Coronavirus. La “vendetta” della demografia

Le vittime italiane sono in maggioranza anziani. Ecco che l’emergenza per il COVID-19 ci ricorda come la popolazione dell’Italia stia invecchiando e quello demografico sia un problema con il quale sempre più ci dovremo confrontare.
VITTORIO FILIPPI
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L’epidemia di coronavirus si è manifestata come un perfetto cigno nero, per usare la metafora del filosofo Taleb: cioè eventi negativi assolutamente importanti quanto imprevisti e di grande impatto sia reale che psicologico. Solo che dietro il cigno nero c’è un cigno ben noto da tempo che si chiama invecchiamento.

Infatti, epidemiologicamente, le vittime italiane sono – sei su sette – anziane. Certo, anziani tutti con una o più morbilità legate all’età, cosa che li hanno resi soccombenti di fronte all’aggressività del virus. D’altronde una ricerca del Chinese Journal of Epimediology stima che il tasso di mortalità per coronavirus può arrivare anche al 14,8 per cento nelle persone che hanno superato gli ottant’anni e che la presenza di malattie croniche, in particolare a carico del cuore e delle arterie, aumenta i rischi di prognosi negativa. Addirittura, stando allo studio, si arriva al 10,5 per cento di possibile mortalità in caso di malattie cardiovascolari in atto, a fronte del sette per cento circa per chi soffre di diabete e del 6,3 per cento dei malati con malattie respiratorie croniche.

È insomma la “vendetta” della demografia, che constata – il caso italiano docet – un invecchiamento inesorabile della popolazione. L’Istat ha recentemente calcolato per il 2019 un ulteriore mese di longevità media, mentre la denatalità rende il bilancio naturale assolutamente squilibrato, dato che ogni cento decessi vi sono solo 67 nascite. Una popolazione che invecchia e si fa longeva – oggi gli anziani sono il 23,1 per cento del totale, mentre i giovani fino a quattordici anni sono ridotti al tredici per cento – non sfugge purtroppo alla trappola della fragilizzazione prodotta dalle tante morbilità correlate all’età. In Italia solo il 39 per cento degli anziani è libero da patologie croniche mentre il 25 per cento ne presenta due o più (comorbidità). Le patologie più frequenti sono le cardiopatie (circa il 27 per cento), le malattie respiratorie croniche (21 per cento), il diabete (20 per cento) e i tumori (tredici per cento).

Piramide delle età in Italia, aggiornata con dati ISTAT 2015
Immagine Martombo

Ma non è solo l’invecchiamento inteso come anziani a porre sfide strutturali, perché bisogna guardare anche all’altro corno del problema, cioè l’assottigliarsi contemporaneo delle vite attive. Infatti a metà secolo la popolazione tra i 40 e i 54 anni si troverà ridotta di quasi un terzo, pur con gli immigrati, per effetto della denatalità e dell’emigrazione. Il gioco non regge, perché all’invecchiamento e ai suoi costi non farà pendant il numero di chi dovrebbe produrre ricchezza e risorse. Se poi si tiene conto che in Italia il tasso di occupazione è troppo basso (ci supera in negativo solo la Grecia nella UE), allora – secondo lo studio OCSE Working Better with Age – il rapporto tra lavoratori effettivi e inattivi diverrebbe uno a uno, un rapporto che significa in pratica la bancarotta di tutto l’impianto solidaristico del welfare nazionale.

Le conseguenze economiche della denatalità sono devastanti. Secondo la Banca d’Italia, a questi ritmi nel 2040 il Pil calerà del quindici per cento e il reddito pro capite del tredici: avremo 1,2 milioni di residenti in meno e sei milioni di pensionati in più, mentre secondo Eurostat la nostra spesa previdenziale raggiungerà il 18,3 per cento del Pil.

Il demografo Lutz ha elaborato la teoria della trappola della bassa fertilità. La sequenza della giostra è questa: bassa crescita e vincoli di bilancio rendono sempre più critiche le condizioni di vita per le giovani coppie, i figli si fanno in età sempre più avanzata, il tasso di fertilità dei genitori si riduce ulteriormente, la popolazione invecchia ancora di più e aumentano tasse e spese per puntellare lo stato sociale. E così si ricomincia, in una spirale perversa e senza soluzioni o exit. Una spirale che dimostra una volta di più quanto la demografia sappia essere vendicativa con chi la ignora.

Coronavirus. La “vendetta” della demografia ultima modifica: 2020-02-26T09:37:16+01:00 da VITTORIO FILIPPI
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