Adelante con juicio, Cine!

Sale chiuse e cineprime sullo schermo del salotto di casa, con il rischio che, poi, “niente sarà più come prima”. E mica solo al cinema...
ROBERTO ELLERO
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D’accordo, sarà anche l’ultimo dei nostri pensieri, ma giusto per deformazione professionale (ognuno ha le sue), quando torneremo al cinema? E, ancora più “ottimisticamente”, ci torneremo mai? In Cina, per dire, Wuhan e Hubei a parte, gli esercenti avevano riaperto cinquecento sale, per doverle poi richiudere. Idem a Hong Kong e in Corea del Sud. Forse per le recrudescenze del virus, di cui si è letto, e forse per l’esiguità di incassi e spettatori.

Senza contare il rischio che qualcuno contragga (o dica di aver contratto) il virus in quella sala… L’ultimo dei nostri pensieri e, con ogni probabilità, fra le ultime attività che saranno “rilasciate”, l’intero comparto dei pubblici spettacoli e dei relativi assembramenti sedentari. Buio in sala ma chi ci dice che il vicino non sia contagioso? Specie se tossicchia o starnutisce di continuo…

Netflix è “più grande servizio di intrattenimento via internet del mondo” ed è disponibile in tutto il mondo tranne in Cina, Siria, Corea del Nord e Crimea

Giorno dopo giorno, la tentazione di destinare le prime visioni alle piattaforme digitali guadagna terreno e consensi. Scelta in parte già operativa negli Stati Uniti, ancora motivo di forte titubanza qui da noi, dove soltanto l’Universal ha ufficialmente annunciato per il 10 aprile l’uscita in digitale, a casa tua, del cartoon Trolls. World Tour, sequel di un quasi omonimo successo di quattro anni fa.

Altri per il momento stanno a guardare, rinviati ad autunno i titoli internazionali, pronti per qualsiasi felice evenienza certi campioni nostrani, per esempio il Si vive una volta sola di Carlo Verdone. Per altri ancora, Gli anni più belli e Volevo nascondermi, il film di Giorgio Diritti su Ligabue, malamente usciti a ridosso di quegli ormai famigerati due weekend di fine febbraio in cui tutto ebbe a cominciare, l’idea è di mandarli in chiaro su Raiplay, dove l’offerta – non solo di film – è già nutrita.

E per restare in tema di piattaforme digitali non a pagamento, munifiche di ottimo repertorio, non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Mymovies ai portali dei festival di Torino e Ischia, dalla Cineteca di Milano all’Istituto Luce. Sere fa ne abbiamo approfittato per vedere Il prigioniero coreano di Kim Ki-duk, distribuito in sala dalla Tucker due anni fa: centoquarantunmila euro, allora, al botteghino, qualcosa come venticinque mila spettatori, decisamente pochi per un piccolo capolavoro.

Pro e contro, naturalmente. Saltare le sale e andare direttamente in streaming è, già oggi, nell’ordine naturale, ovvero tecnologico, delle cose. Non a caso, negli ultimi anni, le baruffe dei festival di Cannes e Venezia sull’ammettere o meno in concorso i film Netflix. Sembrava una discussione oziosa, oggi va rivelandosi maledettamente predittiva. Dovesse funzionare, la distribuzione a pagamento delle prime visioni sullo schermo di casa, vi immaginate la possibile reazione di produttori e distributori? Una bella economia, per loro, improvvisamente sgravati del cinquanta percento sugli incassi che, mediamente, devono oggi riconoscere alle sale. E poi i produttori potrebbero tranquillamente fare a meno anche di distributori e noleggiatori locali. Mors tua… come suol dirsi.

E certo, con la ripresa della vita “normale”, tornerà la voglia di socializzare, stare insieme, incontrarsi nuovamente, anche al cinema. Ma vuoi mettere la comodità di vedere il nuovo James Bond quando pare a te, sullo schermo ormai gigante del tuo salotto. Spendendo meno, per giunta. Si parla di dieci euro per tutta la famiglia, poco più di un terzo di quello che oggi spendono tre persone per andare al cinema. Le tentazioni saranno anche del diavolo, ma bisogna dire che gli umani hanno imparato in fretta. E con il sistema economico che da almeno due secoli tiene banco, la lezione si è fatta Capitale (proprio lui, il vecchio con la barba).

