Coronavirus. L’allarme turismo non riguarda solo il turismo

L’Organizzazione mondiale del turismo ha rilasciato un comunicato scritto in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità dove si sottolinea che non è stato emesso alcun tipo di avviso in termini di restrizione dei flussi turistici. Andrebbe tenuto conto di questa comunicazione per non incorrere in superflue limitazioni del traffico internazionale che possano avere ripercussioni negative sul mercato dei viaggi e su tutti i settori dell’articolata filiera.
MARTA SOLIGO
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[LAS VEGAS]

Gli addetti ai lavori dell’industria turistica sanno che fenomeni come il Coronavirus fanno parte dei cosiddetti fattori esogeni. Si tratta di eventi esterni che non dipendono direttamente dal settore ma che sono in grado di influenzarlo significativamente, come attentati terroristici e disastri naturali. Non è difficile immaginare, quindi, la confusione creata dall’imprevedibilità di suddetti fenomeni, che avvengono senza preavviso. Da ricercatrice in sociologia del turismo, mi trovo spesso ad analizzare dati di questo tipo, e l’esperienza m’insegna che bisognerà aspettare per avere una panoramica completa, e attendibile, della situazione.

Basta leggere le notizie, però, per capire come l’Italia non stia vivendo un momento facile. Interviste a soggetti quali albergatori e direttori di musei ci fanno intendere quanto, nel giro di pochi giorni, in Italia i numeri legati al turismo stiano crollando. 

Consapevole dell’impatto del COVID-19 sull’industria dei viaggi, il 26 febbraio l’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) ha rilasciato un comunicato scritto in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO). Nella comunicazione UNWTO sottolinea che WHO non ha emesso alcun tipo di avviso in termini di restrizione dei flussi turistici. L’invito è quindi quello di non limitare i propri viaggi, ma di agire responsabilmente, specialmente se ci si trova nelle zone di contagio. 

Il settore turistico [si legge nel comunicato] s’impegna pienamente a mettere le persone e il loro benessere al primo posto. La cooperazione internazionale è vitale per far sì che il settore possa contribuire in modo effettivo al contenimento del COVID-19.

Da queste parole, s’evince che UNWTO non sta collaborando solo con WHO, ma anche con altri soggetti, affinché si possano assistere i paesi coinvolti sia in termini di aiuti sanitari e sia per

minimizzare interferenze non necessarie che possono influenzare il traffico ed il commercio internazionale. 

Foto @elabmentale

L’invito a collaborare sembra quindi essere alla base del comunicato, soprattutto se pensiamo che da anni nel settore turistico si parla dell’esigenza di fare sistema. E non è una coincidenza se, ora più che mai, le istituzioni sottolineino l’importanza di una partnership tra tutti gli organi coinvolti, siano essi singoli privati o enti governativi. 

La risposta del turismo [prosegue il comunicato] deve essere misurata e consistente, proporzionata alla minaccia alla salute pubblica e basata sulla valutazione dei rischi. Questo processo deve coinvolgere ogni parte della filiera, come enti pubblici, soggetti privati e turisti, in linea con le raccomandazioni di WHO. 

L’Organizzazione mondiale del turismo sottolinea inoltre la disponibilità a collaborare con le comunità e i paesi affetti da questa emergenza, affinché si creino i presupposti per un futuro migliore. 

Il 24 febbraio, la European Travel Commission (ETC) ha pubblicato un comunicato dove rinnova gli impegni presi con la Cina, ricordando che i turisti cinesi sono i benvenuti in Europa. La ETC suggerisce di seguire le linee dettate da UNWTO, sottolineando l’importanza di non creare inutili allarmi che potrebbero portare ad impatti negativi su diversi settori. Un concetto chiave che emerge da entrambi i comunicati, UNWTO ed ETC, è il senso di responsabilità. È quindi fondamentale ricordare a chi sta prendendo le decisioni in questo momento che il turismo oggi rappresenta il dieci per cento del PIL mondiale e che un posto di lavoro su dieci, a livello globale, è nell’industria dei viaggi.

È interessante notare come la ETC non menzioni le ripercussioni sul “settore”, al singolare, ma sui settori. Non bisogna dimenticare che quando si parla di turismo, infatti, si va ben al di là dei profitti per alberghi, musei e stabilimenti balneari. Non si può infatti riflettere sulle ricadute del settore dei viaggi senza menzionare gli effetti indiretti e l’indotto. 

Come spiega un recente report della Banca d’Italia, in aggiunta al contributo “diretto” fornito a PIL e occupazione, è importante stimare l’impatto complessivo del turismo, che contempla anche gli effetti “indiretti” dalle forniture di beni e servizi attivate dalle imprese dei comparti turistici – e quelli “indotti” che invece sono generati dai consumi dei lavoratori del turismo. Ragionando su quello che sta succedendo in questi giorni, l’unica soluzione che sembra possibile al momento è quella consigliata dalla ETC.

Bisognerebbe perciò evitare restrizioni che vadano al di là delle linee guida di UNWTO e WHO, per non incorrere in superflue limitazioni del traffico internazionale che possano avere ripercussioni negative sul mercato dei viaggi.

Gondole ferme nell’immagine d’apertura [@elabmentale]

Coronavirus. L’allarme turismo non riguarda solo il turismo ultima modifica: 2020-02-28T15:52:12+01:00 da MARTA SOLIGO
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