La “strada smarrita” dell’economia italiana

Gli ultimi decenni sono caratterizzati da un periodo di divergenza del paese dalle nazioni più avanzate. Una crisi che ha radici profonde nelle numerose “occasioni perdute”: è la tesi centrale del nuovo libro di Carlo Bastasin e Gianni Toniolo
GIUSEPPE SACCA'
Condividi
PDF

In questi giorni molti di noi possono far ben poco per affrontare l’emergenza sanitaria se non starsene responsabilmente, e senza furbizie, a casa. Nel frattempo è naturale che la mente corra alla ripartenza. Sul “quando” sarà possiamo fare ben poche previsioni, ma è opportuno domandarsi “come” potrà concretizzarsi. Un libro che può aiutare a riflettere in maniera articolata sugli scenari futuri, perché ragiona sul lungo periodo, è La strada smarrita. Breve storia dell’economia italiana di Carlo Bastasin e Gianni Toniolo appena uscito per Laterza. Sono 150 pagine, scritte in maniera chiara, che ci raccontano la storia economica italiana dall’Unità ad oggi, arrivando all’alba dell’emergenza che stiamo vivendo in questi giorni.

La tesi è tanto semplice quanto ben argomentata: la storia italiana è scandita da momenti di convergenza e divergenza rispetto ai paesi economicamente più avanzati. Una storia di successo? Leggere della situazione italiana al momento dell’Unità – quando il paese comparativamente aveva “un reddito non superiore a quello della maggior parte degli odierni paesi dell’Africa sub-sahariana”, l’analfabetismo colpiva oltre il settanta per cento della popolazione, con punte in alcune zone dell’ottanta per cento, la vita media era di trent’anni – e sapere dove siamo arrivati ci regala una storia unitaria che si manifesta come un periodo positivo, come non se ne ricordano nello Stivale dai tempi del Rinascimento.

Però… però seguendo questi momenti di convergenza / divergenza è spiegato come l’ultimo periodo di convergenza risalga a molti, troppi, anni fa. L’età d’oro si chiude a metà degli anni Settanta, che hanno un effetto trascinamento fino al 1991, con gli Ottanta che presentano sempre più ombre. Gli spunti di riflessione che il libro stimola sono diversi, disseminati nei momenti storici salienti del Novecento (crisi bancaria di fine Ottocento, le due guerre mondiali, il miracolo economico, il terrorismo, la nascita dell’Euro, l’ultima crisi finanziaria), momenti ai quali si aggiungono alcune fratture strutturali, a partire da quella tra sud e nord del paese.

Ma avviciniamoci ai nostri giorni.

La tesi del libro, supportata da molti dati, è che gli ultimi cinque lustri siano caratterizzati da un periodo di allontanamento, di divergenza, dai paesi più avanzati. Ciò non è solo dovuto all’ultima crisi del 2008, ma affonda le radici ben prima, tanto che il periodo 1995-2007 è definito “un’occasione perduta” nonostante si siano vissuti momenti anche positivi. Insomma, la fotografia dell’oggi ci regala un’Italia in cui il divario del reddito dal paese tecnologicamente più avanzato è tornato ai livelli del 1948.

La crisi sanitaria che si sta tramutando in recessione economica sta facendo venire al pettine molti nodi, di cui spesso si dibatte da tempo, con una rapidità e una violenza inaudita. Incomincia a manifestarsi sempre più la certezza che ci si trovi in un’economia di guerra; i capi di governo e di stato di mezza Europa cominciano a utilizzare questa locuzione.

Per fortuna quando la guerra al coronavirus finirà non avremo le macerie materiali che i periodi bellici lasciano dietro di sé, ma ripartire non sarà semplice.

La strada smarrita può aiutare ad immaginare dove intervenire e come. Il libro ben sottolinea che non esiste una mossa unica che può riportarci in carreggiata, bensì è lampante una questione ineluttabile, che va affrontata, ovvero il tema del capitale umano. I dati sulla scolarizzazione, la qualità della formazione, le capacità linguistiche e tecniche della popolazione italiana sfigurano in gran parte dei confronti internazionali e ciò, oltre ad avere importanti ripercussioni economiche, pone forti limiti alla realizzazione delle legittime aspirazioni di molti di noi.