Amazon Prime Video è la piattaforma streaming di Amazon, la più grande piattaforma di commercio elettronico

Oggi come oggi nessuno se la sentirebbe di affossare definitivamente le sale. E dunque di adottare, sul lungo periodo, politiche aggressive di trasferimento dei contenuti di prima visione sulle piattaforme. Tenuto conto della vastità dell’odierna filiera distributiva si aprirebbero, in ogni caso, contenziosi persino imbarazzanti. Non senza, c’è da presumere e sperare, interventi pubblici a difesa dello status quo ante, del consumo cinematografico com’era prima del virus. E, sulla scorta della normativa vigente, scatterebbero nuove e più cogenti windows, quelle finestre temporali che per legge, un po’ dappertutto, separano le uscite in sala da quelle televisive.

Ma sono protezionismi pur sempre temporanei, destinati a durare sintantoché vi è consenso fra le parti, ciascuna motivata dai propri interessi. Ma quando le divergenze si faranno troppo stringenti e subentrerà l’aperto dissenso? Davvero pensiamo che quando tutto sarà finito, se mai davvero finirà, l’etica prevarrà sull’economia?

Ogni peste, raccontano gli storici, porta con sé cambiamenti epocali. Perché mai questa del coronavirus dovrebbe comportarsi diversamente? E possiamo parlare dei pieni poteri ad Orban in Ungheria (che l’Europa democratica e liberale farebbe bene a censurare per tempo) come di tante altre cose, che ricadono su quel “niente sarà più come prima” che sta diventando, nel bene e nel male, il nostro mantra quotidiano.

D’altra parte, un imprecisato ma notevole numero di tomi filosofici sta a testimoniare che dalla potenza all’atto il passo resta breve. Che dire, dunque, dei processi di automazione e di atomizzazione già in essere e in parte praticati ben prima che il microbo letale facesse la sua comparsa?

E si badi bene, non parliamo più soltanto di cinema, ma di tutti quegli inglesismi impossessatisi del mercato e delle nostre abitudini nel volgere degli ultimi anni: e-commerce, e-book, e-learning, smart working, gig economy e tanti altri ancora. Tutti a casa, tutto da casa, con il food a domicilio recapitato dai riders sottopagati e i quiz a tempo per superare lo scritto dell’esame universitario (ora stanno arrivando anche gli orali, sempre on line, per tutti gli studenti di ogni ordine e grado), i bonifici con il telefonino e le serie televisive che fanno più notizia, anche sui giornali, delle cineprime in sala. E già le anticipazioni del giorno dopo: il drone che, ipoteticamente, ti deposita la merce sul terrazzo di casa, il chirurgo di fama che opera a distanza (stava in uno spot della telefonia d’avanguardia), gli esami del sangue con il computerino sul comodino.

Apple TV+, il servizio di streaming video della società di Cupertino, ha debuttato lo scorso primo novembre

Neoliberismo più selvaggio che mai e comunismo reale a baluardo del vecchio capitalismo manifatturiero (la Cina, ancora pratica di pipistrelli peraltro), le nuove invenzioni tecno e la graduale modifica delle piccole abitudini quotidiane, la tracciabilità di ogni passo e il sommerso che, paradossalmente, avanza nostro malgrado, espulsione di forza lavoro (usiamo volutamente un lessico desueto) ma tante nuove comodità.

E mica tutto è da buttare: noi stessi nel nostro piccolo, pur continuando a comprare e leggere quotidianamente carta stampata, scriviamo da anni, felici, quasi soltanto per un magazine on line: le pagine che i miei quindici lettori stanno visualizzando in questo momento. E dunque, per i prossimi mesi e anni, nessun catastrofismo ma neanche troppa arrendevolezza. Adelante con juicio, per restare, con dovuta ironia, al Manzoni dei tempi pestiferi.

Adelante con juicio, Cine! ultima modifica: 2020-04-02T11:18:56+02:00 da ROBERTO ELLERO
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