Nelle teorie della forma e della figurazione il punto rappresenta l’origine e l’unità (uno, come il bindu sanscrito che vuol dire anche goccia). Applicando una forza il punto si muove dando vita alla linea racchiusa tra estremità (due). Più linee o una linea piegata generano la superficie che nella sua forma elementare è il triangolo. Tre (dal sanscrito traya) è un numero primo, dispari e difettivo. Pur non avendo nulla a che fare con i numeri perfetti matematici è considerato il numero perfetto per eccellenza da più religioni. Nell’Induismo prende la forma della Trimurti (Brahma, Shiva, Vishnu) e 3 sono anche i Veda. In Cina 3 è il numero della totalità cosmica di cielo, terra e uomo. Nella religione cattolica è simbolo della perfezione e della completezza di quell’unità plurale e l’inscindibile che è la Trinità del Dio unico; inoltre la resurrezione avviene il terzo giorno, che non è un tempo cronologico ma simbolico perché il 3 indica la vita completa e nuova di cui Gesù si riveste, la sua pienezza di vita trasformata ed eterna per qualità oltre e più che per durata. In letteratura basti citare la Divina Commedia e il valore simbolico del 3 e dei suoi multipli (3 cantiche, 33 canti, 9 gironi infernali). C’è poi la terza via del Buddha, la via di mezzo, che richiama la concezione aristotelica del “giusto mezzo” dove la virtù si trova tra due estremi ciascuno di per sé errato.

Tra due opzioni è spesso una terza imprevista la migliore. Tra maschile o femminile il genere che preferisco è il neutro, la terza via, l’incomodo che spariglia perché non è questo né quello. Il neutro è il generico, il grigio, un colore privo di genere che li ha tutti perché si lascia ibridare nel rispetto di tutte le varianti e le sfumature, un colore che è valida alternativa arcobaleno tra bianco e nero, perché il grigio oltre che da bianco e nero può essere generato da velature di tanti colori diversi.

La femmi-lista mi è sembrata utile come provocazione per smuovere le acque del centro sinistra impantanato nel totonomi, sport cittadino che brucia più candidati che al tempo della caccia alle streghe. Poi però la questione è stata presa troppo sul serio, cedendo alle tentazioni del marketing, che regala consensi, tanto immediati quanto volatili. Giusto portare l’attenzione sulle questioni di genere ma in fin dei conti quel che conta sono le persone, le capacità, le competenze, non una promozione d’ufficio per l’appartenenza al genere femminile (trascurando peraltro tutte le altre sfumature di genere). Genitrice (genitore), generare, generale, generico (generica), generosa (generoso), degenere. Tutti questi termini riguardano in un modo o nell’altro il genere, che è il complesso dei caratteri distintivi di una data categoria, è una cosa specifica che viene considerata non in sé e per sé ma in astratto, in quanto parte di un determinato gruppo di suoi simili.

Per deformazione professionale sono portato a privilegiare la dimensione del progetto e in questo senso piuttosto che aspettare l’ennesimo candidato tirato fuori da un cilindro sarebbe opportuno affrontare 3 questioni utili per fare da legante a una possibile coalizione: la squadra, il programma, il metodo da seguire per affrontare i nodi (complemento inevitabile di ogni realtà plurale). Basta parlare di candidato sindaco, proviamo a spostare il tema mettendo al centro il progetto politico. Ciascuna forza politica, civica o impegnata nel sociale raccolga segnalazioni di cittadini capaci, disposti a impegnarsi e a spendere energie, competenze e capacità dando un contributo di qualità nel governo della città e per il bene comune. Fare una selezione delle forze migliori in città e disposte a mettersi in gioco consente di capire su quali risorse possiamo contare. Tra queste potrebbe annidarsi il candidato sindaco, espressione della squadra che per essere affiatata deve crescere insieme.

Fatta la selezione si può aprire un confronto anche sondando apprezzamento e gradimento reciproci, in moda da sconfiggere la diffidenza creando una coalizione coesa, forte, non un “prodotto da laboratorio”. Potrebbe risultare utile partire dagli ingredienti anziché dalla ricetta, vediamo cosa abbiamo a disposizione e come possiamo mettere assieme gli elementi per ottenere un piatto che sia bello e buono. Il programma è una lista di buone intenzioni, importante ma non basta perché cambia nel tempo adattandosi alle condizioni, alle circostanze e alle priorità. Altrettanto importanti sono le persone e il metodo politico per la gestione di divergenze e conflitti. I tavoli convocati dal Pd hanno gettato le basi per questo lavoro di aggregazione e di conoscenza reciproca, ma sono rimasti condizionati dalla scelta del candidato sindaco che dev’essere scelto per autorevolezza più che d’autorità, se il capitano è ruolo conquistato sul campo la squadra risulta affiatata e si può giocare una bella partita, altrimenti si continua a fare allenamento senza accorgersi che la partita è già finita.


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