Un banco di prova per il candidato sindaco e sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta sarà la riunione del “comitatone” di martedì prossimo, 3 marzo, che potrebbe essere spostata alla luce della pandemia/pandemonio. Pur non essendo sindaco, come parlamentare veneziano e membro del governo è persona certamente informata. Non potrà restare afono sull’ennesimo capitolo della saga lagunare veneziana, impantanatasi nel salomonico assunto del Decreto Clini Passera, che da un lato vieta il transito nel Bacino di San Marco e Canale della Giudecca delle navi superiori alle 40.000 tonnellate di stazza lorda, e dall’altro non consente di applicare il divieto prima dell’adozione di alternative.
La soluzione per le grandi navi non può essere quella di nasconderle alla vista, come la polvere sotto al tappeto, lasciando che solchino indisturbate le acque lagunari attraverso quell’autostrada del mare che è il canale dei petroli.
Il “comitatone” è convocato per valutare il dossier presentato dall’autorità portuale al ministero delle infrastrutture che ha per titolo “Analisi degli scenari di parziale ricollocazione temporanea delle crociere per l’anno 2020” e prende in esame l’ipotesi di attrezzare per le navi da crociera banchine dell’area industriale di Porto Marghera e Fusina. “Parziale e temporanea”: i tempi indicati per la realizzazione sono di almeno sei mesi, quindi è improbabile che si tratti di sistemazioni temporanee per l’anno in corso.

Appare fondato il sospetto che la soluzione provvisoria si prolunghi fino a diventare se non definitiva almeno prolungata al punto tale che provocherebbe un rallentamento del processo di ricerca di altre ipotesi strategiche (non solo dove e come, ma anche quante navi e di che dimensioni) e di soluzioni alternative (di proposte progettuali ce n’è già più d’una in campo, ma non vengono minimamente prese in considerazione) che tengano conto dell’incompatibilità del sistema lagunare con le navi di grande stazza.
È necessario avviare al più presto un processo di raccolta, analisi e comparazione tra le diverse opzioni in campo per portare le navi fuori dalla laguna: processo che deve procedere sui diversi registri complementari tecnico, economico, ambientale, politico e sociale, ed entrare nel merito delle soluzioni tecniche, delle localizzazioni, delle tecnologie costruttive veramente e facilmente reversibili, che non richiedano nuovi scavi.
Si pretende di giustificare con l’urgenza la necessità di attrezzarsi velocemente, rimandando sine die qualunque approfondimento sulle ipotesi definitive, che dovrebbero intuitivamente seguire la soluzione provvisoria. Dopo aver perso tanto tempo, si vuole ora fare in fretta.
Tuttavia una scelta frettolosa senza un percorso in tempi definiti per l’adozione di un’opzione definitiva potrebbe creare più danni che vantaggi. Avevamo bisogno di scelte tempestive che non sono arrivate, non di scelte affrettate.
Cominciamo con lo sgomberare il campo da equivoci e malintesi chiarendo che il tema non è quello estetico della compatibilità tra l’area marciana e le Grandi Navi, ma ambientale, cioè della tutela di un ecosistema delicato come quello lagunare da sempre soggetto all’azione dell’uomo e della natura. Mentre nel passato gli interventi erano d’impatto sostenibile, quelli portati in epoca moderna non lo sono. Ma siamo ancora in tempo per evitare che diventino irreversibili.
Abbiamo aspettato anni, forse può essere utile avere ancora un po’ di pazienza. Aspettare qualche mese in più, per evitare di restare vincolati a soluzioni transitorie di natura definitiva.
Si pone allora una questione di metodo su come affrontare questo e gli altri nodi cruciali della politica cittadina sui quali non c’è accordo, in una prospettiva di trasparenza e piena informazione dei processi decisionali davanti al cittadino-protagonista e non più solo spettatore, adottando strumenti che consentano di far valere la posizione espressa dalla società civile con opportune modalità di partecipazione.

Sulla salvaguardia dell’ecosistema lagunare si gioca una delle partite più importanti per Venezia ed è partita complessa, perché comprende al suo interno molti nodi cruciali. Non riguarda infatti soltanto le grandi navi e il MoSE, la Legge speciale per Venezia e l’agenzia destinata a gestire la laguna (ex Magistrato alle acque, oggi Provveditorato interregionale alle opere pubbliche), il bacino scolante e l’attuazione della Direttiva quadro europea sulle acque (2000/60/CE), il moto ondoso e i trasporti, il porto commerciale e l’area industriale di porto Marghera, in sostanza la compatibilità tra lavoro-ambiente-salute con la dimensione sociale.
Riguarda anche la possibilità di continuare ad abitare questa terra d’acqua senza comprometterne i caratteri, la morfologia, la natura, la vita.

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