Covid-19. La scoperta di un’America vulnerabile

Tra lo scetticismo di Trump, il rinvio temporaneo delle primarie e lo scontro politico, c’è grande confusione negli Stati Uniti. Mentre in qualche stato gli ospedali sono già in difficoltà.
MARCO MICHIELI
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Mentre inesorabile sale il numero degli infetti da Covid-19, i Repubblicani e i Democratici discutono di un intervento di salvataggio che potrebbe costare duemila miliardi di dollari. Si tratta dell’intervento più costoso della storia degli Stati Uniti. A titolo di confronto, l’American Recovery and Reinvestment Act, l’intervento di salvataggio durante la crisi finanziaria del 2008, costò ottocento miliardi di dollari.

Lo “stimulus pack” dovrebbe contenere misure straordinarie come il pagamento diretto in base al reddito, per far fronte ai costi di breve termine. Sono previste anche ingenti risorse per il pagamento dei prestiti delle piccole medie imprese e per il salvataggio delle compagnie aeree e per l’industria del turismo. Dovrebbe. Perché le negoziazioni tra i due partiti non sembrano andare per il meglio. I Democratici contestano infatti quello che secondo loro è un orientamento pro-business dell’intervento. Troppo poco sarebbe investito sulla sicurezza sociale e sulla tutela dei disoccupati.

Il timore che il confronto tra i due partiti continui spaventa Donald Trump, che è passato in poche settimane da attribuire il coronavirus a una montatura dei Democratici all’intervento di salvataggio più importante della storia americana. Non senza esprimere, tuttavia, le proprie “perplessità”.

Il senatore repubblicano Rand Paul è al centro di una dura polemica bipartisan. Anche se risultato infatti positivo al Covid-19, ha continuato a svolgere tranquillamente la sua attività politica in Senato.

Il presidente sembra essere scettico sulle misure prolungate di confinamento. L’ha fatto prima via Twitter, dove ha dichiarato che le misure di “social distancing” potrebbero durare solo quindici giorni, poiché il rischio è che “la cura sia peggiore del problema stesso”. Non si tratta però soltanto di un tweet. Poi l’ha ripetuto nella conferenza stampa ormai quotidiana sul coronavirus. I quotidiani statunitensi parlano di contrasti e forti discussioni all’interno dell’amministrazione: da una parte quelli che invitano il presidente a seguire la linea degli esperti medici, dall’altra quelli che paventano il disastro economico. Che è già in corso, come la pandemia.

Il timore di Trump è un crollo di Wall Street e al momento i dati economici non sono incoraggianti. Alcune proiezioni parlano di una percentuale di disoccupazione tra il venti e il trenta per cento. Un disastro.

Ma i Repubblicani al momento non hanno i voti per portare avanti il pacchetto di salvataggio. La procedura di approvazione necessita di sessanta senatori e i repubblicani ne hanno cinquantatré. E in questo momento sei repubblicani sono in quarantena. Il senatore del Kentucky Rand Paul è infatti risultato positivo al Covid-19. Con un vero e proprio effetto domino. Mitt Romney, l’ex candidato presidente e oggi senatore per lo Utah, si è messo in auto-confinamento per i numerosi contatti con Paul. E così hanno fatto Ted Cruz, Lindsey Graham e altri, che per precauzione si sono messi in quarantena.

Misure di prevenzione, quella dell’auto-quarantena, che vengono seguite con ossessione anche alla Casa Bianca del già germofobico Trump. La temperatura dello staff presidenziale viene misurata costantemente per evitare che il presidente sia infettato dal coronavirus. Perché Trump con i suoi quasi settantaquattro anni rientra nella fascia della popolazione a rischio.

Così come a rischio sono i contendenti per la nomination presidenziale democratica. Joe Biden, settantotto anni a novembre, e Bernie Sanders, settantanove anni a settembre, sono anch’essi a rischio Covid-19. E considerato lo stile di vita dei politici, tra raduni e incontri, il pericolo aumenta. È anche per questa ragione che Biden e Sanders hanno cancellato ogni evento elettorale. Quando Biden ha parlato qualche giorno fa dopo la vittoria in alcune primarie, l’ha fatto molto distante dalla folla. E non solo per ragioni di sicurezza fisica, dopo alcuni tentativi di aggressione. 

