Coronavirus. Per esser leader ci vuole un fisico bestiale

Una crisi che impegna h24 è un banco di prova straordinariamente difficile per i politici, anche per il loro corpo, più esposto degli altri al virus.
MATTEO ANGELI
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Oggi che la politica è essenzialmente apparire, che il corpo del leader è il messaggio, il potere logora, eccome, diversamente dall’adagio (erroneamente) attribuito ad Andreotti. Il potere consuma i corpi di uomini e donne la cui sopravvivenza – politica – dipende quasi esclusivamente dal loro stare tra la gente, dal concedersi al loro popolo, ventiquattrore su ventiquattro, in ogni momento della loro giornata, in una frenesia di selfie e strette di mano che spazzano via ogni effimera parvenza di privato.

L’iper-mediatizzazione del leader è un vaso di Pandora che non si può più chiudere e che oggi, in tempi di emergenza virale, intrappola i politici in un vicolo cieco.

Da un lato, l’emergenza causata dalla rapida diffusione del coronavirus, aumentata al quadrato dall’angoscia che invade la popolazione, obbliga i responsabili politici a una moltiplicazione degli sforzi, che li porta a privarsi dei bisogni più elementari, come il sonno.

Zaia risponde alle domande dei giornalisti sul coronavirus

Si pensi a Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che non fa mistero della “guerra” con la quale lui – o meglio, il suo corpo – si trova a fare i conti in questi giorni di crisi. Intervistato dal Corriere del Veneto ha raccontato di dormire tre, massimo quattro ore a notte…

Ma con il telefonino sempre acceso, pronto a dialogare con chi sta dall’altra parte del mondo. È un’esperienza pesante, mi sento fisicamente e psicologicamente responsabile della salute dei veneti. E farò di tutto per evitare che i veneti si ammalino.

Certo, se va avanti così sarà lui ad ammalarsi. Se voleva muovere a simpatia il pubblico, per il suo sacrificio immane, il risultato è quello di accrescere la preoccupazione: è nelle condizioni giuste per prendere le decisioni giuste?

Non siamo mica in Cina, dove Xi Jinping si può permettere di non visitare Wuhan, epicentro della pandemia. In Italia i politici sono in continuo contatto con tantissime persone e questo li rende più vulnerabili a un eventuale contagio.

Ma è anche il loro pane quotidiano. Guai a privarli del popolo, sarebbe come neutralizzarli. Ve l’immaginate il re dei social, Matteo Salvini, arringare le folle da un bunker nascosto nella campagna lombarda? Quante giorni – ore – resisterebbe?

Dall’altro lato, parlare della salute del leader resta tabù, manco fossimo tornati ai tempi della guerra fredda. Ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha disdetto la sua visita all’Università di Sassari a causa delle conseguenze di “un colpo di freddo”: è quanto si legge nel telegramma che il capo dello stato ha inviato al rettore dell’ateneo sardo. E via con le illazioni…

Tornano alla mente i ricordi ingialliti dei tempi di Brežnev, Andropov e Chernenko, quando secondo l’ipocondriaca comunicazione del regime sovietico, ogni malessere del leader era classificato come un “raffreddore”. O, per restare al di qua della cortina di ferro, il segreto con cui venne scrupolosamente protetta e malcelata la malattia del presidente francese François Mitterrand.

Facciamo ovviamente gli scongiuri per il presidente Mattarella, a cui auguriamo di riprendersi presto. Quello che qui si vuole sottolineare è un dato generale, comune a tutti i decisori politici: in questo momento di crisi spasmodica, rischiano più degli altri di ammalarsi, ma, più che mai, non possono permettersi di farlo.

Sono in trappola, perché non possono smettere di apparire, ma apparendo mettono a rischio il loro corpo, il corpo del leader.

E, ogni giorno che passa, le misure di emergenza più severe minacciano di erigere un muro tra i politici e il loro popolo, con il pericolo di conseguenze a lungo termine, che potrebbero protrarsi anche dopo la fine dell’emergenza pandemica. Perché il leader ha bisogno di mostrarsi, di darsi alla gente, soprattutto in periodi di scadenze elettorali, come quello imminente, delle elezioni amministrative di primavera.

Ma un imperativo superiore frena i corpi dei politici dal loro sforzo, continuo e irrefrenabile, a ergersi simulacro profano.

E allora l’epidemia logora il potere e, oggi, sì, in tempi di coronavirus, il potere logora proprio chi ce l’ha. Con buona pace del divo Giulio.

Coronavirus. Per esser leader ci vuole un fisico bestiale ultima modifica: 2020-02-25T22:22:54+01:00 da MATTEO ANGELI
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