Secondo gli autori il periodo 1995-2007 è stata “un’occasione perduta per il paese”. Nella foto tre dei presidenti del Consiglio dell’epoca: Silvio Berlusconi (1994; 2001-2006), Romano Prodi (1996-1998; 2006-2008) e Massimo D’Alema (1998-2000).

Inoltre, dove trovare la liquidità per mettere in campo le riforme strutturali? Abbiamo un margine fiscale nullo e un debito enorme. Il dato positivo è l’alto risparmio privato. Ci affideremo a quello? E il contesto internazionale?

Furono gli Stati Uniti con il Piano Marshall a soccorrere il Vecchio continente distrutto dalla Seconda guerra mondiale (nel libro è quantificata una somma pari ad un 2,5 per cento del PIL europeo dell’epoca). Difficile pensare che oggi facciano altrettanto. La Cina? Da come si sta muovendo negli ultimi anni, un diretto interessamento alle sorti europee e italiane sembra naturale, ma a quale prezzo? Anche sul drago cinese il libro stimola alcune considerazioni.

Negli anni Ottanta del secolo scorso avvenne un fatto epocale, che oggi stiamo misurando nella quotidianità: la fine della grande divergenza che aveva caratterizzato la storia economica mondiale dal XVI al XX secolo, ovvero quando l’Estremo Oriente era rimasto ai margini dello sviluppo economico.

Se per mezzo millennio la “supremazia” occidentale non era stata messa in dubbio da nessuno, le cose cambiarono rapidamente ed è il presente che viviamo oggi.

Il Covid-19 ci obbliga ancor più a ridefinire i nostri rapporti con la Cina, sapendo che c’è il rischio di una forte subordinazione a un sistema politico autoritario. La Russia intanto è presente negli scenari geopolitici, ma non con quello spirito egemonico che ha sviluppato nel secondo Novecento sia perché non sembra avere una forza economica tale da divenire un terzo polo tra Cina e Stati Uniti, sia perché appare legata a vecchi riflessi volti a ristrutturare le sfere d’influenza non tanto dell’Unione Sovietica quanto della Russia imperiale. E di fatto ne La strada smarrita, volume sempre molto attento a inserire la storia italiana nel contesto internazionale, nei capitoli conclusivi la Russia scompare.

E l’Europa? Il vecchio continente negli ultimi anni ha avuto molti momenti per dimostrare la sua forza e la sua utilità, per non dire ineluttabilità, ma non ha brillato, per usare un eufemismo. La cronaca di questi giorni ci racconta di un’Unione che avanza in ordine sparso e appare sempre riottosa nel farsi carico comunitariamente di un rilancio economico che, gioco forza, dovrebbe concretizzarsi con un debito, appunto, comunitario, da rimborsare magari in tempi lunghissimi, per iniettare una forte dose di liquidità nel sistema economico continentale senza lasciare i diversi paesi a sé stessi.

Sempre il libro ci ricorda come dalla Seconda guerra mondiale siamo usciti grazie a una sostanziale condivisione di obiettivi comuni da parte della classe dirigente unita nella stesura della costituzione italiana a cui contribuì un quadro internazionale “di sistemazione postbellica”. Il contrario di quanto accadde dopo la Prima guerra mondiale, sia a livello interno che internazionale, tanto che l’Italia si affidò a una dittatura.

L’Unione europea sta faticosamente cercando di coordinare gli sforza dei paesi europei nella crisi del coronavirus (nella foto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel).

Lungi da me scommettere su scenari tragici, e di certo anche gli autori non sono così pessimisti, però è bene che noi tutti si sia consapevoli del nostro passato e degli errori commessi. L’Historia non è magistra vitae come spesso retoricamente si sente affermare.

Sarebbe bello, ma purtroppo è chiaro come non lo sia, altrimenti non continueremmo a ripetere errori simili anche a distanza di pochi anni. Ma di certo leggere un libro come quello di Bastasin e Toniolo può aiutare a immaginare come riprendere il cammino di una strada smarrita da troppo tempo, anche in una fase di emergenza economica come quella che stiamo vivendo.

La “strada smarrita” dell’economia italiana ultima modifica: 2020-03-18T13:00:29+01:00 da GIUSEPPE SACCA'
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

VAI AL PROSSIMO ARTICOLO:

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

1 commento

Giulio sapelli 18 Marzo 2020 a 14:31

Molto interessante graxie

Reply

Lascia un commento