Cuba chiude le frontiere, ora la solidarietà tocca a noi

Emergenza economica nell’isola. Il virus colpisce turismo e stili di vita. “Amici sempre”, la lezione dello scrittore Eduardo Galeano.
ALDO GARZIA
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Le notizie che giungono dall’Avana raccontano di una situazione assai difficile. Il coronavirus ha fatto irruzione in una congiuntura economica già negativa. Misure preventive di tipo italiano sono state prese via via. Inoltre, sono da ieri chiuse le frontiere e bloccati i voli. Il colpo al turismo è micidiale, come alla distribuzione di beni di prima necessità per la popolazione. Il blocco commerciale degli Stati Uniti, paese confinante per antonomasia, in vigore dal 1962 non viene attenuato neppure in questa emergenza da pandemia. Le tensioni sociali all’interno crescono inevitabilmente anche se i numeri degli infettati sono sotto controllo (tre morti, circa duecento contagiati), Si teme però per gli stili di vita poco abituati al distanziamento sociale che viene ora invocato. 

Tutto questo a fronte dei medici cubani arrivati in Lombardia contro il coronavirus e delle Brigate mediche partite in questi giorni per altre destinazioni in America latina e Africa. L’Avana esporta infatti medici, infermieri, ingegneri, architetti, tecnici in genere con appositi contratti di cooperazione insieme ai propri prodotti farmaceutici. Cuba è miniera di produzione di “cervelli” e professionalità utili alla causa di emancipazione dei paesi arretrati. Numeri e statistiche parlano chiaro. L’isola è ai primi posti nella classifica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e in quanto a livello culturale per l’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni unite per la cultura e le scienze). 

Negli ultimi anni non è stato facile essere solidali con L’Avana. Troppi acritici pro e contro. Il modello sociale e politico cubano ha invece una storia peculiare che va rispettata e compresa: non è un caso che abbia resistito alla caduta del Muro di Berlino del 1989 e poi abbia saputo reinventarsi in parte di fronte alle intemperie della globalizzazione. Non si spiega Cuba pensando a una sorta di campo di concentramento.

Dissentire a volte da Cuba fa bene a volte agli stessi cubani: per esempio sulla reintroduzione della pena di morte nel 2003, sul rigido modello economico del passato, sull’eccessivo burocratismo, sulla sottovalutazione del ruolo del pluralismo delle idee. Sulla sua indipendenza nazionale e contro l’embargo statunitense, invece, Cuba va sempre difesa. Peccato che le speranze di disgelo suscitate nel 2016 dal viaggio di Barack Obama nell’isola siano state tradite e l’anacronistico blocco economico a stelle e strisce sia tuttora in vigore.

È stato un buon metodo essere solidali così. Gli amici non devono sempre dire “sì”. Questo metodo ce lo ha insegnato ad esempio Eduardo Galeano, il grande scrittore uruguaiano. Lui non ha mai taciuto assensi e dissensi con Cuba – basta rileggere i suoi libri – ma non ha mai interrotto le relazioni con L’Avana, nemmeno nei periodi più burrascosi di dissenso. Alla domanda come mai, Galeano replicava “con Cuba amici sempre”, ricordando l’importanza che la rivoluzione cubana ha avuto per l’America latina e che forse i non latinoamericani non possono comprendere del tutto. 

Quindi amici sempre, nemici mai ribaltando il refrain di una famosa canzone di Antonello Venditti.


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Cuba chiude le frontiere, ora la solidarietà tocca a noi ultima modifica: 2020-04-01T20:58:48+02:00 da ALDO GARZIA
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