Chi è Andrea Tomaello e perché Brugnaro lo teme più dell’opposizione

Il sindaco di Venezia poteva ragionevolmente pensare di non avere problemi nel suo campo, finché l’infido alleato leghista non gli ha assestato un colpo basso nel bel mezzo della crisi virale.
BÄRBEL SCHMIDT
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“Andrea Tomaello? Fa il suo. Un colpo al cerchio e uno alla botte, Lega di lotta e di governo, com’è sempre stato.” Così commenta uno degli esponenti più importanti della squadra fucsia che governa a Ca’ Farsetti il video attraverso il quale il giovane commissario metropolitano della Lega ha dato la sveglia a Luigi Brugnaro sempre più accusato di essere assente nell’emergenza del coronavirus.

Una faccia pulita, ventinove anni, una laurea triennale in scienze politiche a Padova e una magistrale in sviluppo economico e dell’impresa a Ca’ Foscari, Tomaello fino ad ora si era visto poco a Venezia, come ricorda Giorgio Dodi, un altro giovane della politica veneziana, segretario cittadino del Pd all’opposizione.

Se lo si è visto, dicono a palazzo, è stato per lo più per discutere la possibilità di un’alleanza con Luigi Brugnaro fin da subito alle prossime comunali. Una scelta in gran parte sofferta dalla Lega, tentata di correre da sola rinnegando un sindaco da cui ha in passato avuto solo delusioni e schiaffi in faccia. Ora con l’emergenza del Covid-19 che sembra rimandare tutto per il sicuro slittamento delle elezioni, si riaprono giochi di posizionamento che sembravano conclusi, appena tacitati con fatica i mal di pancia. E dimostrando tempismo e senso della politica, arriva l’ultima uscita del giovane Tomaello che accusa clamorosamente Brugnaro di aver preso tutta la vicenda del contagio sottogamba. Dando voce a una sensazione assai diffusa in città che vuole il sindaco aver infilato un rosario di clamorosi errori di comunicazione. E in affanno.

Dal famoso video girato di notte in campagna, alla poco credibile prova attoriale della preghiera alla Salute, che per i più, oltre a suonare falsa, ha certificato il suo non sapere che pesci pigliare. La sua dichiarazione di sostanziale resa al morbo. Per giungere alla perla, quella sul serio da cineteca, del suo assessore alla mobilità Renato Boraso, notabile di Favaro Veneto, in tuta casalinga con tanto di Madonna da giardino e sciarpa omaggio del Dalai Lama.

Se in passato Andrea Tomaello è stato assente dalla scena veneziana, a giudicare dallo scompiglio provocato dal suo messaggio su youtube, ha ampiamente dimostrato tutta l’intenzione di recuperare e in fretta.

In quest’immagine splendidamente al maschile come si conviene a una forza quale Lega, Andrea Tomaello è il quarto da destra

Dice il deputato noalese Sergio Vallotto, che nel partito a livello nazionale conta, che Tomaello oltre che “essere un ottimo commissario, sta facendo un buon lavoro e si sta impegnando moltissimo. È l’uomo giusto al posto giusto per la Lega veneziana”. Come dargli torto?

Tanto più – prosegue Vallotto – che Tomaello è nato nella Lega, e per la sua lunga militanza ha esperienza politica, ed è la persona capace e titolata a gestire non solo il partito, ma anche i momenti difficili come quello che stiamo vivendo.

Gavetta come capogruppo in consiglio comunale a Mirano dov’è nato, fedelissimo dell’ex ministro leghista Lorenzo Fontana all’europarlamento, ha lavorato anche con Matteo Salvini, che ha riconosciuto i suoi meriti e l’ha premiato affidandogli la carica di commissario nel vasto territorio della provincia veneziana.

Ora lo ricompensa dimostrando di aver appreso alla grande la lezione del maestro, come nessuno capace di cavalcare gli umori profondi della gente facendosene interprete anche a costo di contraddirsi. Come Zaia, del resto, sempre sull’onda, ma i cui scivoloni non si contano, per il nulla che pesa nella scarsa memoria della gente.

