Partire da lontano per oltrepassare gli ostacoli. Venezia ieri e oggi

Coloro che governarono la Repubblica di Venezia in alcuni dei suoi momenti più tragici, i pieni poteri ce li avevano, ma sapevano disporne “non per appetito di dominare” essendo sempre attenti al valore della “modestia”.
FRANCO MIRACCO
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Il momento è grave, possiamo ben dirlo. E potrebbe diventarlo ancor di più se non si decidesse di giungere a maniere assai poco cortesi con chi non rispetta ciò che è stato deciso allo scopo evidentissimo di tutelare la salute pubblica. Il pessimo esempio, inoltre, che ci giunge da paesi a noi troppo vicini (ma ci sono paesi lontani?) come Germania, Francia, Spagna, Inghilterra con stadi di calcio affollatissimi e nessuna forma di effettiva limitazione per incontri e occasioni socializzanti, non aiuta di certo a far entrare nella testa di ciascuno l’idea che il pericolo è realmente grande.

Di qui, per esempio, l’inaccettabile insorgenza cui stiamo assistendo nelle nostre carceri, dove chi è costretto a esserci si rifiuta di sottostare alla precauzione di non venir contagiato dalle visite di parenti e quant’altri, nonostante che al di fuori ci si trovi in pieno affanno sanitario. Tra l’altro i servizi televisivi documentano l’assurdo assembramento di gruppi di “autonomi” (ma da dove riemersi?) e di famigliari assai poco famigliari.

Allontaniamoci da queste tristi scene e da giornate ancor più tristi, cercando consiglio e conforto nelle pagine di Samuel Johnson, che fu “tutto” nelle diverse arti dello scrivere nell’immenso XVIII secolo britannico.

Così come la malattia ci insegna il valore della salute, un minimo di familiarità con quelle persone che non hanno ancora imparato a comportarsi in modo rispettoso e che non fanno altro che agire assecondando il capriccio del momento ci mostrerà la necessità di condividere alcune regole e gesti formali capaci di rendere la nostra convivenza civile più serena e tranquilla.

Oltre a qualcuno tra di noi, ci sono forse dei politici che abbiamo visto agire assecondando il capriccio del momento e così facendo si sono resi insensibili al dovere di proteggere una convivenza civile serena e tranquilla per tutti? Lasciamo rispondere al dottor Johnson:

Esiste un vero e proprio assioma che racchiude in sé ogni forma di cortesia e dal quale derivano tutti quei gesti formali sui quali si fondano le buone maniere dei popoli civili; esso recita così: nessun deve anteporre se stesso agli altri.

Già, perché c’è da chiedersi: c’è forse stato qualcuno tra i politici nostrani che, in tempi recentissimi, ha ritenuto di anteporre i propri interessi politici alla salvaguardia non della pubblica salute ma di un surreale, pericoloso,”politico” Carnevale?

Un’ultima citazione tratta dalla sconfinata produzione letteraria di Johnson:

Prevenire il male è il vero fine dell’azione politica, il vero fine per il quale è necessario vigilare e agire nel modo più severo.

Ma si previene forse il male continuando a pretendere, in più e diverse occasioni, da parte del presidente della Regione del Veneto i pieni poteri? Li ha richiesti pochi giorni fa, nuovamente, e questa volta addirittura contro un nemico globale qual è il virus dell’anno bisestile. Coloro che governarono la Repubblica di Venezia in alcuni dei suoi momenti più tragici, momenti che misero a rischio la sopravvivenza stessa di Venezia e dello Stato Marciano, i pieni poteri ce li avevano, ma sapevano disporne “non per appetito di dominare” essendo sempre attenti al valore della “modestia”.

Paolo Paruta, grande storico e con incarichi di alta responsabilità ai vertici della Repubblica nella seconda metà del Cinquecento, scrisse un’affascinante “Storia” dei fatti della Repubblica veneziana, libri che coprono un arco di tempo in cui è compreso anche ciò che riguarda il prima, il durante e il dopo della mitica vittoria di Lepanto contro il Turco e della quale fu protagonista in campo diplomatico, politico e militare soprattutto Venezia.

