Ormai è tra di noi. Avremmo sperato che questo Coronavirus fosse solo una notizia della sezione esteri dei vari telegiornali. L’Italia è lontana dalla Cina e poi è sempre protetta: dai santi, dalle Alpi, dalla sorte. Invece una doccia fredda, iniziata ieri mattina e continuata oggi, ci sta dicendo che il piccolo bastardo è riuscito a valicare quelle Alpi che Annibale aveva varcato con gli elefanti e tanta difficoltà. È bastata una cena, forse, tra amici, dei quali uno, andato in Cina per lavoro, se n’era tornato senza alcun sintomo.
È bastato, forse, che due anziani che stavano giocando a carte in un bar, abbiamo avuto contatti con qualcuno che aveva già in sé il piccolo bastardo che covava e smaniava di trovare altri ospiti.
Questo, forse, è successo, sia in Lombardia sia in Veneto, dove, mentre sto scrivendo, i casi conclamati sono diventati tre (due a Padova, con un deceduto, e uno a Dolo).

Ormai non siamo più sterili, in Veneto. E le azioni che la Regione sta mettendo in atto con determinazione e coraggio, speriamo tutti riescano a contenere questo virus che sta mettendo a prova la sanità italiana e le nostre certezze. E stimola sul vivo le nostre più ancestrali paure.
Ora non ci resta che sperare su quanti stanno lavorando per circoscrivere questo ospite venuto da lontano e porre in atto, noi tutti, quelle azioni semplici che mille e mille volte ci hanno raccomandato i virologi: lavarsi bene le mani, non stare a contatto con persone che abbiano manifestazioni influenzali evidenti, non toccarsi bocca naso e occhi, pulire le superfici con alcool ecc…
Sarà inevitabile, per qualche tempo, che ci venga voglia di ridurre la nostra vita sociale, di limitare le uscite, le cene al ristorante, la partecipazione a occasioni pubbliche. E forse questo è un bene, poiché meno diamo possibilità al piccolo bastardo di viaggiare, meno si diffonderà. Senza lasciarci prendere dal panico e dalla psicosi, ma solo giudicando bene quello che è opportuno fare e quello che, invece, è meglio rimandare a tempi migliori.
Siamo nella settimana grassa di questo Carnevale 2020 e tra oggi, domani e martedì prossimo vi saranno decine di manifestazioni, in Veneto, in Lombardia, in altre regioni italiane, con sfilate di carri mascherati, di bambini felici che gettano coriandoli, di gente in maschera che balla.

Forse sarebbe il caso che queste manifestazioni, che sicuramente sono una forte attrattiva turistica e quindi anche economica, fossero sospese, almeno nelle regioni già colpite dal virus. A iniziare dal Carnevale di Venezia, che tra oggi e domani, con il volo dal campanile di San Marco, vedrà migliaia di persone concentrarsi in Piazza San Marco e lungo le calli della città.
Non crediamo valga la pena correre rischi: “Passiòn òrba razòn”, la passione acceca la ragione, avrebbero detto i nostri padri della Serenissima.
È, lo spero, quello che dobbiamo fare anche noi in questo tempo di nuova “peste”: lasciare che sia la ragione a comandare, e non le paure o le passioni. E forse un Carnevale rimandato, seppure per pura precauzione, vale più del rischio di alimentare, nei giorni successivi, inquietudini e timori. Di avere, insomma, “zùcaro in bòca e velèn in cuor”.

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1 commento
Sarà già difficile mantenere l’attenzione nella normale attività lavorativa e sociale, creare nuove e incontrollabili occasioni sarebbe incosciente e criminale.