorio le azioni capaci non solo di “convincere gli elettori”, ma di coinvolgerli nel cambiamento;
- sviluppare la discussione con gli altri soggetti che stanno lavorando alle ipotesi di coalizione cittadina dando all’UACP non un ruolo ancillare e di completamento della stessa. Ma al contrario come soggetto capace di contaminarla con il suo metodo e i suoi contenuti, alcuni dei quali irrinunciabili;
- si vedrà a qual punto come e con chi “andare insieme” fin dal primo turno. Con la coscienza, aggiungo io, che se si vuole arrivare al secondo e avere la possibilità di vincerlo è necessario portare alle urne il maggior numero possibile di elettori, a partire da quelli che non voterebbero, salvo poi confluire al secondo sul candidato meglio piazzato, rovesciando l’esito che nel 2015 premiò Brugnaro su Casson. Si assisterebbe in questo caso ad una sorta di “primaria di schieramento” che, accanto ai punti condivisi, chiami gli elettori ad esprimersi su quelli ancora divisivi.
Per fare degli esempi (per quello che può fare e dire il Comune): grandi navi a Marghera o fuori Laguna? Concludere il Mose o moratoria per verificarlo e nel frattempo avviare le opere sicuramente utili? Scelte urbanistiche e di gestione del patrimonio capaci o meno di porre un freno alla rendita turistica… e via dicendo.

A fine assemblea i sottoscrittori del Manifesto sono stati coinvolti in un sondaggio utile a segnalare i candidati sindaco che all’interno (e all’esterno) di UACP meglio ne possano interpretare lo spirito e il programma. I suoi esiti saranno presentati e discussi alla prossima assemblea degli attivi programmata in settimana, prima del tavolo di coalizione.
Queste le questioni che l’assemblea ha consegnato agli attivi di UACP, che dovranno valutare le indicazioni ricevute e decidere sulle iniziative da realizzare sul territorio e sulle scelte elettorali (su sindaco e coalizioni).
Una discussione peraltro già partita nel solito “debriefing” con il quale si è conclusa l’assemblea: tra complimenti e facce soddisfatte si è avviata la prima valutazione e ci si è salutati con lo sguardo, fiducioso, rivolto al futuro.

Credo che l’assemblea di sabato 1° febbraio 2020 abbia dato al soggetto politico UACP la positiva sensazione di essere utile alla città. Con un progetto che lavori ad una Venezia città plurale, d’acqua e di terra, abitata da cittadini attivi e non quinta governata altrove dove si muovono figuranti, come comparse.
Bisognerà vedere quanto questo progetto sarà in grado di convincere sul piano elettorale “immediato”. Sicuramente ha un futuro in grado di affermare una prospettiva di gestione della cosa pubblica come bene comune. E di farlo a partire dal patrimonio di associazioni e comitati delle due città, quella di terra e quella d’acqua. In una prospettiva di mitigazione e adattamento agli effetti di quel cambiamento climatico che a Venezia (aqua granda 2.0 del 12 novembre 2019) e nel Veneto (tempesta Vaia del 31 ottobre 2018) fa da tempo capire cosa è in grado di fare quando “alza la voce”…
Concludo con una raccomandazione e un consiglio, da elettore veneziano.
La raccomandazione: non è giunto il momento di passare dal criptico UACP – che onestamente rendeva il senso della ricerca, verso Un’Altra Città che fosse Possibile – a un semplice “città possibile”. Che oltre a tutto ricorda a ognuno che si è tutti chiamati a renderla tale?
Il consiglio: Venezia è l’unica grande città italiana (con Bologna) a non aver mai avuto nel dopoguerra una sindaca donna. Non è il caso di pensarci? Sono convinto che porterebbe almeno a due vantaggi. Da una parte uno sguardo più attento, radicale e assieme capace di dialogo nel governo della città, ai modi e ai tempi con cui la viviamo e al superamento delle discriminazioni di genere ancora presenti. Dall’altro sarebbe un elemento di chiarezza e credo di vantaggio nella competizione.
La popolazione veneziana potrebbe scegliere tra un sindaco decisionista, incapace di gioco di squadra, figura, si presuppone, maschile. O all’opposto una donna, capace di un gioco di gestione collettivo, che fonderebbe sulla squadra le sue fortune e la sua capacità di governo della città.
Vincerà la forza “padronale” del gigante Golia / Brugnaro o il coraggio del piccolo Davide / UACP (un soggetto che voci raccolte al Kolbe dicevano in grado di mobilitare all’occorrenza anche qualche maestro Jedi)?
Lo verificheremo a giugno. Del 2020: o dopo, al più tardi nel 2025…

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