Molti stati hanno inoltre deciso di posticipare le primarie. Anche se la probabilità che Biden sia il candidato presidenziale democratico sono oggi molto grandi, la diffusione della pandemia ha costretto Ohio, Georgia, Louisiana, Connecticut e Kentucky a rinviare ad altra data lo svolgersi delle elezioni interne. La stessa Convenzione di luglio rischia di slittare. Gli organizzatori stanno infatti cercando di trovare gli strumenti digitali che consentano il voto a distanza. Ma esistono delle regole che necessiterebbero di essere cambiate. E non è il momento migliore per farlo.

Joe Biden e Bernie Sanders hanno dato il via a una campagna elettorale via video sui social, dopo aver annullato tutti gli eventi previsti.

Il Covid-19 ha anche obbligato i due politici democratici a condurre una campagna elettorale del tutto nuova, organizzando essenzialmente delle dirette social. È proprio in questi video che Biden ha attaccato duramente l’incapacità del presidente Trump di pianificare e preparare il paese per quello che sarebbe accaduto.

In effetti Trump ha per molto tempo non solo minimizzato il virus e raccontato, come d’abitudine, molte falsità: ha volontariamente diffuso propositi razzisti e attaccato gli immigrati. Sappiamo tuttavia che le agenzie di intelligence avevano avvertito il presidente ripetutamente in gennaio e febbraio sui rischi del Covid-19. Senza ottenere alcun risultato.

E oggi la situazione sanitaria è esplosiva. I contagiati attualmente sono quasi quarantadue mila e i decessi sopra i cinquecento. Alcuni stati hanno deciso di diramare degli ordini ai propri cittadini di restare a casa e hanno chiuso quasi tutte le attività lavorative. Non solo a New York, dove il virus sta colpendo più forte e dove sono oggi concentrati il cinque per cento dei casi mondiali della pandemia, ma anche in California. Li hanno seguiti poi Ohio, Louisiana, Delaware, New Jersey, Illinois, Connecticut e Michigan.

Le preoccupazioni da parte dei medici e del personale ospedaliero sono inoltre in aumento. Le strutture ospedaliere non sarebbero preparate per far fronte all’emergenza: mancano ventilatori e mascherine, tra le altre cose. Il governatore della California Gavin Newsom ha dichiarato che il suo stato ha bisogno di cinquantamila letti in più per far fronte alle previsioni dei contagiati. Il sindaco di New York Bill de Blasio ha richiesto ventilatori, maschere e altra strumentazione medica, chiedendo aiuto anche ai singoli cittadini. Uno scenario purtroppo già vissuto da altri paesi occidentali e non solo.

Il governatore di New York Andrew Cuomo intervistato da Chris Cuomo, volto noto della Cnn. I due sono figli dell’ex governatore di New York Mario Cuomo.

La mancanza di coordinamento a livello federale sta inoltre causando molta confusione, mettendo stati e comuni in competizione tra di loro per assicurarsi le risorse mediche, secondo i governatori del New Jersey, Illinois e New York. Per inciso: il governatore democratico di New York Andrew Cuomo appare come una delle voci più responsabili in questo frangente.

Delle difficoltà a far comprendere la situazione al presidente ne ha anche parlato il dottor Anthony Fauci, il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases. Fauci fa parte della task force della Casa Bianca sul coronavirus, presieduta dal vice di Trump Mike Pence. Il medico, suo malgrado, è diventato un volto noto delle conferenze stampa di Trump. 

Con i suoi modi tranquilli Fauci infatti non smette di correggere il presidente sulle numerose imprecisioni e/o bugie che racconta davanti ai giornalisti. Quando Trump ha dichiarato che poteva essere utilizzato un farmaco anti-malaria contro il Covid-19, Fauci è intervenuto per dire esattamente il contrario e smentire The Donald. Ma ieri il presidente ha chiaramente detto ciò che pensa:

Se fosse per i dottori, farebbero chiudere i battenti al mondo intero.


Nell’immagine di copertina il dottor Fauci tra Donald Trump e Mike Pence

Covid-19. La scoperta di un’America vulnerabile ultima modifica: 2020-03-24T09:35:23+01:00 da MARCO MICHIELI
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