Leghista di rito salviniano, e non lo nasconde

Di sicuro, ricorda sempre la nostra fonte fucsia, Tomaello “non è male. È una persona intelligente e non un barbaro invasato, sopra la media leghista di sicuro.” Ed è ciò che lo premia e rischia di farlo diventare la vera spina nel fianco di Brugnaro, la cui attenzione per i problemi cittadini potrebbe ancor più scemare.

In primo luogo per i grattacapi che il più che probabile perdurare della crisi epidemiologica potrà arrecare alle sue aziende, destinate a perdere fiumi di quattrini. Poi per le preoccupazioni derivanti dal dover governare una città allo stremo, in uno scenario che sta cambiando rapidamente e dove tutto non sarà più come prima. Con un possibile secondo mandato, ammesso che vinca, che lo potrebbe veder azzoppato da una Lega all’attacco, capace persino di prendere il posto dell’opposizione per lo più assente e rinunciataria. Tanto più che, dando fede ai si mormora su un recente sondaggio, Brugnaro sarebbe tutt’altro che sicuro di passare al primo turno.

Tanto più che con Baretta non hanno potuto aver effetto quei “consigli” generosamente offerti e quegli argomenti usati a suo tempo con Gabriella Chiellino, meteora dei candidati sindaco del centrosinistra, ritiratasi inopinatamente dalla sera alla mattina dopo. Per ragioni personali.

Così, per Brugnaro la strada potrebbe farsi in salita, tra un un candidato moderato del centrosinistra che potrebbe restringere la sua area di consenso e, stando al citato sondaggio, si è già ripreso i voti centristi dopo la sua alleanza con Lega e Fratelli d’Italia. E un giovane che vuol far carriera e che già in passato non ha nascosto di volere per il suo partito quanto prima il ruolo di primo attore cittadino. Capace comunque fino ad ora di occupare il dibattito politico con le sue uscite, approfittando di un uomo probabilmente stanco, le cui scelte di fondo ha in passato già criticato, che potrebbe essere spinto, per ragioni personali, a orientare i suoi pensieri altrove.

In quest’ottica, non basterebbe a Brugnaro invocare la sua amicizia con Zaia, in un duello con una Lega d’impronta salviniana, che con l’aggressività politica di cui è capace vuole rimescolare i rapporti di forza innanzitutto dentro al partito veneto. Dove, impossibilitato Salvini a farlo in prima persona, a muoversi sono intanto i suoi colonnelli locali.

Nelle dichiarazioni ufficiali dei leghisti si manifesta unanimità d’intenti e si smentiscono fratture, e Luca Zaia non è messo al momento in discussione. Una situazione che potrebbe subire cambiamenti in seguito a errori e indecisioni da parte sua nella gestione dell’emergenza virus, che in queste settimane in qualche caso non ha saputo evitare.

Sta di fatto che sul territorio stanno crescendo e affermandosi personalità politiche come quella di Tomaello. Forse un caso isolato, al quale, con tutta probabilità, se ne andranno ad aggiungere altri destinati a competere con il lungo cabotaggio neodemocristiano del governatore veneto e dei leghisti degli albori.

Tomaello è vicino a Salvini, non solo in questa immagine. Ma in Veneto comanda ancora Zaia (che di spalle guata i due)…

Tomaello intanto affila le armi, avverte pesantemente Brugnaro e occupa la scena politica che spetterebbe all’opposizione. Anche se è molto presto per dirlo, di fronte a tre politici vecchia scuola come Brugnaro, Baretta e Zaia, accomunati da molte più cose di quelle che li dividono, se conferma le capacità che dimostra ai suoi primi passi, un occhio agli equilibri nazionali e uno al territorio, facile che ne sentiremo parlare a lungo. Probabile che sarà lui a dare le carte nel futuro politico cittadino.

Chi è Andrea Tomaello e perché Brugnaro lo teme più dell’opposizione ultima modifica: 2020-03-21T16:54:33+01:00 da BÄRBEL SCHMIDT
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