Il voto black dà voce al “voto utile”. E riporta in corsa Biden

L’ex vice presidente di Obama arriva al Super Martedì del 3 marzo con una narrazione mediatica favorevole. Ma forse non basterà per sfoltire il campo dei democratici “moderati”. E rendere più difficile la nomination di Bernie Sanders.
MARCO MICHIELI
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L’ex vice presidente Joe Biden vince la primarie in South Carolina (48,4 per cento). Ottiene quindi abbastanza delegati per piazzarsi al secondo posto a livello nazionale. Bernie Sanders, l’attuale frontrunner democratico, è arrivato secondo (19,9 per cento), dopo aver vinto in Nevada e New Hampshire.

Queste primarie erano importanti per Biden. Il South Carolina è il primo stato del Sud in cui si vota. Il suo elettorato inoltre è più diversificato e moderato rispetto ai precedenti stati. Biden ha dimostrato di essere il candidato preferito degli African-American, dei democratici moderati e di quelli conservatori.

Biden con Jim Clyburn, influente deputato della South Carolina, figura determinante per la sua vittoria sabato scorso

La vittoria consente a Biden di presentarsi come il principale sfidante di Sanders e il “leader” dello schieramento moderato per il prossimo appuntamento. Il 3 marzo si terrà infatti il Super Martedì, dove sono in palio un gran numero di delegati (tra questi California e Texas).

L’ex vice di Obama ha infatti bisogno che i candidati moderati si ritirino e appoggino la sua candidatura. Pertanto con questa vittoria segna un punto a suo favore: diventa il candidato che può sbarrare la strada a Bernie Sanders. O almeno impedire a Sanders di arrivare alla convenzione con la maggioranza dei delegati.

Biden ha ottenuto il 61 per cento dei voti degli African-American, distanziando Sanders, al secondo posto con il 16 per cento. Gli altri candidati “moderati”, da Buttigieg a Klobuchar, hanno ancora una volta dimostrato di poter contare su un base elettorale bianca, scarsamente differenziata. Un problema non da poco. L’incapacità dei democratici di mobilitare gli elettori black negli stati chiave è considerata una delle ragioni della sconfitta di Hillary Clinton nel 2016.

Il risultato di Biden è da attribuirsi anche al sostegno degli ultimi giorni arrivato da Jim Clyburn, il deputato kingmaker dello stato del Sud. Il Partito democratico statale è infatti preoccupato delle ricadute di una possibile nomination di Sanders sulle elezioni senatoriali e della camera e sulle elezioni locali. In South Carolina Jaime Harrison sfiderà probabilmente Lindsey Graham, uno degli alleati più fedeli di Trump. Una battaglia difficilissima, ma che potrebbe essere impossibile, secondo i democratici del sud, se Sanders fosse il candidato presidente.

Biden è andato particolarmente bene con gli elettori sopra i sessantacinque anni, con le donne, con coloro che frequento la chiesa, con i moderati e i con conservatori. Gli elettori black, invece, sotto i quarantacinque anni si sono divisi tra Biden e Sanders. Il senatore del Vermont è riuscito a mantenere il primato anche tra gli elettori under trenta.

Joe Biden con Tim Kaine, senatore della Virginia, autorevole figura del Sud, nel ticket con Hillary nel 2016, uomo di spicco della “macchina” clintoniana. Importante il suo endorsement per Biden alla vigilia del voto in S. C.

Le prime conseguenze della vittoria di Biden non sono tardate ad arrivare. Si ritira infatti il miliardario Tom Steyer, un altro “moderato”, per quanto sui generis. E soprattutto arrivano nuovi finanziamenti per la campagna dell’ex vice presidente, fondi che scarseggiavano. Secondo Cnbc, i donatori che fino ad adesso avevano sostenuto Amy Klobuchar e Pete Buttigieg starebbero passando a Biden.

Ovviamente Biden deve affrontare molteplici sfide. Se è vero che in questi ultimi giorni sembra avere ripreso un po’ di forza, grazie anche alle buone performance televisive, l’infrastruttura della campagna elettorale di cui dispone il vice-presidente è molto limitata. Soprattutto se paragonata a quella di Sanders. Inoltre Biden non può contare sul vantaggio della principale minaccia in campo moderato: i soldi dell’ex sindaco di New York, Mike Bloomberg.

“Joe Biden ha vinto il dibattito [il decimo dibattito tra aspiranti alla nomination democratica, Charleston, S. C., 25 febbraio 2020]. Fate una donazione a joebiden.com

Anche se Biden arriva con una narrazione mediatica favorevole al Super Martedì, non è detto però che non via siano risultati sorpresa. Soprattutto da parte degli altri candidati “moderati” che potrebbero sottrargli delegati e lasciare sempre più spazio a Bernie Sanders. Per questa ragione in queste ore molti dirigenti democratici che erano rimasti in silenzio hanno espresso il loro endorsement per Biden. Come l’ex governatore della Virginia, Terry McAuliffe, clintoniano di ferro e politico importante in uno stato conteso da Sanders e dall’ex vice presidente.

Joe con Cher. La celebrity pop, che vanta ancora milioni di fan, ha espresso il suo endorsement per Biden dopo la sua duplice sconfitta in Iowa e New Hampshire

Non bisogna sottovalutare poi che in California il venti per cento degli elettori democratici ha già votato per posta. E quindi l’impatto mediatico degli ultimi giorni potrebbe avere un effetto ridotto.

Nelle ultime ore però si è imposto in Twitter il trend dell’hashtag #BidenHarris2020. Un’iniziativa per favorire la corsa dell’ex vice di Obama in California, dove la senatrice Kamala Harris, ex candidata all primarie, è super popolare. Improbabile però che Biden e Harris si mettano d’accordo in così breve tempo. Salvo sorprese dell’ultima ora. E queste primarie dimostrano che tutto può accadere.

Il voto black dà voce al “voto utile”. E riporta in corsa Biden ultima modifica: 2020-03-01T16:17:44+01:00 da MARCO MICHIELI
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