La storia di Paruta si apre con una pagina dove leggiamo:

Ma per certo, che una tale Repubblica fioritissima di buone leggi e di santi instituti in tanto corso di tempo; non abbia potuto acquistare maggior Imperio e che parimenti la gloria delle sue imprese poco celebrata dai famosi scrittori, non si conservi con quella dignità e splendore che era al merito conveniente, non si deve attribuire ad alcuna viltà o dapocaggine dei suoi cittadini, ma piuttosto alla loro equità e modestia. Percioché appresso i nostri maggiori, uomini innocentissimi, fu costume d’imprendere le guerre, non per appetito di dominare, ma per desiderio di conservare la libertà; tutti intenti al beneficio della Repubblica poco la privata grandezza curando, con molto studio faticavano per essere, non per parer buoni.

Paruta, con la sua cultura storica e politica esemplata sulle virtù di Roma repubblicana, intende dire semplicemente:

Noi veneziani siamo quel che siamo e poco ci importa che altri ci riconoscano dignità e splendore. A noi basta faticare con molto studio per essere, non per sembrare buoni.

Busto di Paolo Paruta, opera di Luigi Ferrari precedente al 1847. Palazzo Loredan, Venezia

In breve, per saper governare bisogna avere modestia e senso dell’equilibrio, ovvero equità che poi è la sostanza stessa della modestia. Per la Venezia dei nostri giorni (dove tutto si fa, o quasi, a vantaggio della città con fondi pubblici, dalle feste carnascialesche alla Biennale, alla tristissima vicenda del Mose ecc.) forse non è fuori luogo ricorrere a Paolo Paruta che descrive quanto e da chi si fece dopo la grande vittoria di Lepanto:

Fu cosa tra le altre molto notabile à dimostrare la grandezza e lo splendore della Città, che le arti della lana e della seta, nelle quali sono molti uomini ricchissimi, à proprie loro spese nella piazza di Rialto, ove hanno le loro botteghe facessero per alcune notti feste continue con apparati solennissimi, con musiche, lumi, e con pompa nobilissima di tutte le cose.

Da ultimo e certo non per caso, Venezia e la peste, che fu il titolo di una tra le più straordinarie, grandi mostre, organizzate nel XX secolo in Italia. La si tenne in Palazzo Ducale nell’inverno 1978/79 e vi collaborarono storici, storici della medicina, storici dell’arte e dell’architettura sia italiani che stranieri, e vi furono esposti capolavori d’ogni disciplina artistica dal XV al XVIII secolo.

La prima a proporre il progetto di un’impresa per davvero multidisciplinare all’allora assessorato alla Cultura fu Andreina Zitelli, docente di igiene generale e applicata, che tra l’altro scrisse in catalogo qualcosa che oimé ci riguarda assai da vicino:

D’altra parte, da più di mezzo secolo, a Venezia si erano consolidate le prassi dell’isolamento e della quarantena, basate sul collaudato modello empirico dei due Lazzaretti, il Vecchio (1423) e il Nuovo (1468)… Con l’epidemia del 1528, il dispositivo di vigilanza, tramite l’obbligo ai Rettori di riferire all’Ufficio di Sanità, è già completamente delineato, e le grandi pesti della seconda metà del secolo XVI non introducono motivi innovatori, ma piuttosto enfatizzano la perfettibilità burocratica del sistema informativo. Nello stesso arco di tempo, si consolidano le misure sanitarie, conseguenti alla denuncia, che comprendono l’accertamento diagnostico da parte dei medici pubblici, al quale viene fatto seguire un’indagine epidemiologica; le misure preventive si articolano attraverso l’interdizione di frequentare i luoghi sospetti, l’isolamento contumaciale nelle case “serrate”, la sequestrazione di intere contrade sino a giungere nel 1576 alla quarantena generale dei grandi quartieri.

Per rimetterci non dico di buon umore ma almeno per attenuare un’ansia eccessiva, sempre nel catalogo di quella irripetibile mostra troviamo saggi fondamentali di Antonio Niero, che documentano l’enorme energia politica, culturale e religiosa dispiegata dalla Repubblica quando si trattò di superare, di secolo in secolo, catastrofi apocalittiche dalle decine e decine di migliaia di morti. Tra una peste e l’altra “i nostri maggiori”, per rifarci al Paruta, seppero vincere a Lepanto, ricostruire dall’incendio Palazzo Ducale, concludere l’impresa del Ponte di Rialto, costruire il Redentore e la Madonna dell Salute, e poi molto altro ancora in città e nel resto del Dominio marciano.

Partire da lontano per oltrepassare gli ostacoli. Venezia ieri e oggi ultima modifica: 2020-03-10T15:57:32+01:00 da FRANCO MIRACCO
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